NUOVO CINEMA DENISE
Denise, già al nostro primo incontro, mi aveva suggerito di non essere una burocrate del boccafiga. Poi ho visto il suo annuncio segnalato sopra.
COLLEGAMENTO: solo RR (la ricerca con il n. di cellulare identifica altri annunci non più attivi)
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Ciò non significa però che abbia abbandonato la strada: di giorno lavoro su appuntamento e dopo le 22 l’ho potuta incontrare al suo solito angolo di marciapiede.
Circa le foto, può essere vero, come è stato già detto, che di viso sia più carina dal vivo, nel senso che appare più fresca e giovanile, soprattutto grazie al sorriso malizioso, mentre in effigie sembra, forse per assumere pose provocanti, più tirata e adulta. L’angolo culo-coscia, entrambi di piena consistenza, è proprio il suo. Il seno è il suo nuovo, che dal vivo mostra ancora qualche segno del recentissimo intervento, spero riassorbibile a breve. La pancia è allisciata dal fotoritocco.
Mi avevano interessato in particolare gli scatti in cui è travestita da poliziotta e da infermiera. Poi ho scoperto che ha anche il completo da cameriera. Si tratta di quei costumi da sex shop che, nel nostro caso, hanno il vantaggio di scoprire tutto quello che è bello vedere e coprire il meno bello.
Quelle pose mi sembravano svelare chiaramente l’inclinazione di una giovane che vuole stare al gioco. Lei stessa, in effetti, quando abbiamo dovuto convenire il copione, mi ha chiesto: “come lo facciamo il gioco?” E anche quando, ahimè, è venuta l’inevitabile richiesta del compenso, ha detto che la prestazione “con i giochi” costa 100 euri, inclusiva dell’agio necessario allo sviluppo della situazione (diciamo una mezzora piena non cronometrata), con supplemento per anale e pompino scoperto (da me non richiesti) o un’ulteriore dilatazione di tempo (di cui ho usufruito nell’ultima sessione).
Ha confermato la sua indole con l’attenzione a migliorare l’offerta e il suo contorno: da quando la conosco ha cambiato la tinta delle pareti della camera e l’illuminazione, per installare una luce rossa da vetrina di Amsterdam, ha riorientato il letto per offrire un disimpegno più agevole dei movimenti e si è procurata, assecondando un mio suggerimento, un abito da porno-suora.
Per certi miei studi sul rapporto fra sesso e mascheramento ero interessato a questa sperimentazione. Fra gennaio e febbraio abbiamo pertanto tenuto quattro incontri, che ho pagato 100 euri i primi tre e 150 l’ultimo. Un po’ troppo, ad essere sincero, per il mio programma di spesa in questo campo e anche per le mie disponibilità medie, motivo per cui sono andato al risparmio in altre occasioni. Li racconto di seguito, a titolo di festeggiamento dell’occorrenza dell’onomastico della mia identità forumistica, ovviamente secondo il calendario ambrosiano che osservo.
Per essere chiari, premetto che non cercavo né una padrona né una schiava professionista, non pratico BDSM, né io né Denise siamo attori, l’esperienza voleva essere squisitamente carnevalesca, una scopata resa meno prevedibile dalla messa in scena, da vivere con semplicità e anche, perché no, con i nostri inevitabili impacci, però con esiti di allegria sessuale. E così è stato. La prima volta, alla fine, Denise mi ha proprio domandato: “ti sei divertito?”. Quando le ho risposto “sì, certo”, lei, immagino ovviamente più con senso di cortesia che con trasporto, ma senz’altro con una complicità che ho apprezzato, mi ha detto: “anch’io”.
LA POLIZIA NON STA A GUARDARE
(Dedicato ad autorità e cittadini così convinti dell’urgenza di impegnare i corpi di polizia contro il nostro pericoloso passatempo)
Durante il breve tragitto automobilistico verso casa sua, ho raccontato a Denise di essermi fatto spompinare e di aver scopato più volte nei parchi della circonvallazione, lei ne era divertita. Questo, dunque, il naturale capo d’imputazione: laido puttaniere sorpreso in flagranza di atti osceni in luogo pubblico e finito nelle mani di una poliziotta frustrata.
