Articolo trovato intitolato moderne schiavitù, copio e incollo:
Come arrivano, come sono sfruttate.
Arrivano con visti turistici o visti per lavoro, falsi o reali. Per le ragazze nigeriane quasi sempre l'arrivo in Italia si concretizza dopo un lungo ed estenuante viaggio attraverso il deserto, e dopo aver attraversato il mediterraneo con barconi e mezzi di fortuna. Vengono convinte a lasciare il loro paese con la promessa di un lavoro che possa risolvere i problemi di intere famiglie nel paese di origine.
Lo sfruttamento per le ragazze dell'est è gestito da organizzazioni criminali che con la forza e la violenza schiavizzano le donne cadute nella loro rete. Talvolta rapiscono o minacciano anche i figli o altri familiari delle vittime.
Per le ragazze africane (quasi tutte nigeriane) lo sfruttamento si basa su minacce e violenze su loro stesse e sulle loro famiglie. Spesso è anche una costrizione psicologica, infatti questi criminali agiscono sulle credenze della cultura animista, riti woodoo con promesse e giuramenti fatti davanti a sacerdoti e sacerdotesse e spesso anche davanti a tutto il villaggio. In questo modo c'è anche un legame psicologico molto forte, quasi sempre più forte di qualsiasi violenza.
Quante le vittime, quanti i clienti.
In Italia vi sono tra le 50.000 e le 60.000 donne che si prostituiscono, di queste il 70% sono vittime di sfruttamento. Tra le ragazze nigeriane questa percentuale sale quasi al 90%. Si stima (fonte Caritas) che le ragazze nigeriane, vittime di sfruttamento, siano più della metà di tutte le prostitute in Italia.
Questi i principali paese di provenienza:
Nigeria 52%
Romania 9%
Cina 8%
Italia 6%
Albania 5%
Marocco e Tunisia 4%
Repubbliche ex-sovietiche 10%
Altra provenienza 6%
I clienti ogni anno sono circa 500.000, si calcola che almeno 4 milioni di italiani abbiano usato una donna prostituta almeno una volta.
Abbiamo coniato un termine per tutti quei "clienti" che frequentano le prostitute pur sapendo che sono sfruttate "Violentatori a pagamento".
Come aiutare.
Per la legge italiana, la vittima che denuncia i propri sfruttatori ha diritto al permesso di soggiorno per protezione sociale. Viene accolta in una struttura protetta ed accompagnata in un percorso psicologico, prima di tutto, e poi di formazione e lavoro. Tutto ciò è garantito dall'articolo 18 della legge Bossi-Fini (n. 189 del 30.7.2002) ..
Purtroppo però la stessa legge Bossi-Fine pone ostacoli dal punto di vista pratico di due tipologie:
Le ragazze che denunciano i loro sfruttatori avranno riconosciuto il permesso di soggiorno per "protezione sociale" solo dopo che i loro sfruttatori sono stati condannati in via definitiva, e i tempi della giustizia in Italia si sa quali sono. Molto spesso, inoltre, gli sfruttatori, che hanno ingenti possibilità economiche, vengono denunciati a "piede libero" o agli "arresti domiciliari". Hanno tutto il tempo per scomparire o ritornare indisturbati nei loro paesi di origine. Nel tempo che intercorre tra la denuncia e la condanna (a volte anche 3 o 4 anni) la ragazza, pur protetta, vive in un continuo stato di paura psicologica .. e comunque sempre nel dubbio che il tanto agognato permesso di soggiorno può anche non arrivare mai. Le denunce quindi sono molto poche e le ragazze molto spesso preferiscono semplicemente "farsi proteggere".
L'introduzione del "reato di clandestinità" (legge n. 95 del 15.7.2009 che ha introtto l'articolo 10 bis alla citata legge Bossi-Fini) ha complicato di molto le cose, rendendo del tutto vani gli sforzi delle associazioni di volontariato nel cercare di dare dignità e un futuro a queste ragazze. il 95% delle ragazze che si trovano in condizioni di "sfruttamento sessuale" sono prive di documenti per il soggiorno in Italia, e quindi clandestine.
La Corte Europea per i diritti dell'uomo nell'aprile del 2011 ha condannato l'Italia per l'introduzione di questo reato perché "non si può considerare reato il semplice status giuridico di una persona", per gli stessi motivi è in corso l'iter per dichiarare "incostituzionale" il famigerato art. 10 bis (Bossi-Fini). Purtroppo il governo Monti non ha nemmeno preso in considerazione la materia "immigrazione" per altre priorità, quelle econimiche.
Foundation for Africa, e tantissime altre associazioni di volontariato che operano con le ragazze sfruttate, condannano una legge, la Bossi-Fini, perché:
Mette sullo stesso piano sfruttati e sfruttatori, ai primi (privi di mezzi economici e senza documenti) non garantisce una adeguata protezione e una adeguata assistenza legale, mentre gli sfruttatori, che hanno illimitate possibilità economiche, sono sempre assistiti da avvocati senza scrupoli. Chi viene sfruttato deve avere assistenza legale adeguata, un permesso di soggiorno subito all'inizio della collaborazione e soprattutto una protezione adeguata. Tutto questo, allo stato delle cose, è garantito solo dalle associazioni di volontariato che spesso "rischiano" in proprio se non denunciano alle forze di polizia "la ragazza" senza documenti.
