Ho conosciuto Rosa in via Ripamonti, a mezzogiorno, alla solita posizione 45.406788, 9.207856, a destra uscendo da Milano. In quel momento era presente con la sola Delia, in gran forma, provocante e sfottente (spingendo allo scherzo anche me, che le chiedo il permesso, accordato, di poter consumare il mio adulterio mercenario con la sua compagna!). Ho visto, però, che Rosa spinge il suo turno anche negli orari serali e notturni: in questo caso è la ragazza che chi conosce la zona avrà visto affiancare Alessandra, avendo già disertato il campo la candida Alina dagli occhi azzurri.
Dico subito che non è quella che comunemente si intende come una figa. Ha gli occhi marroni, viso squadrato, tratti marcati, fronte non spaziosa, capelli castani raccolti, carnagione scura. È alta 1,60 circa ma non minuta, anzi ben piantata. Era bella imbottita, sicché sono riuscito appena a intravedere il seno, che può essere una seconda con capezzolo scuro. Si vede anche che è formosetta, senza debordare, su cosce e culo.
Io però mi sento molto richiamato dall’inconfondibile esotismo tzigano della sua fisionomia, con tanto di orecchini pendenti, giacca impermeabile e leggings felpati che sono una tale iride di colori vivaci, dominante il viola, da sembrare la versione sport casual dei loro sgargianti abiti femminili.
Si presenta come Rosa, nome che mi piace perché risuona di tradizione contadina e lontane origini della poesia d’amore europea, 26 anni, originaria della Romania, ma d’ambiente culturale tzigano, come dichiara con un ammiccamento, da anni in Italia, già prima di venire a Milano, al lavoro qui da alcuni mesi. È educata, parla, ma appare un po’ introversa o impacciata, solo se la sollecito si sbottona. Corrisponde con un sorriso trattenuto e intercala un “amo’” ossessivo in tutte le frasi che mi rivolge. Io la trovo simpatica, ma certo non nel modo più disinvolto e spavaldo delle sue due amiche.
Ci si apparta in una strada cieca, squallida ma che pare riparata, comunque lontana dal luogo in cui la si carica e dal passaggio.
La prestazione per la quale la ingaggio è un pompino senza impermeabile con venuta in bocca, per 40 ducati. Professionalmente appare ancora sprovveduta. Mi accorgo che è schizzinosa, però poi non è accessoriata con le salviettine umide! Si prodiga con una tecnica semplice e molto energica: non usa la mano, riesco almeno a farmi trattare la cappella con maggiore dolcezza, ma sento il suo vigoroso e ripetitivo saliscendi, variato solo nel ritmo che diventa via via incalzante. Quando le vengo in bocca prova a prendere e trattenere la sostanza senza staccare, ma non ci riesce, prima ne rilascia qualche goccia lungo l’asta e poi, con un paio di disperati conati, me ne risputa una buona parte sull’uccello, fortunatamente almeno senza sporcare il sedile o altro, per poi espellere quello che resta fuori dalla macchina. Mi sono sentito il coprotagonista di un video porno trash, ma la regia della scena era del tutto involontaria! Non so, infatti, se perché non era tanto in forma fisicamente, come mi ha detto, o perché si è lasciata sorprendere, sicché schizzi fuori controllo le saranno finiti in gola, ma la gestione di questo momento poteva essere meno maldestra, visto che io mi ero rilassato lasciando fare tutto a lei, senza forzarla in nessun modo nei ritmi e nella profondità della presa.
Affinché questa pagina non risulti equivoca e fuorviante ribadisco in chiusura. Le periferie sessuali sono l’ambiente che mi coinvolge di più e il conseguente tipo di incontri è una delle esperienze che cerco. Rosa mi attraeva per il tratto esotico che, come ho detto, la sua immagine emanava: avevo la curiosità umana di conoscerla e l’impulso più animale di godere della sua bocca. Lei ha tentato, per quello che ha potuto, di accontentarmi. Ha un atteggiamento essenziale, ma mite e disponibile. Per tutte queste ragioni, personali e ambientali, io sono rimasto contento del nostro incontro e non mi importa che sia stata un po’ pasticciona. Penso anche che quello che ho scritto sul suo profilo estetico e prestazionale sia abbastanza chiaro da consentire a chiunque legga di farsi un’idea oggettiva (se ciò è possibile) dell’offerta, e dei suoi limiti.