Pronti con la promessa testimonianza dettagliata dell’incontro di alcune sere fa.
Il luogo è la rotonda di intersezione fra la provinciale Cerca e la Paullese, che in quel tratto corre sopraelevata. Le coordinate le ho già date, riprendendole da un recente intervento dell’amico Cunny, che ha spiegato come vi si posizionino due ragazze. Lato Milano, una bruna e di fisico più massiccio, da lui recensita. Lato opposto, in direzione Paullo, una magrolina bionda, che è quella con cui mi sono appartato io. Il turno è quello notturno.
Il contesto omaggia di tutto lo squallore che si può desiderare: la ragazza aspetta in un sottopasso, a destra dell’asfalto lucido, fra il fango e le pozzanghere di una notte di pioggia. L’imbosco è un parcheggio di camion, lontano e quindi abbastanza appartato, infatti non vedo nessuno, ma non so quanto al riparo dai carabinieri e dai rapinatori se, appena ci fermiamo, il primo gesto della mia compagna è premere il tasto della chiusura centralizzata delle portiere.
Mi informo del tariffario: 20 per il pompino e 30 per il boccafiga coperti, 100 per un’ora d’albergo, culo e servizi scoperti di qualsiasi genere indisponibili.
La carico in ogni caso, anche se per il solo pompino, perché la trovo, per i miei gusti, sensibili alla femminilità eterea, molto bella. Alta (lei dice 1 e 75), snella, capelli biondi lunghi quella sera raccolti, in occasione di un precedente avvistamento sciolti, lineamenti affilati ed eleganti, occhi che alla luce artificiale ho percepito come marroni chiari e lei autocertifica verdi non da lenti a contatto. Nel complesso, la ragazza albanese ha un attraente profilo che parrebbe più spiccatamente est-europeo. Non è una lolita: dice di avere 25 anni che pure mi sono sembrati ben portati, ma non gliene daresti 19; però è senz’altro una giovane dal corpo fine e flessuoso. Gli abiti le donano: in pantaloni, biancovestita con stacco degli stivali scuri la sera in cui l’ho caricata; in minigonna in altra circostanza.
In macchina si presenta (Anissa), parliamo dell’età, delle sue origini, mi chiede di me, mi fa un complimento, cerca di insegnarmi una frase in albanese. Non solo è simpatica, ma mostra anche un’attitudine di disponibilità, quando mi prende la mano fra le sue.
Caspita, comincerete a chiedervi, cosa vuoi di più allora, un pompino da una fighetta come piacciono a te, simpatica e disponibile. Ecco, il problema è che praticamente è mancato il pompino! Un elemento quindi non proprio accessorio dell’incontro. In un anno di lavoro, infatti, Anissa non ha imparato, come ho potuto verificare a consumazione già avvenuta, ritrovando subito, grazie al nome non comune, le testimonianze relative al suo soggiorno milanese. Non si spoglia. Me lo ricopre moscio. Prima fa qualche schiocco con le labbra, poi tutto il suo lavoro si ridurrà in sostanza ad un’operazione che definirei: sbucciare la cappella con la bocca ad alta velocità. Si aiuta con la mano, ma io la lascio fare perché il trattamento è quasi insensibile e senza quelle scosse non arriverei a conclusione mai, tanto che all’eiaculazione mi deve portare con una sega finale (incappucciata). Alla poca sostanza fa corrispondere invece molta scena, perché emette mugolii impossibili. In un aspetto è migliorata, nella pazienza, o almeno a me non ha fatto fretta e ci ha tenuto a portare a termine almeno la parte meccanica della sua missione.
Ad operazioni finite, solo l’impellenza di una pisciata schiude qualche centimetro del suo corpo: si accovaccia a lato della macchina, mostrando potta depilata con ricrescita, pelle bianca e fresca, lievi sinuosità di cosce e culo degne di più generosa ostensione.