Reato di clandestinità, da abolire. Non è con questi mezzi che si combatte l'immigrazione illegale e lo sfruttamento di esseri umani.
L'innalzamento da 3 mesi a 18 mesi la possibilità di reclusione dell'immigrato nei Centri di Identificazione (C.I.E.) è un atto arbitrario e di forza che viola la libertà personale di persone che non hanno mai commesso reati.
"Jennifer, nigeriana, aveva 20 anni quando è stata mandata dalla famiglia in Europa per lavorare i problemi economici della famiglia. Prima di partire è stata portata da un medico tradizionale (uno stregone) che con un rito woodoo le ha fatto giurare di pagare il debito fatto dalla madame per portarla in Italia a lavorare in una fabbrica. Quando era in Nigeria le avevano detto che il debito era di 55.000 naira (la moneta locale che al cambio attuale corrisponde più o meno a 3.000 euro). Insomma una cifra ragionevole e quindi Jennifer è stata affidata a queste persone prive di scrupoli.
Arrivata in Italia attraverso il Marocco, Jennifer ha capito che non c'erano né lavoro, né documenti, ma solo tante violenze e cattiverie .. e soprattutto ha scoperto che il suo debito non era di 55.0 naira, ma di 55.00 euro. È stata messa in strada 10 ore al giorno, tutti i giorni per due anni. I soldi però, secondo la madame che la ospitava in casa, erano pochi e così Jennifer veniva continuamente picchiata, minacciata lei e la sua famiglia con lo "ju-ju" (un rituale per richiamare le promesse fatte con il woodoo).
Dopo una violenza subita in strada da un cliente, Jennifer ha deciso di scappare e rompere i contatti con i suoi sfruttatori affidandosi all'Associazione "Amici di Lazzaro" che opera nel Torinese e che dal 2000 ha già aiutato e accolto circa 300 ragazze vittime di tratta costrette a prostituirsi nella città di Torino.
Jennifer ha denunciato i suoi sfruttatori, lavora con una ditta di pulizie industriali al mattino e alla sera frequenta un corso per imparare l'italiano e per prendere il diploma di scuola superiore. Ha cambiato città (ovviamente) e vita e soprattutto ha ritrovato la dignità perduta.
Come arrivano, come sono sfruttate.
Arrivano con visti turistici o visti per lavoro, falsi o reali. Per le ragazze nigeriane quasi sempre l'arrivo in Italia si concretizza dopo un lungo ed estenuante viaggio attraverso il deserto, e dopo aver attraversato il mediterraneo con barconi e mezzi di fortuna. Vengono convinte a lasciare il loro paese con la promessa di un lavoro che possa risolvere i problemi di intere famiglie nel paese di origine.
Lo sfruttamento per le ragazze dell'est è gestito da organizzazioni criminali che con la forza e la violenza schiavizzano le donne cadute nella loro rete. Talvolta rapiscono o minacciano anche i figli o altri familiari delle vittime.
Per le ragazze africane (quasi tutte nigeriane) lo sfruttamento si basa su minacce e violenze su loro stesse e sulle loro famiglie. Spesso è anche una costrizione psicologica, infatti questi criminali agiscono sulle credenze della cultura animista, riti woodoo con promesse e giuramenti fatti davanti a sacerdoti e sacerdotesse e spesso anche davanti a tutto il villaggio. In questo modo c'è anche un legame psicologico molto forte, quasi sempre più forte di qualsiasi violenza.
Quante le vittime, quanti i clienti.
In Italia vi sono tra le 50.000 e le 60.000 donne che si prostituiscono, di queste il 70% sono vittime di sfruttamento. Tra le ragazze nigeriane questa percentuale sale quasi al 90%. Si stima (fonte Caritas) che le ragazze nigeriane, vittime di sfruttamento, siano più della metà di tutte le prostitute in Italia.
Questi i principali paese di provenienza:
Nigeria 52%
Romania 9%
Cina 8%
Italia 6%
Albania 5%
Marocco e Tunisia 4%
Repubbliche ex-sovietiche 10%
Altra provenienza 6%
I clienti ogni anno sono circa 500.000, si calcola che almeno 4 milioni di italiani abbiano usato una donna prostituta almeno una volta.
Abbiamo coniato un termine per tutti quei "clienti" che frequentano le prostitute pur sapendo che sono sfruttate "Violentatori a pagamento".
Come aiutare.
Per la legge italiana, la vittima che denuncia i propri sfruttatori ha diritto al permesso di soggiorno per protezione sociale. Viene accolta in una struttura protetta ed accompagnata in un percorso psicologico, prima di tutto, e poi di formazione e lavoro. Tutto ciò è garantito dall'articolo 18 della legge Bossi-Fini (n. 189 del 30.7.2002) ..
