CITTA DELL'INCONTRO: Roma
NOME INSERZIONISTA: Clara
NAZIONALITA': afferma di essere ungherese
ETA': le do 27-28 anni
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: è lei
SERVIZI FRUITI: RAI1
RATE DI PARTENZA: 250
RATE CONCORDATO: 250
DURATA DELL'INCONTRO: 60 minuti la durata stabilita all’inizio, con eventuale prolungamento; 40 minuti la durata effettiva
DESCRIZIONE FISICA: è sicuramente una bella donna
ATTITUDINE: lontana dalle mie aspettative
REPERIBILITA': al primo tentativo non era disponibile; l’ho richiamata il giorno dopo e abbiamo fissato un appuntamento per il tardo pomeriggio
FUMATRICE: direi di no
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BARRIERE ARCHITETTONICHE: sì
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L’esito dell’incontro di cui sto per riferire mi ha ulteriormente persuaso dell’opportunità, almeno in questo campo, di attribuire maggiore peso all’istinto, i cui segnali, invece, ho voluto ignorare anche stavolta. Da un po’ di tempo, invero, quando mi imbattevo nelle foto di Clara, non riuscivo a trarne elementi sufficienti per giungere a una determinazione. Con linguaggio più esplicito: le fattezze della ragazza mi sembravano esteticamente apprezzabili, ma le sue immagini non mi procuravano eccitazione. Qualche giorno fa, sfogliando la margherita – per così dire –, ho strappato l’ultimo petalo mentre pronunciavo la parola: “Vado”.
Nel recarmi al luogo dell’incontro, non avvertivo, tuttavia, una motivazione analoga a quella provata in altre occasioni. Di certo non avevo digerito la sua generica indisponibilità a incontrarmi la sera prima, verso le 19, come le avevo proposto. Può darsi quindi – voglio assumermi una parte di colpa (se ne ho) – che la mia condizione psicologica iniziale abbia influenzato in maniera negativa il mio comportamento successivo, rendendomi meno attivo del solito sul piano delle coccole e anche della conversazione.
Passando al racconto di ciò che la mia fantasia ha elaborato, ho senz’altro un’ottima impressione quando, varcata la soglia dell’appartamento, posso guardarla da vicino: è abbastanza alta, carina, ha un bel corpo e atteggiamenti eleganti. Superata la fase dei convenevoli (“Non ci siamo mai incontrati”, “Ti offro qualcosa?” e via dicendo), formula una domanda cui fa seguire una proposta: “Quanto tempo stiamo insieme? Facciamo una mezz’oretta?”. Ma come – mi domando – mi propone una sveltina? Vuole sbolognarmi al più presto? Ha preso già qualche altro impegno? Anche se non fosse così, sbaglia il primo passo. Provo un po’ di fastidio, cerco di non farlo trapelare e propongo a mia volta: “No, vorrei stare con te almeno un’ora. Poi vedremo…”. “Va bene”, e mi invita a seguirla in camera da letto. Le chiedo di andare in bagno, che è sfornito di bidè, e mi do una sciacquata nel lavabo, come mi suggerisce (“Tanto sei alto; ce la fai benissimo&rdquo
.
La trovo ad aspettarmi inginocchiata sul bordo del letto. Mi spoglio completamente, la abbraccio e comincio a darle dei baci sulle guance e sul collo. Mi chiede: “Posso baciarti?”, e mentre ci scambiamo teneri bacetti mi fa capire che non è “completa” (come si usa dire). Dopo averla rassicurata circa le mie intenzioni – “Non ti chiederò prestazioni diverse da quelle che sarai disposta a offrirmi” –, le chiedo di togliersi il corsetto e, con il membro già abbastanza inturgidito, la invito a seguirmi sul letto, ove mi distendo supino. Lei si mostra un po’ interdetta e, distanziando i palmi delle mani, mi fa: “Ma quanto ce l’hai grosso? Così? Io non sono abituata!”. Ho un moto di fastidio, che stavolta non riesco a dissimulare. Aggiunge quindi: “Ma credi che lo dica per farti i complimenti?”. Tento di replicare: “Piccolo sicuramente non è, però nemmeno così grosso da averne timore”, ma lei insiste: “Questo lo credi tu. Vuoi che ti faccia vedere le foto?”. Le foto?! E di chi? Soprassediamo, per carità!... Assicurandole che sarò delicato, ricomincio a baciarla, ma non vado più giù del seno, perché non mi va (brutto segno&hellip
. Mi rimetto supino, ed è lei che inizia a baciarmi e a leccarmi dappertutto: sul petto, sull’addome, poi si ferma, commenta: “Com’è buono il tuo profumo! Vuoi sentirne il sapore?” e mi bacia in bocca. Scende fino ai testicoli, li bacia, li scosta, lecca ripetutamente su e giù nell’inguine e di nuovo commenta: “Hmm! Qui c’è un altro profumo? Il sapore è più dolce… Mettiamo il profilattico? Quello più resistente o quello più sottile?”. “Mettiamo quello più sottile” – propongo. “E se poi si rompe?” – obietta. “Allora usiamo quello che ti fa sentire più sicura”. “Il più resistente”. “Va bene, anche se quello più resistente riduce la mia sensibilità” – la avviso. Me lo infila lei, con perizia; poi, a mia richiesta, che la coglie un po’ di sorpresa (“Non te lo prendo in bocca, prima?&rdquo
