Il pomeriggio in cui avevo conosciuto altra ragazza di cui ho riferito nell’apposita discussione e che poi non ho più rivisto in versione diurna, mi aveva affascinato la corte dei miracoli intravista nella diramazione di via Ripamonti. Attratto dalle manifestazioni di questo sesso sottoproletario sono ripassato, appartandomi due volte con Delia.
Ne è già stata fornita l’anagrafica, dunque vengo direttamente alle osservazioni personali e a qualche integrazioni rispetto a quanto è stato scritto. Il punto preciso dove la incontro è 45.406788, 9.207856, a destra uscendo da Milano, in piedi o su una seggiola. Una volta era sola, una volta con amica, ma mi piace più lei, con quella coda di cavallo d’altri tempi e i capelli neri schiacciati e tirati indietro a lasciare la fronte alta scoperta, il viso un po’ allungato, gli occhi scuri espressivi, il culo e le cosce abbronzati e lasciati quasi completamente al vento dai miniabiti dai colori sgargianti (viola, rosa). Età: le darei quattro anni di più di quelli autodichiarati al primo recensore. Statura: per me almeno 1,65.
I parametri del tariffario mi sembrano un po’ incoerenti: a parte i soliti 20 per il pompino coperto e 30 per il boccafiga coperto, chiede 30 per il pompino scoperto ma sempre senza venire in bocca, quindi abbastanza economico, e invece 50 per la combinazione pompino scoperto-scopata coperta, proposta invece alquanto esosa e da cui non demorde facilmente. Alla fine le ho pagato una volta il pompino scoperto, un’altra il pompino scoperto con scopata coperta.
L’imbosco dove porta è uno stretto passaggio laterale – chiuso fra due muri e di cui si può tappare con l’auto l’accesso principale – di una strada a sua volta senza transito, con asfalto vecchio, qualche rifiuto abbandonato qua e là, fra cui un triciclo colorato di plastica rovesciato. Non è un posto dove ti senti al sicuro come in un’alcova o dove ti si apra un incantevole scenario agreste davanti agli occhi, ma è abbastanza tranquillo, calato in quella desolazione urbana che qualche vibrazione trasmette, quando spazi dintorno con lo sguardo durante la pecorina.
Lei si scopre le poppe e se lo lascia manipolare, la quarta di cui si è detto e che non passa inosservata. La prima volta igienizza l’uccello con salviettina umida, la seconda volta invece, perché disattrezzata, si limita ad una sfregatina, del tutto inutile anche per lei, con fazzolettino di carta. Il pompino non è molto fantasioso ed a tratti troppo energico per i miei gusti, quando sento sfregare i denti, però si sforza di addolcirlo un po’ quando le chiedo di fare più piano. In ogni caso il mio uccello gradisce e reagisce. La prima volta me l’ha lavorato con calma con la bocca per finirmi con qualche colpo di mano nel fazzolettino, come d’accordo. La seconda volta abbiamo continuato fuori dalla macchina. Delia si appoggia di tergo sul cofano e lascia fare, un po’ passiva; io, dopo essere entrato con molta facilità, spingo da dietro, a tratti aggrappandomi alle sue tettone. L’angolatura su gambe e culo femminili, scudo della casa costruttrice e curvatura della carrozzeria fonde un insieme di linee di cui quel tanto di feticismo automobilistico che avverto mi fa ricercare l’erotismo.
Coerentemente con il clima non proprio salottiero dell’incontro, alla fine imbrattiamo il boudoir gettando per terra gli avanzi della copula, perché, sentenzia lei, un preservativo in più non fa differenza.
Mi piace anche come chiacchiera, non vacua, anche se con una immancabile vena di vittimismo, adeguata al contesto, con cui mi racconta esperienze personali e vicende familiari.
Concludo con un karma di consolazione per Marketto, che evidentemente non l’ha trovata in buona disposizione, forse perché a fine turno, forse perché in giornata no. Delia, infatti, nonostante sappia fare con giusta malizia la ragazza di vita, tanto che la seconda volta è riuscita a spillarmi un tantino più del giusto, e operi con tecnica di base, questo è indiscutibile, in un ambiente che non dispone alle delicatezze, mi è parsa persona disponibile e sensuale.