Lei mi spedisce fuori dalla camera, sveste il pur eccellente completo winter whore con giacca, stivali e minigonna abbinati al nero, e indossa il vestito da poliziotta che le sta come in foto, blu e nero, aperto sul generoso décolleté e lievemente frondeggiante sul culo. Però, su mia richiesta, con stivali volitivi al posto delle scarpe aperte taccate. Io mi ripresento spaurito con mutande e canottiera d’altri tempi.
Completiamo il set. Luci spente in camera, illuminazione tenue del corridoio: grazie alla porta semichiusa si proiettava sul pavimento un giallo quadrilatero allungato, che diffondeva nello stanzino un tetro riflesso da sotterraneo.
Mi spinge sul letto. Mi serra nelle manette che mostra anche nelle foto, queste però sono davvero un giocattolo, chiuse con le mani dietro o davanti il busto comunque scattano e si riaprono in continuazione. A questo punto l’agente Denise ha l’intuizione più brillante della serata: si slaccia il cinturone borchiato, mi lega i polsi con un nodo che chiude con la fibbia, abbastanza decisamente da lasciarmi i segni della stretta.
Comincia l’interrogatorio. Ci provochiamo a parole, io invoco qualche garanzia giudiziaria, insinuo che lei sia una poliziotta invelenita verso i maschi perché non abbastanza appagata dal suo ragazzo, lei mi accusa di aver approfittato di una giovane non consenziente nel parco e mi sfida a farle vedere cosa sono capace di fare. Io naturalmente do del lei, la questurina del tu.
Fa tutto lei. Mi alza la canottiera e mi sfila le mutande. Massaggia energicamente l’uccello e i testicoli. Ai capezzoli e alla pancia riserva morsi veri. Si offre ai miei baci sulle tette, le cosce, la figa e il culo, ma poi mi comanda di stare giù. Quindi passa ad un sapiente pompino, non privo però delle rudezze adatte alla circostanza, per cui almeno un paio di lamenti con una presa di denti e con una pressione del gomito sul mio corpo me li strappa. Così come sa comunicarmi quando vuole che invece sia io a prendermi la rivincita sulla poliziotta, spingendo a fondo nella bocca che mi offre. Alla fine mi scopa venendomi sopra. A tratti mi copre gli occhi con le mani, che a tratti invece mi mette al collo fissandomi provocante. Un po’ lascia che la incalzi io da sotto, ma soprattutto cavalca lei, che fa cigolare il letto per il sicuro piacere dei vicini fino al mio orgasmo.
Un casto bacetto sulla guancia mi riconcilia al fine con la mia dolce nemica.
LA MALIZIA DELLA CAMERIERA
(Dedicato all’amico Milfexplorer, postillatore del Don Giovanni mozartiano e istigatore alla seguente avventura)
Mancando ancora una cameriera nel mio modesto Catalogo, è stata particolarmente benvenuta l’interpretazione di Denise. Per immaginare la situazione, mi venivano in mente schiere di cameriere più o meno compiacenti del cinema che mi piace di più, la commedia italiana anni Sessanta e Settanta. Fra tutte, la Antonelli di “Malizia”, un tipo di erotismo, la prima fantasia che mi torna in mente è il voyeurismo della scala, che ovviamente potrà fare solo sorridere i più giovani esponenti della youporn generation, ma che a suo tempo lasciò una traccia nell’immaginario degli italiani.
