Preso da nostalgica tristezza, l'altra sera mi sono concesso un ritorno - a piedi - in via Cantore, rendendo omaggio alla mattonella della mia draculiana del cuore, Raluchina. Ora per farne una, ce ne sono 3. Decido di scegliere una giovine donzella dalle forme carine e dal viso imbronciato. Ci appartiamo in zona vicinissima dalla quale poter osservare dall'alto le luci della Vecchia Zena.
Per un menù base (Vu-20) posa le cuffiette con le quali si intratteneva animosamente con controparte draculiana, e inizia a occuparsi del mio Poseidon, mentre mi gusto la visuale principesca della città dall'alto. La ragazza raggiunge una sufficienza striminzita nell'arte oratoria, ma si lascia toccare e quel corpo giovane vale indubbiamente il compenso elargito in anticipo (che tristezza il pagamento anticipato). Decido di accompagnare il suo movimento da novizia con la mia mano sul suo capo, sino a quando giungo a maturare l'idea che sia il momento di dare alla mia damigella, il latte paterno - espressione perfetta vista la nostra differenza di età. La ragazza accoglie, qualcosina deposita nel di lei stomachino (per errore, non illudetevi) e il grosso - me tapino - lo espelle sul selciato, lasciandomi poi lì a ricompormi, un po' contento, e un po' triste (l'animo del punter è sempre velato di malinconica malinconia). Non le ho chiesto il nome, ma è la più carina delle 3. La riproverò? Probabile, mandando il Poseidon in esplorazione adeguatamente bardato.