Nadia staziona di notte in via Porpora. Provenendo da piazzale Loreto e procedendo verso la periferia la si trova a destra, prima del semaforo all’incrocio con via Teodosio, coordinate 4 5 . 4 8 5 9 9 7, 9 . 2 2 9 4 7 6. L’ho vista però stazionare anche dall’altra parte della via, presso l’Agip, con colleghe.
Racconta di avere 22 anni (possibili) e di provenire dalla Romania.
È alta, senza tacchi, circa 1,55, bionda, capelli lunghi lisci, viso carino ma un po’ squadrato, occhi marroni. Fisicamente è una formosetta, quindi ha piacevoli gambe e culo, di cui sottolinea la consistenza con minigonne o leggings, e forse, se tonico, anche il seno, che non ho visto, una terza. Molto brutto, invece, è il ventre con una bombatura anti-estetica e fuori misura rispetto al suo corpo.
Non offre prestazioni in macchina, ma solo in casa. La tariffa base è 60; io le ho fatto notare che le ragazze della zona chiedono 50 e lei mi ha risposto che andava bene. I servizi erotici che corrispondono a questa tariffa si avvicinano alla temperatura gelida dello zero assoluto, dunque si può dire che, in proporzione, risulta un po’ cara. Non concede l’orale scoperto. Non ho avuto la curiosità di chiederle dell’anale.
Porta a consumare in un appartamento lì vicino, ad un civico che dà sulla stessa via Porpora, raggiungibile a piedi. È un palazzo dignitoso e, come spesso succede quando le ragazze operano in teatri diverse dalle fatiscenti case di ringhiera, lei gestisce in modo un po’ ansiogeno il transito nelle parti comuni, invitando a non fare rumore e a non parlare ad alta voce. Il piano è alto, ma servito da ascensore. L’interno è organizzato per funzionare come un ciulatorio dove più ragazze operino in simultanea. La singola stanza appare essenziale ma decorosa, con televisione (ma non sintonizzata su trasmissioni pornografiche) e pure un piccolo pelouche costretto al voyeurismo; è illuminata da una luce rossa soffusa.
La prestazione è una materializzazione del nulla.
Si spoglia in un attimo, ma non toglie il reggiseno: dice che per soli 50 euri (già intascati, naturalmente dopo aver controllato che non le avessi rifilato una banconata falsa) non lo fa. Va beh, in effetti quelle che finora avevo considerato le peggiori usano lo stesso stratagemma per spuntare una maggiorazione.
Non offre uno straccio di preliminare e tenta di rivitalizzarlo con un insignificante lavoro di mano. Va beh, in effetti quelle che finora avevo considerato le peggiori introducono l’incontro nello stesso modo.
Poi però supera d’un balzo tutte le colleghe, ponendo un’alternativa che in anni di prestazioni semi-stradali così congegnate non avevo MAI sentito: per 50 o il pompino o la scopata! In alternativa! Le replico, con fermezza, ma senza dare in escandescenze: “sei una ladra!”. E lei, sul punto di alterarsi: “sono cosa?”. Da quel momento ho però avuto la sensazione che lei abbia inteso evitare un ulteriore inasprimento della situazione, perché mi ha ripetuto che proprio non può concedere di più, le ragazze che lavorano con lei fanno così, non le è possibile distaccarsi dalla prassi e le solite menate. Perlomeno, dunque, mi è stato utile apprendere che queste sono le routines professionali del gruppetto di almeno tre ragazze che occupano l’intersezione via Porpora/via Teodosio (esclusa Sara, che non c’entra niente con loro), così eviterò di allargare la sperimentazione. Poi ha cominciato il pompino. Con qualche residua riserva periferica di lucidità, dislocata presso l’uccello, percepisco che il trattamento non è dei peggiori, perlomeno non è un ripetitivo saliscendi delle labbra, usa anche la lingua dall’interno della bocca e varia le modalità di stimolazione. Di fronte ad una così radicale negazione di ogni principio di erotismo e, più in generale, di relazione, però, sono io a rendermi rapidamente conto che, anche a starci tutta la notte, non andremmo da nessuna parte: il mio cazzo non ha nessuna voglia di stare al gioco. Lei non manca di chiedermi, premurosamente, cosa ho. Mi rivesto in silenzio, mi accompagna alla porta e mi saluta con un ciao immusonito, su note basse, cui replico “va beh, ciao”, che non voleva sottintendere un arrivederci.
Essendosi ormai la parcella involata, con i soldi residui è stato necessario, onde evitare l’insonnia isterica, andare a rendere visita ad una fidanzata che, per identico compenso, mi ha accordato come al solito provocazioni preliminari, pompino e scopata in due posizioni. Che differenza, vero?
Nadia parla un italiano discreto. Nel tragitto a piedi si mostra simpatica: ciarliera, sorride, ringrazia anche per complimenti che non scaturiscano propriamente dalla tradizione cavalleresca (tipo: che bel culo che hai, con palpata). Dunque dall’atteggiamento verso il cliente la riterrei idonea a svolgere questo lavoro, se non le richiedesse anche di fare sesso. Peraltro lei afferma, con un certo puntiglio, di essercisi cimentata solo da due settimane e io, con identico puntiglio, nutro la speranza che non voglia protrarre per un tempo più lungo un’attività così estranea alle sue corde.