Purtroppo però la stessa legge Bossi-Fine pone ostacoli dal punto di vista pratico di due tipologie:
Le ragazze che denunciano i loro sfruttatori avranno riconosciuto il permesso di soggiorno per "protezione sociale" solo dopo che i loro sfruttatori sono stati condannati in via definitiva, e i tempi della giustizia in Italia si sa quali sono. Molto spesso, inoltre, gli sfruttatori, che hanno ingenti possibilità economiche, vengono denunciati a "piede libero" o agli "arresti domiciliari". Hanno tutto il tempo per scomparire o ritornare indisturbati nei loro paesi di origine. Nel tempo che intercorre tra la denuncia e la condanna (a volte anche 3 o 4 anni) la ragazza, pur protetta, vive in un continuo stato di paura psicologica .. e comunque sempre nel dubbio che il tanto agognato permesso di soggiorno può anche non arrivare mai. Le denunce quindi sono molto poche e le ragazze molto spesso preferiscono semplicemente "farsi proteggere".
L'introduzione del "reato di clandestinità" (legge n. 95 del 15.7.2009 che ha introtto l'articolo 10 bis alla citata legge Bossi-Fini) ha complicato di molto le cose, rendendo del tutto vani gli sforzi delle associazioni di volontariato nel cercare di dare dignità e un futuro a queste ragazze. il 95% delle ragazze che si trovano in condizioni di "sfruttamento sessuale" sono prive di documenti per il soggiorno in Italia, e quindi clandestine.
La Corte Europea per i diritti dell'uomo nell'aprile del 2011 ha condannato l'Italia per l'introduzione di questo reato perché "non si può considerare reato il semplice status giuridico di una persona", per gli stessi motivi è in corso l'iter per dichiarare "incostituzionale" il famigerato art. 10 bis (Bossi-Fini). Purtroppo il governo Monti non ha nemmeno preso in considerazione la materia "immigrazione" per altre priorità, quelle econimiche.
Foundation for Africa, e tantissime altre associazioni di volontariato che operano con le ragazze sfruttate, condannano una legge, la Bossi-Fini, perché:
Mette sullo stesso piano sfruttati e sfruttatori, ai primi (privi di mezzi economici e senza documenti) non garantisce una adeguata protezione e una adeguata assistenza legale, mentre gli sfruttatori, che hanno illimitate possibilità economiche, sono sempre assistiti da avvocati senza scrupoli. Chi viene sfruttato deve avere assistenza legale adeguata, un permesso di soggiorno subito all'inizio della collaborazione e soprattutto una protezione adeguata. Tutto questo, allo stato delle cose, è garantito solo dalle associazioni di volontariato che spesso "rischiano" in proprio se non denunciano alle forze di polizia "la ragazza" senza documenti.
Reato di clandestinità, da abolire. Non è con questi mezzi che si combatte l'immigrazione illegale e lo sfruttamento di esseri umani.
L'innalzamento da 3 mesi a 18 mesi la possibilità di reclusione dell'immigrato nei Centri di Identificazione (C.I.E.) è un atto arbitrario e di forza che viola la libertà personale di persone che non hanno mai commesso reati.
"Jennifer, nigeriana, aveva 20 anni quando è stata mandata dalla famiglia in Europa per lavorare i problemi economici della famiglia. Prima di partire è stata portata da un medico tradizionale (uno stregone) che con un rito woodoo le ha fatto giurare di pagare il debito fatto dalla madame per portarla in Italia a lavorare in una fabbrica. Quando era in Nigeria le avevano detto che il debito era di 55.000 naira (la moneta locale che al cambio attuale corrisponde più o meno a 3.000 euro). Insomma una cifra ragionevole e quindi Jennifer è stata affidata a queste persone prive di scrupoli.
Arrivata in Italia attraverso il Marocco, Jennifer ha capito che non c'erano né lavoro, né documenti, ma solo tante violenze e cattiverie .. e soprattutto ha scoperto che il suo debito non era di 55.0 naira, ma di 55.00 euro. È stata messa in strada 10 ore al giorno, tutti i giorni per due anni. I soldi però, secondo la madame che la ospitava in casa, erano pochi e così Jennifer veniva continuamente picchiata, minacciata lei e la sua famiglia con lo "ju-ju" (un rituale per richiamare le promesse fatte con il woodoo).
Dopo una violenza subita in strada da un cliente, Jennifer ha deciso di scappare e rompere i contatti con i suoi sfruttatori affidandosi all'Associazione "Amici di Lazzaro" che opera nel Torinese e che dal 2000 ha già aiutato e accolto circa 300 ragazze vittime di tratta costrette a prostituirsi nella città di Torino.
Jennifer ha denunciato i suoi sfruttatori, lavora con una ditta di pulizie industriali al mattino e alla sera frequenta un corso per imparare l'italiano e per prendere il diploma di scuola superiore. Ha cambiato città (ovviamente) e vita e soprattutto ha ritrovato la dignità perduta.