Il viaggio comincia molti anni or sono, quando la fiducia come animale metafisico si tramutò in Noumeno.
Lungo le pareti abbacinanti dell’invisibile, quando si è inconsapevole ma non incosciente: arriva l’Orrore, vivi nell’inconcepibile che è anche detestabile.
Intraprendi il cammino per vivere una vita soddisfacente, cominci a vedere le persone come parallelismi di realtà a te più consone, più calzanti alla forma mentis, ma la mente è stata trasformata.
Quelli seduti davanti fatalmente ignorano, un sussulto tremante, la folla passa e sale, viaggiatori avanzati e persi nelle proprie vite accelerate.
Inizi a chiederti perché tutta questa volontà di potenza, l’eccessiva autodeterminazione all’eccidio, sia esso umano o culturale, tutto ciò che è oltre la sottile linea rossa dell’egotismo.
Intrinsecamente celebrativo è sottomettere ed escludere, dietro le maschere del perbenismo e del caldo tepore ideologico si nasconde la follia.
I fini del nostro agire si celano come insetti notturni alla luce del sole, rimangono nell’oscurità simili a trappole pronte a scattare sulla buona fede del puro, irrimediabilmente perso per sempre.
Superi faticosamente e pervicacemente ostacoli che si oppongono con estrema violenza, chiedi respiro e serenità ma ottieni altre cime da scalare, più erte.
Esuli pensieri infrangono le residue certezze portandoti dolcemente verso l’annullamento, oltre il prematuro addio alla vita. Mordi la fantasia ogni notte, ma non basta, aneli l’oblio.
Non sei preparato alla soperchieria, all’impellente tirannide dell’uomo sull’uomo, se non vuoi essere assoggettato impari in fretta a caricare ciò che in metallo fuso propugna e preserva quella vita che stavi gettando via una sera d’estate.
La forma suprema d’arte: la vita; con la sua cieca irrazionalità si è distesa , ho saputo trasfigurarla in spirito apollineo. Da questo momento non più nichilista ma libero di creare errori utili, solo l’Amor fati.
Cedi al male per non averne più, procuri dolore per anestetizzare il tuo, avvitato a spirale perdi il senso d’orientamento, cadi , diventi cristallo in un mondo popolato da elefanti.
E’ rimasto solo il peggio, nel buio cerco il vacuo coraggio, quanto freddo in questa vita.
Il Viaggio continua nel paese dalle vette che toccano il cielo. Interpelli i cercatori di verità, rimani affascinato dalla serenità dei monaci, disgreghi le carni per essere completamente libero ,anche dal naturale schiavismo che il corpo impone per sopravvivere.
Il piccolo uomo dai grandi e profondi occhi mi ammonì: “ Non dividere più nulla in bene e male, in giusto e sbagliato; altrimenti non riconoscerai più l’uomo, e in esso, l’Orrore capace di esprimere”.
I sepolcri imbiancati si sentono nel giusto. Gli uomini Buoni vestono di eleganza sopraffina mentre il mondo ai loro piedi si lorda con sordidi delitti.
L’attenzione scenica si sposta su chi mira a distinguersi con vanità e vanagloria, liberi negli stretti vicoli della consuetudine e del comunemente accettato. Si sciama dalla parte della ragione.
Ineffabile percorso a ritroso nell’animo umano, oscillando tra un’armonia impossibile e il caos.
Ho gettato il mio sguardo oltre le superficie, qui, tra i miserabili ho scavato con le mani e ho trovato amore e accettazione, in un pugno di riso tutta la mia eterna gratitudine, adesso anch’io son visto con disprezzo, finalmente!
Chiuso in una scatola di cemento: ogni stupido ideale, ogni Dio creato, ogni paura instillata subdolamente, perde di significato, il tuo corpo non si muove più ma sei libero.
Ritorni al mondo “Giusto” e cerchi di essere apparentemente convenzionale, ti sforzi, e anche questa diventa una forma di sopravvivenza coatta.
Sei la contraddizione di te stesso, sfaccettato cammini verso tutte le esperienze, con il viso trasparente cammini tra la gente,affinché ognuno possa apporre la maschera che più aggrada, la sicumera potrà crescere forgiandosi nell’accidia.
“Sapeste che pena rifugiarsi nei meandri dell’inesplorato forestiero che risiede nel passato.”
Procrastino l’ultimo momento bevendo ogni goccia succulenta che dalla miserrima vita cade nel mio giardino, i Giusti troveranno le parole per esprimere l’aspro disprezzo che Dio mi ha riservato.
Inestimabili queste nuove lacrime, scolpite e indelebili nella coscienza di un passato mai sopito.
E alla fine, a chi chiederà cosa vidi nell’abisso, io risponderò: “Tra una fragile carezza e un delicato bacio: l’Orrore.
