Mah, secondo me, invece, non c'è niente di male a scrivere che una di loro passa a miglior vita.
Voglio dire. Prima o poi, tocca a tutti. Per cui, non c'è niente di strano.
E se, nelle città grandi, questa cosa che adesso dico non si fa, nelle città piccole e nei paesi, per strada, si mettono i manifesti con su scritti nomi e cognomi dei defunti (e anche ringraziamenti, trigesimi, anniversari, ecc.), e anche con i cognomi dei mariti (per le donne sposate), i nomi dei parenti, e anche la chiesa dove il funerale (o il trigesimo, anniversario, ecc.) si celebra. E così, i defunti, sono pubblici.
Per cui, non ci vedo niente di male, a dire che una di loro è morta. Anzi. Può anche essere utile a qualcuno di noi che, magari, la cerca per timbrarla, e, se vede che è morta, sa che è inutile continuarla a cercare.
Fine della premessa.
Ma poi, scusa un momento. Ha spiccato il suo ultimo volo nel senso che si è buttata di sotto dal ventesimo piano, e si è suicidata?
Perché, se fosse così, tu non ne hai colpa. Anzi. Se proprio vogliamo parlare di colpa (che comunque è una parola grossa), la colpa ce l'hanno tutti quei clienti che, a differenza di te, non le sono stati vicino come le sei stato vicino tu, ma si sono fermati alla prima apparenza.
Ecco quello che io penso.
Nota: se qualcuno pensa di dirmi che, il suicidio, è un fatto privato, io dico che non sono d'accordo. Un suicidio è un fatto pubblico. Nei nostri giornali leggiamo continuamente di gente che si suicida. E se li leggiamo sui giornali, sono fatti privati? No. Sono fatti pubblici.