Per l’occasione mi sono portato dietro una scaletta, dal momento che Denise mi aveva detto di non averne in casa. Si inizia: come al solito mi fa uscire dalla stanza e indossa un completino room service in bianco e nero con pizzi, cortissimo sulle cosce scoperte, e scarpe aperte con tacchi a spillo. La prima cosa, ovviamente, è spedirla con la giusta dose di prepotenza a spolverare con il suo piumino gli scaffali alti della camera, trascurati da questo giovane personale di servizio con poca voglia di lavorare. Così mi trovo cosce e culo a portata di vista, di mano e di bocca, e certo non perdo l’occasione. Scende e posso premerle sul culo l’uccello che si sta indurendo e allungarle le mani sulle altre curve. La timida colf si allontana e si scansa, cerca di resistere alle avances di quel porco del padrone di casa. Qualche minaccia incrociata, di far sapere tutto alla mia signora, di licenziarla e rispedirla a casa, e Denise comincia a cedere. Si vede che alla domestica la parte della giovane violata non è molto congeniale, le piace troppo fare la maliziosa; e la vita le ha già insegnato il modo più sicuro per ottenere soldi extra. Le abbasso la cerniera bianca che le chiude il seno e a poco a poco la cameriera prende coraggio. Ci scambiamo leccate sul collo e le orecchie, mi aiuta a spogliarmi, mi solletica ridente il petto con il suo piumino. Resta ancora da togliere qualche alone dallo specchio, lei davanti e io alle sue spalle a controllare il lavoro, così viene il momento di sfilarle le mutandine nere trasparenti. Infine bisogna disfare il letto che si presenta ancora rassettato con troppa cura. Sapiente tecnica dell’illuminazione, Denise spegne la forte luce chiara necessaria per sbrigare le faccende domestiche, facendo la penombra ideale per sedurre il suo datore di lavoro. Prima resto sdraiato sulla schiena; Denise mi lecca i capezzoli e si lascia guardare mentre si tocca la figa, incappuccia e si fa passare l’uccello fra le tette prima di cominciare a trattarlo con la solita cura nella sua bocca. Poi ci mettiamo sulle ginocchia, io dietro di lei, ho la visione del suo culo generoso, che esige innanzitutto qualche dispotica verberata d’uccello sulle natiche; quindi la prendo a pecorina. Lei mi accompagna fino alla venuta vellicandomi lo scroto. Certo con la padrona di casa, riconosco, da lungo tempo non mi sfogavo così.
LA DOTTORESSA CI STA COL PUTTANIERE
(Dedicato ai “malati di figa&rdquo
Mentre Denise indossa il completino con cui posa nelle foto di RR, attendo nella sala d’aspetto e mi spoglio. Poi lei si affaccia alla porta: “a chi tocca?”. A me, ovviamente. Mi fa stendere sul lettino, indosso calze, mutante e canottiera. La mia salute è malferma, sarò anch’io un “malato di figa” (per ricorrere all’espressione che un’altra amica di circonvallazione ha usato, non per me, in generale). Dichiaro i sintomi del desiderio impellente di impallinare ogni forma femminile semovibile sulla strada e un conseguente stato di debilitazione persistente. La dott.ssa Denise cerca in un cassetto e mi lascia le forme posteriori a portata di mano: è già senza mutandine! Poi, con il suo stetoscopio, procede scrupolosamente all'auscultazione del torace e già che c’è, pratica a me ignota finora, del polso. La dottoressa, però, conferma la sua indole, non di soccorrevole crocerossina direi, ma di provocatrice, idonea ad una terapia d’urto. La cura in cui si impegna consiste infatti nel ridestarmi l'uccello dal suo stato di riposo e quasi anemico: mi fa togliere anche la canottiera e procede alla stimolazione tattile del petto; io abbasso la sua comoda lampo centrale, che le snuda il seno offerto ai miei baci. Sfiliamo insieme lei le mie mutande, lo trova pronto e si comincia. Cambia le luci: da quella bianca della visita a quella rossa che subito trasforma la corsia in un’alcova. Prima il pompino, quindi la spagnola. Poi siamo passati attraverso le tre posizioni classiche, la seduta più completa, da questo punto di vista, inevitabile percorso per il mio ristabilimento. Prima cavalca lei, appoggiandosi al mio petto, con una tecnica dolce, non saltando sul mio uccello cioè, ma compiendo prevalentemente un più lento moto rotatorio. Di seguito la pecorina, che come al solito lei accompagna con la vellicazione dello scroto. Prima della missionaria apro la tenda per consentire anche ai malati degli altri reparti, si intravede l’alveare delle luci accese su tanta solitudine e la nostra finestra non è chiusa da persiane, di risollevarsi dalla loro sofferenza. Poi assumiamo la posizione finale, sempre più vicini con i visi, lei adesso usa le mani per sollecitarmi il petto e i capezzoli, finché il piacere sgorga copioso. Poiché il servizio sanitario nazionale non ha avuto la lungimiranza, per ora, di riconoscere il giusto spazio alla terapia sessuale, mi tocca l’onere dei servizi non mutuabili, 100 euri per la visita, comunque sufficientemente approfondita, e il trattamento specialistico della dott.ssa Denise.