, si spalma un po’ di gel e mi viene sopra. Introduce dentro di sé il mio pene per metà circa della lunghezza. Lascio che sia lei a muoversi, e lo fa lentamente, chinandosi su di me. Allora comincio a spingere delicatamente, e sento il suo respiro che s’interrompe quando arrivo in profondità. Dopo qualche minuto si solleva, ma subito ritorna giù, perché “Così entra troppo”. Sembra partecipare molto, ma è soltanto ciò che vuole farmi credere. Se si fosse eccitata prima, non avrebbe avuto bisogno del gel per agevolare la penetrazione; se l’eccitazione fosse subentrata dopo, i suoi movimenti sarebbero stati meno artefatti e meccanici di come li percepivo, avrebbe progressivamente perso il controllo del suo corpo, avrebbe cercato lei, a tratti, una penetrazione più profonda, avrebbe strofinato il clitoride sul mio pube: queste ed altre cose, invece, mancano del tutto. Aumenta il ritmo, credendo in tal modo di farmi venire più velocemente. Io la accontenterei volentieri a quel punto, ma non ho sensazioni che siano in grado – coltivate con un po’ di concentrazione – di condurmi all’orgasmo. È bella – certo –, ma melliflua. È lì con me, ma non siamo fusi: io sto cercando di provare piacere, lei è intenta a fare un’altra cosa. Cambiamo posizione: lei sotto. Mi sforzo di essere delicato il più possibile e non spingo molto. Passa ancora qualche minuto (cinque o sei al massimo). Lei continua a simulare partecipazione, ma in realtà, come direbbero gli amici partenopei, “Tene ’a serpe dint’o manecone” (“Tiene la serpe nell’ampia manica&rdquo
e si appresta a farla uscire.
Accade di lì a poco. Smette di fingere e mi domanda: “Ma tu duri sempre tanto?”. “Sì, in genere sì” – le rispondo. “Eh, ma non puoi pensare di stare nella mia vagina per un’ora, perché io non ce la faccio! Già mi fa male da un po’!”. Allora esco dalla sua vagina e mi rimetto supino, ad ascoltare lo sfogo che mi propina: “Tu mi stai trattando solo come una escort, non come una donna! Io sono una ragazza da portare a cena, sono un’accompagnatrice, una che vuole tante coccole. Siamo proprio incompatibili! Guarda lì: sembra che hai preso il Viagra! Ma poi, ci metti tanto con una ragazza come me? Con gli altri mi basta mettermi un po’ sopra che vengono. Anche alle altre escort succede così. Io parlo con le altre escort, sai?”. Poi si rende conto di aver esagerato e si accuccia accanto a me: “Ti sei stranito. Che facciamo? Ci meniamo?”. Non le rispondo e medito di togliere il disturbo. Lo capisce e sente il bisogno di spiegare e di proporre un’alternativa: “Il profilattico mi fa attrito nella vagina. Se tu fossi il mio fidanzato, lo faremmo senza… Ecco, tu vai bene come fidanzato, per una donna che vuole venire, non come cliente per una escort. Facciamo come se ci fossimo accordati per mezz’ora, ti faccio venire con la mano o anche con la bocca, senza guardare l’orologio, e ti restituisco una parte del regalino”.
Mi tolgo il profilattico e le dico che rinuncio all’orgasmo: sento che non voglio più condividere con lei un mio momento di piacere, in qualunque modo questo sia procurato. Mentre mi rivesto, va nel soggiorno, torna e mi porge 100 euro. “Non li rivoglio” – le dico – “puoi tenerli”. Lei non coglie l’occasione: “No” – insiste – “non voglio che pensi che ti abbia imbrogliato”. Allora mi riprendo i 100 euro: a ben pensarci, le farei un regalo che non ha voluto o saputo meritarsi.
Nel percorrere Viale Manzoni per tornare alla mia auto mi sento un po’ frastornato: ho sperimentato l’interruzione dell’incontro per eccesso di prestazione, dopo aver conosciuto, alcune settimane prima, quella per difetto di prestazione (con Krisa). Non ci devo pensare. Innanzitutto, devo terminare altrove ciò che sono stato costretto a lasciare a metà con Clara. Chi c’è nelle vicinanze? Il noto sito (cui non si può fare riferimento) mi dice che c’è una ragazza in zona Termini (Viale dell’Università
: Romina. Vediamo se è libera…
Naturalmente, tutto quanto precede è frutto della mia fantasia, cosicché l’eventuale riferibilità di elementi contenuti nella scheda e nel racconto a persone, a luoghi o a numeri di telefono realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.