Ho conosciuto anch’io questa ragazza, da poco entrata in turno (saranno state le sette, sette e mezza), che mi dice durare in modo variabile dall’una fino alle tre di notte.
Il luogo di ingaggio è sempre lo stesso, il Total-Erg di Siziano sulla Binasca. A quell’ora la riservatezza della situazione è nulla, la cassa del benzinaio è ancora aperta, contratto nell'animato via vai di macchine e clienti.
La si nota. Ha capelli biondi lunghi lisci, rossetto vivo, occhi marroni, viso carino ma alquanto squadrato, altezza uno e settanta, ben messa, cosce scoperte e minigonna che le fascia invitante il culo.
Chiede come tutte 20 per il pompino, 30 per il boccafiga, dice di non lavorare senza preservativo e di non dare il culo. Sul denaro e il pagamento anticipato è puntigliosa.
Ci presentiamo: Monica, 25 anni. Circa la nazionalità mi fornisce ragguagli crescenti. Prima ex-Iugoslavia. Sì, ma quale nazione? Serbia (si vede che le pare origine più prestigiosa). Al che io le espongo con nettezza le mie opinioni circa la crisi serbo-kosovara di quindici anni fa e il nazionalismo albanese la tradisce, perché non riesce a trattenersi dal contraddirmi, per presentare i serbi come degli usurpatori di terre e case originariamente albanesi. Dunque si manifesta come kosovara-albanese, a farci caso riconoscibile dal tipico accento strascicato. È simpatica, sorridente e complimentosa (ha avuto persino l’impudenza o il senso dell’umorismo di dire che ho un bel fisico).
L’imbosco, usato da altre ragazze della zona, è un angolo di stradina in linea d’aria vicino alla provinciale, teoricamente visibile da chi vi transita, ma non di sera e di notte, di fatto sufficientemente appartato e senza passaggio.
Incappuccia moscio con il goldone chiaro spesso della Serena, non si spoglia e comincia il pompino. A mio avviso il trattamento è valido: varia il movimento, se lo sbatte sulla lingua, ti guarda maliziosa. Soprattutto non sta con le mani in mano e solletica l’interno cosce con dolce movimento convergente sullo scroto. Il pompino si sviluppa in due posizioni. In macchina, restando incollata al sedile, mentre cerco di palparle qualcosa. Poi fuori dalla macchina accosciata, postura bella e impudica. Dopo passiamo alla pecorina, lei accovacciata sul sedile e io in piedi dietro e fuori dall’auto. Pompare e sentire il contatto con il suo culo era molto piacevole. Lei fa la porcella mugolando e dicendo: è bello scopare all’aperto, eh? Sfondamela! E altri appassionati incitamenti di questo tipo.
Mi avvicino all’approdo. Finalmente, dopo la calda pigrizia dell’inverno, tornavo ad uscire dalla macchina. Il vento del pomeriggio aveva spazzato il cielo, lasciando una serata splendida, illuminata da una luna insolitamente grande e luminosa. Sentivo sulla pelle liberata dalle braghe calate una brezza da cambio di stagione. Così restituisco la libertà anche all’uccello, lo impugno e, mentre Monica, adesso anche lei in piedi, mi offre le ultime sensazioni premendosi a me, palpandomi la pancia e il culo, concludo il nostro rito di fertilità con un propiziatorio dono degli schizzi del caldo seme alla terra.
Il luogo di ingaggio è sempre lo stesso, il Total-Erg di Siziano sulla Binasca. A quell’ora la riservatezza della situazione è nulla, la cassa del benzinaio è ancora aperta, contratto nell'animato via vai di macchine e clienti.
La si nota. Ha capelli biondi lunghi lisci, rossetto vivo, occhi marroni, viso carino ma alquanto squadrato, altezza uno e settanta, ben messa, cosce scoperte e minigonna che le fascia invitante il culo.
Chiede come tutte 20 per il pompino, 30 per il boccafiga, dice di non lavorare senza preservativo e di non dare il culo. Sul denaro e il pagamento anticipato è puntigliosa.
Ci presentiamo: Monica, 25 anni. Circa la nazionalità mi fornisce ragguagli crescenti. Prima ex-Iugoslavia. Sì, ma quale nazione? Serbia (si vede che le pare origine più prestigiosa). Al che io le espongo con nettezza le mie opinioni circa la crisi serbo-kosovara di quindici anni fa e il nazionalismo albanese la tradisce, perché non riesce a trattenersi dal contraddirmi, per presentare i serbi come degli usurpatori di terre e case originariamente albanesi. Dunque si manifesta come kosovara-albanese, a farci caso riconoscibile dal tipico accento strascicato. È simpatica, sorridente e complimentosa (ha avuto persino l’impudenza o il senso dell’umorismo di dire che ho un bel fisico).
L’imbosco, usato da altre ragazze della zona, è un angolo di stradina in linea d’aria vicino alla provinciale, teoricamente visibile da chi vi transita, ma non di sera e di notte, di fatto sufficientemente appartato e senza passaggio.
Incappuccia moscio con il goldone chiaro spesso della Serena, non si spoglia e comincia il pompino. A mio avviso il trattamento è valido: varia il movimento, se lo sbatte sulla lingua, ti guarda maliziosa. Soprattutto non sta con le mani in mano e solletica l’interno cosce con dolce movimento convergente sullo scroto. Il pompino si sviluppa in due posizioni. In macchina, restando incollata al sedile, mentre cerco di palparle qualcosa. Poi fuori dalla macchina accosciata, postura bella e impudica. Dopo passiamo alla pecorina, lei accovacciata sul sedile e io in piedi dietro e fuori dall’auto. Pompare e sentire il contatto con il suo culo era molto piacevole. Lei fa la porcella mugolando e dicendo: è bello scopare all’aperto, eh? Sfondamela! E altri appassionati incitamenti di questo tipo.
Mi avvicino all’approdo. Finalmente, dopo la calda pigrizia dell’inverno, tornavo ad uscire dalla macchina. Il vento del pomeriggio aveva spazzato il cielo, lasciando una serata splendida, illuminata da una luna insolitamente grande e luminosa. Sentivo sulla pelle liberata dalle braghe calate una brezza da cambio di stagione. Così restituisco la libertà anche all’uccello, lo impugno e, mentre Monica, adesso anche lei in piedi, mi offre le ultime sensazioni premendosi a me, palpandomi la pancia e il culo, concludo il nostro rito di fertilità con un propiziatorio dono degli schizzi del caldo seme alla terra.