Qualche giorno fa ho avuto una reazione eccessiva, ma di cui comunque non mi pento assolutamente, a un post che si autodefiniva, senza mezzi termini, razzista.
Il post di per sé era innocente, tratteggiava solo le differenze caratteriali che ci sono tra ragazze di diversa nazionalità.
Non mi sembrava il caso di spiegare le ragioni della mia reazione in quel post, pertanto ne apro uno nuovo sperando di offrirvi utili spunti di riflessione sulla materia.
Il razzismo è figlio dell'ignoranza. Quanto più una persona è ignorante, tanto più sarà portata a essere razzista. E quanto più una persona ha atteggiamenti, sia esteriori che sostanziali, razzisti, tanto più si può essere sicuri che essa è ignorante.
Sono queste differenze a determinare il carattere, l'attitudine, il comportamento di ognuno, non la razza. E su queste cose si può agire, mentre se fosse vero che il carattere è prederminato da una presunta "razza" o da altri fattori incontrollabili, ciò non farebbe che fornire un alibi al non fare nulla per cambiare tali condizioni, o peggio, una giustificazione per atti inumani, come è successo in passato e succede ancora oggi.
Già immagino le obiezioni: "va beh, è solo una questione di parole, che alla fine il concetto è lo stesso".
No. Le parole sono importanti, soprattutto oggi, nell'era di internet, noi siamo le parole che scriviamo, e le parole condizionano più che mai la vita delle persone, e riescono a incidere nell'inconscio in modo molto profondo. Chi parla male, pensa male e vive male.
Il gioco, che poi è quello che poi fanno anche certi politici, è abituarci al suono delle parole, senza far scaturire in noi le riflessioni necessarie, parole d'ordine, slogan vuoti.
Ci fregano in questo modo: noi non riflettiamo, e un giorno ci troviamo a pensare al razzismo come una cosa normale, sana, che la ricerca di un capro espiatorio che non c'entra nulla o quasi con i nostri problemi sia la soluzione che cerchiamo.
E dal pensiero all'azione sbagliata, perché basata su una lunga catena di presupposti sbagliati, il passo può essere più o meno breve, ma ci sarà, sempre.
Il post di per sé era innocente, tratteggiava solo le differenze caratteriali che ci sono tra ragazze di diversa nazionalità.
Non mi sembrava il caso di spiegare le ragioni della mia reazione in quel post, pertanto ne apro uno nuovo sperando di offrirvi utili spunti di riflessione sulla materia.
Il razzismo è figlio dell'ignoranza. Quanto più una persona è ignorante, tanto più sarà portata a essere razzista. E quanto più una persona ha atteggiamenti, sia esteriori che sostanziali, razzisti, tanto più si può essere sicuri che essa è ignorante.
Definizione di ignoranza (Wikipedia): è la condizione dell'ignorante, cioè chi non conosce in modo adeguato un fatto o un oggetto, ovvero manca di una conoscenza sufficiente di una o più branche della conoscenza. Può altresì indicare lo scostamento tra la realtà ed una percezione errata della stessa.Se le definizioni non fossero abbastanza chiare, mi riallaccio al post di cui sopra, in cui si faceva discendere in modo diretto, l'attitudine, il carattere, il comportamento di una ragazza, direttamente dalla sua provenienza geografica (assodato che la razza non esiste), senza considerare altri fattori, quelli sì, determinanti, come le differenti condizioni sociali, storiche, antropologiche ed economiche, che si vengono a determinare nei diversi paesi del mondo.
Definizione di razzismo (Wikipedia): per razzismo si intende l'idea, spesso preconcetta e comunque scientificamente errata, , che la specie umana possa essere suddivisibile in razze biologicamente distinte, caratterizzate da diverse capacità intellettive, valoriali o morali, con la conseguente convinzione che sia possibile determinare una gerarchia secondo cui un particolare, ipotetico, raggruppamento razzialmente definito possa essere definito superiore o inferiore a un altro.
Sono queste differenze a determinare il carattere, l'attitudine, il comportamento di ognuno, non la razza. E su queste cose si può agire, mentre se fosse vero che il carattere è prederminato da una presunta "razza" o da altri fattori incontrollabili, ciò non farebbe che fornire un alibi al non fare nulla per cambiare tali condizioni, o peggio, una giustificazione per atti inumani, come è successo in passato e succede ancora oggi.
Già immagino le obiezioni: "va beh, è solo una questione di parole, che alla fine il concetto è lo stesso".
No. Le parole sono importanti, soprattutto oggi, nell'era di internet, noi siamo le parole che scriviamo, e le parole condizionano più che mai la vita delle persone, e riescono a incidere nell'inconscio in modo molto profondo. Chi parla male, pensa male e vive male.
Il gioco, che poi è quello che poi fanno anche certi politici, è abituarci al suono delle parole, senza far scaturire in noi le riflessioni necessarie, parole d'ordine, slogan vuoti.
Ci fregano in questo modo: noi non riflettiamo, e un giorno ci troviamo a pensare al razzismo come una cosa normale, sana, che la ricerca di un capro espiatorio che non c'entra nulla o quasi con i nostri problemi sia la soluzione che cerchiamo.
E dal pensiero all'azione sbagliata, perché basata su una lunga catena di presupposti sbagliati, il passo può essere più o meno breve, ma ci sarà, sempre.