Evidentemente questa ragazza è tornata in sede perché le coincidenze sono troppe, a partire dal luogo di attesa, quello di cui sono già state date le coordinate esatte, che ricopio per comodità del lettore: 45.44 1646, 9.11 2955. Si presenta come Nina o Ninna e lascia a me la possibilità di scelta. Le dico che Nina è un diminutivo esistente in italiano, Ninna è una sua invenzione. Mi è mancata la fantasia, sul momento, di immaginare una reminiscenza dialettale napoletana per auto-identificarsi come fanciulla o la cullante voce popolare-infantile che, nella circostanza grazie ad una bella ciulata, inviterebbe al sonno.
A me dice di avere 23 anni, statura 1 e 60, snella (potrà essere poco sopra i 45 kg), proporzionata, con curve contenute ma graziose (tette non scoperte, taglia S ossia seconda di mutandine), capelli biondi raccolti da una piccola coda, carnagione chiara e pelle fresca, occhi scuri mi è parso, bel viso quadrangolare dai lineamenti affilati. Assume un tocco professionale grazie al trucco carico, la minigonna screziata e gli stivali leopardati.
Con me nega servizi scoperti di ogni sorta: 20 il pompino, 30 la scopata, 100 un’ora d’albergo e niente anale.
Ci si apparta in un parcheggio completamente deserto di notte e in questi giorni protetto da una nebbia leggera, anch'essa cullante, ma troppo vicino, visibile dalla strada, dunque inadatto a posizioni all’aperto, e facilmente esposto al cliente impaziente o guardone che non ha mancato di assistere, a distanza, al nostro secondo incontro.
La prima volta le ho pagato il pompino, un su e giù iterato e non di più, non preparato da preliminari, comunque dalla presa non superficiale e apprezzabilmente sensibile, senza uso della mano tranne per una fase intermedia in cui l’ho invitata io.
La seconda abbiamo scopato. Accetta di venirmi sopra senza menate sul sedile guidatore reclinato, mi lascia i tempi che desidero io per il pompino e quindi si posiziona agilmente. Pompa senza stancarsi e con sufficiente forza, pure aiutata da me che le sorreggo le chiappe, tanto che sento la sua pelle schioccare sulla mia. Simula discretamente e, su mia richiesta, mi guarda con il suo bel sorriso, più simpaticamente partecipe che porcella. Mentre vengo cambia moto, premendo e ondeggiando con il bacino ed esaurendo così al meglio l’eiaculazione. Trattiene bene l’uccello nella sua tana in ogni fase e quando alla fine modifica il suo movimento se lo prende dentro fino all’ultimo centimetro.
Dovrebbe essere più prodiga del suo bel corpicino, è il rilievo di maggior sostanza che mi sento di farle. Durante il pompino si è spogliata sotto e non sopra. È già qualcosa, ma non offre di più durante la scopata, con la complicazione che, tenendo le mutandine abbassate e le calze rimboccate a mezza coscia, mi ostruisce la visuale della potta, sconnessione che non agevola il coinvolgimento, anche se perlomeno ne avverto la crescente umidità sul pube.
Sulla questione olfattiva più discussa sopra, aroma direi non neutro ma che non mi ha disturbato, non so quale poteva essere la situazione in passato, adesso è un minimo di eau de femme, se vogliamo con una nuance selvatica che non mi lascia addosso scie sgradevoli.
Ritira lei i resti.
È allegra e comunicativa, ma manca il tempo per conoscersi, considerando anche che se ne ritorna al suo posto a piedi. In ogni caso racconta qualcosa delle sue origini albanesi, della famiglia, e si mostra sempre sorridente e disponibile.
La formula, offerta limitata ma atteggiamento molto positivo, complicità da studentessa e non da pornodiva, pare intercettare una domanda consistente, perché la vedo parecchio impegnata.
Prevede un Natale in Italia e quindi attività continuata nel corso delle prossime settimane.