PRIMA MONACA E POI DIMONIA
(Dedicato ai cultori del trash cinematografico di ogni genere)
Il connubio fra l’amore divino e l’amor profano, si sa, nell’arte come nella vita, è di vecchia data. Ci soccorrono i classici, l’esempio dei grandi inimitabili (il giovane Casanova, seduttore sedotto dalla nobile monaca di clausura a Murano), l’ispirazione popolaresca (ad esempio dei film storico-comico-erotici all’italiana, quelli dove compare Edwige Fenech vestita da monaca medievale, per intenderci).
A nostra volta abbiamo allestito un ambiente idoneo. La colonna sonora, scelta da me, che mi sono dotato di CD e portatile, perché Denise non era attrezzata, è la Messa per papa Marcello di Palestrina, a mio avviso il vertice sublime della polifonia sacra del Rinascimento. Se volete accompagnare con un brano il prosieguo della lettura:
https://www.youtube.com/wat… All’illuminazione pensa lei con il suo solito intuito: penombra del mistero di una cella monastica rischiarata da candele. Quindi indossa il bizzarro abito da porno-suora, con velo bianco e nero, corpetto rigido nero molto provocante, microgonna in stile rinnovamento post-conciliare, cui ha abbinato calze nere e scarpe nere con tacchi a spillo.
Prontissima, suor Denise mi riceve, seduti l’uno accanto all’altro sul letto, conforta i miei sensi di colpa circa i peccati della carne cui mi pare di essere troppo incline, confessa subito di non ignorare analoghi turbamenti, sicché rapidamente si passa dalle confidenze alla più calda intimità. La sorella ha il delicato pensiero di chiedermi di voltare l’iconcina della Madonna con il bambino di gusto bizantino appesa alla parete tra gli scaffali, affinché non vedano le nostre umane debolezze. Onde restare in tema, lo sviluppo prevede, dopo l’incappucciamento, il pompino, con lei inginocchiata ed io in piedi che la guardo riflessa allo specchio e direttamente, e la missionaria. Il pompino, invero, è continuato anche in una seconda posizione, con me sdraiato sul letto, ed è stato il trattamento più lungo dei nostri incontri, comprensivo di affondi a piena estensione almeno finché l’erezione non è stata completa. Poi ci mettiamo sopra io e sotto lei , che cambia di tanto in tanto la posizione delle gambe per assecondarmi. Martello maturando la consapevolezza che la mia compagna si sia bene esercitata in questo genere di trasgressioni alla regola, nel corso del suo lungo noviziato. Non è per me serata da venuta rapida, sicché dopo un po’ di faticoso esercizio sia io sia il mio uccello sentiamo il bisogno di una pausa. Mi risdraio sulla schiena e la monachella mi riserva una stimolazione dai tempi molto distesi, rilassante ed eccitante al contempo, che si snoda fra leccate dei capezzoli, baci sulla pelle, qualche morso, strofinamenti, ostensione di sé. “E così stando”, come scrive il Boccaccio nella novella dell’eremita che insegna a rimettere il diavolo in inferno alla verginella, che fa molto al caso nostro, “venne la resurrezion della carne”. Sicché Denise può consacrare all’amico da lei abilmente resuscitato un’altra valente sessione orale, che mi conduce alla soddisfazione finale. Non posso esimermi dal lasciarle 150 euri per queste ed altre opere di bene.
Al che, vi saluto e auguro a tutti buon Carnevale ambrosiano.