Nel vorticoso scambio di turni che si sta verificando in via Ripamonti ritrovo, dopo la mezzanotte, l’Alina che avevo conosciuto, solo platonicamente, qualche pomeriggio fa. Lei aspetta insieme ad almeno altre due colleghe ad un incrocio, a destra uscendo da Milano, prima del Quintosole, al punto 45.406788, 9.207856.
È una valida interprete del sesso popolare offerto nella zona di giorno e di notte. Una biondina molto molto minuta, che dice di avere 19 anni, del tutto credibili, non gliene darei né di più né di meno, con i capelli tirati indietro e raccolti, a parte qualche ricciolo sulle tempie e la nuca, alta 1,50/1,55, labbra sottili a cuore, un visino carino ma anonimo, da secchiona. Indossa un abito unico abbastanza corto, ma dalle linee rigide, non molto provocante, di colore verde, mi è parso alla luce artificiale, calze scure con diverse smagliature, conferma del profilo di ragazza che scende in strada arrangiandosi con quello che ha.
Ci accordiamo per un pompino senza preservativo con venuta in bocca per 30 euri. Lei si dimostra veramente alle prime armi, almeno sulle strade italiane, tanto è arrendevole: mi dice ‘no, con preservativo’ e poi cede subito, e anche sul prezzo avrei potuto tirare ancora.
Si va in un nascondiglio poco lontano, lo stesso dove di giorno mi ha portato Alessandra, aperto, ma senza passaggio o quasi.
Si mette al lavoro, confermando la poca esperienza, ma dimostrando buona volontà. Non igienizza e prende subito in bocca. Il movimento è un elementare sussultorio, però cerca di non limitarsi alla sola punta, soprattutto inumidisce bene, sento le gocce di saliva colarmi lungo l’uccello, cerca o trova la mia mano sinistra con la sua sinistra e me la tiene, un tocco di delicatezza inaspettato, con la destra me lo regge e manovra un po’ su e giù ma non si spazientisce, mentre io a mia volta con la destra cerco il suo culetto e lì mi soffermo, visto che di arrivare al seno (che stimerei fra prima/seconda), anche passando per la schiena, non c’è modo. Negli attimi decisivi lei si irrigidisce e accoglie tutto in bocca fino all’ultimo mio fremito, fa un singulto, non so se ingoia qualche sorso o invece tira su, e sputa aprendo la portiera. Con il fazzolettino asciutto che mi fornisce io mi do una rapida pulita e imbratto barbaramente l’imbosco.
Alina non parla italiano e ti risponde di sì anche quando le chiedi ‘di che città sei?’, sa dirmi appena che viene dalla Romania. Conosce solo il vocabolario professionale declinato sulle espressioni più volgari. Per il resto esprime una sobria e quasi muta gentilezza. La nostra socializzazione, in sostanza, si riduce agli sguardi, mi affascina la sua aria un po’ timida e un po’ colpevole, intanto che la riaccompagno.
? 
