Il mare d'inverno
È solo un film in bianco e nero visto alla TV.
E verso l'interno,
Qualche nuvola dal cielo che si butta giù.
Sabbia bagnata,
Una lettera che il vento sta portando via,
Punti invisibili rincorsi dai cani,
Stanche parabole di vecchi gabbiani.
E io che rimango qui solo a cercare un caffè.
Il mare d'inverno
È un concetto che il pensiero non considera.
È poco moderno,
È qualcosa che nessuno mai desidera.
Alberghi chiusi,
Manifesti già sbiaditi di pubblicità,
Macchine tracciano solchi su strade
Dove la pioggia d'estate non cade.
E io che non riesco nemmeno a parlare con me.
Grande Loredana... non c'è canzone migliore per accompagnarmi nel viaggio...
e in auto già sento la salsedine entrami nelle narici prima ancora di vedere le onde infrangersi sugli scogli.
Il quadro è perfetto: strade semi-deserte, comprensori estivi in cui non si aggira nessuno, piscine svuotate, siepi trasandate di lauro ceraso... e scale in cui rimbombano soltanto i miei passi.
La ragazza si affaccia da una porta scartavetrata dall'aria salmastra e mi invita nel suo freddo appartamento... perché il riscaldamento è concentrato là dove serve, in camera da letto.
Sciantosa, la ragazza... agghindata come una prostituta d'altri tempi: sandalo/ciabatta dal tacco altissimo, intimo di pizzo nero e vestaglietta di finta-seta lillà. Per essere della fredda Europa balcanica ha un'invidiabile parlantina e un fare simpatico e alla mano... è tutto un profluvio di amò... tesò... che intercalano racconti sulla sua vita da reclusa volontaria.
Fra la camera e il bagno, l'escursione termica mette a repentaglio la mia salute e il pistolino ne risente... ma si ripiglia in un attimo appena me la ritrovo a saltellare in piedi sul lettone: piccina di statura ma non d'età, ventisei anni d'allegria, un passato da ginnasta se dovessi giudicare dal fisico asciutto e dalla capacità di carpiarsi in posture improponibili.
Tanta strada per trovare finalmente qualcuna che rispecchi le mie preferenze estetiche: cavallo basso, busto allungato... un metro e sessanta (scarso) di compressione muscolare, una IIIa/IVa artificiale ma dolcissima al tatto e tanti miei rimpianti per la IIa scarsa cui ha deciso di dare il ben servito.
Ha un visetto vispo, un ombelico col ciccio di carne sporgente come nei cartoni animati giapponesi e un popò... un popò... purtroppo col sigillo di garanzia delle emorroidi (già, perché pare ami parlarne) e che comunque non concede a prescindere... e ancora amò... tesò...
Si zittisce solo per il BJ in cui da subito affonda fino alla radice... peccato soltanto che non riesca a tenersi in stallo per più di qualche secondo senza rischiare di sgottare... amò... tesò... tocca, tocca... mentre impasto quel fondoschiena con l'osso sacro che fa un po' capolino e che alla fine sarà vermiglio come una cerasa... quello soltanto...
Salta in sella e mi sbatacchia col poppame artificiale, si sputazza su una mano e si lubrifica alla vecchia maniera... si pavoneggia delle cure che dedica ad un sottobosco inguinale di soffice pelliccetta bionda... ma ho in testa soltanto quel popò... amò... tesò...
Spettacolo vista mare... un sederino tosto e sodo... gambe che si divaricano come un cavatappi e che si ricongiungono. A culo pizzo, si prostra sul materasso con tutto il corpo ed io scorro le mie mani sul costolame come fosse una tavola per il bucato... si incurva, si schiaccia, si rattrappisce mentre la tengo per le cosce... amò... tesò... me stai a sfonnà... (son parole sue, generalmente mi piace essere più garbato).
Ciao tesò... chiamame... magari se in futuro mi ritrovo a passare da queste parti...
Mare mare, qui non viene mai nessuno a trascinarmi via.
Mare mare, qui non viene mai nessuno a farci compagnia.
Mare mare, non ti posso guardare così perché
Questo vento agita anche me,
Questo vento agita anche me.