Tutto ciò che scrivo è solo frutto della mia fervida fantasia.
Lungo le pareti abbacinanti dell’invisibile, quando si è inconsapevole ma non incosciente: arriva l’Orrore, vivi nell’inconcepibile che è anche detestabile.
Intraprendi il cammino per vivere una vita soddisfacente, cominci a vedere le persone come parallelismi di realtà a te più consone, più calzanti alla forma mentis, ma la mente è stata trasformata.
Quelli seduti davanti fatalmente ignorano, un sussulto tremante, la folla passa e sale, viaggiatori avanzati e persi nelle proprie vite accelerate.
Inizi a chiederti perché tutta questa volontà di potenza, l’eccessiva autodeterminazione all’eccidio, sia esso umano o culturale, tutto ciò che è oltre la sottile linea rossa dell’egotismo.
Intrinsecamente celebrativo è sottomettere ed escludere, dietro le maschere del perbenismo e del caldo tepore ideologico si nasconde la follia.
I fini del nostro agire si celano come insetti notturni alla luce del sole, rimangono nell’oscurità simili a trappole pronte a scattare sulla buona fede del puro, irrimediabilmente perso per sempre.
Superi faticosamente e pervicacemente ostacoli che si oppongono con estrema violenza, chiedi respiro e serenità ma ottieni altre cime da scalare, più erte.
Esuli pensieri infrangono le residue certezze portandoti dolcemente verso l’annullamento, oltre il prematuro addio alla vita. Mordi la fantasia ogni notte, ma non basta, aneli l’oblio.
Non sei preparato alla soperchieria, all’impellente tirannide dell’uomo sull’uomo, se non vuoi essere assoggettato impari in fretta a caricare ciò che in metallo fuso propugna e preserva quella vita che stavi gettando via una sera d’estate.
La forma suprema d’arte: la vita; con la sua cieca irrazionalità si è distesa , ho saputo trasfigurarla in spirito apollineo. Da questo momento non più nichilista ma libero di creare errori utili, solo l’Amor fati.
Cedi al male per non averne più, procuri dolore per anestetizzare il tuo, avvitato a spirale perdi il senso d’orientamento, cadi , diventi cristallo in un mondo popolato da elefanti.
E’ rimasto solo il peggio, nel buio cerco il vacuo coraggio, quanto freddo in questa vita.
Il Viaggio continua nel paese dalle vette che toccano il cielo. Interpelli i cercatori di verità, rimani affascinato dalla serenità dei monaci, disgreghi le carni per essere completamente libero ,anche dal naturale schiavismo che il corpo impone per sopravvivere.
Il piccolo uomo dai grandi e profondi occhi mi ammonì: “ Non dividere più nulla in bene e male, in giusto e sbagliato; altrimenti non riconoscerai più l’uomo, e in esso, l’Orrore capace di esprimere”.
I sepolcri imbiancati si sentono nel giusto. Gli uomini Buoni vestono di eleganza sopraffina mentre il mondo ai loro piedi si lorda con sordidi delitti.
L’attenzione scenica si sposta su chi mira a distinguersi con vanità e vanagloria, liberi negli stretti vicoli della consuetudine e del comunemente accettato. Si sciama dalla parte della ragione.
Ineffabile percorso a ritroso nell’animo umano, oscillando tra un’armonia impossibile e il caos.
Ho gettato il mio sguardo oltre le superficie, qui, tra i miserabili ho scavato con le mani e ho trovato amore e accettazione, in un pugno di riso tutta la mia eterna gratitudine, adesso anch’io son visto con disprezzo, finalmente!
Chiuso in una scatola di cemento: ogni stupido ideale, ogni Dio creato, ogni paura instillata subdolamente, perde di significato, il tuo corpo non si muove più ma sei libero.
Ritorni al mondo “Giusto” e cerchi di essere apparentemente convenzionale, ti sforzi, e anche questa diventa una forma di sopravvivenza coatta.
Sei la contraddizione di te stesso, sfaccettato cammini verso tutte le esperienze, con il viso trasparente cammini tra la gente,affinché ognuno possa apporre la maschera che più aggrada, la sicumera potrà crescere forgiandosi nell’accidia.
“Sapeste che pena rifugiarsi nei meandri dell’inesplorato forestiero che risiede nel passato.”
Procrastino l’ultimo momento bevendo ogni goccia succulenta che dalla miserrima vita cade nel mio giardino, i Giusti troveranno le parole per esprimere l’aspro disprezzo che Dio mi ha riservato.
Inestimabili queste nuove lacrime, scolpite e indelebili nella coscienza di un passato mai sopito.
E alla fine, a chi chiederà cosa vidi nell’abisso, io risponderò: “Tra una fragile carezza e un delicato bacio: l’Orrore.
Tutto ciò che scrivo è solo frutto della mia fervida fantasia.
o.O