Ebbene, amica mia, mi son venuti in mente alcuni episodi gustosi che mi son successi svariati anni or sono. Avevo appena cominciato e frequentare quello che poi sarebbe divenuto il mio attuale marito, che fummo invitati a cena nella loro suite di uno dei più esclusivi alberghi romani da una celebre coppia di attori hollywoodiani, a quei tempi accompagnati da una fama sinistra di debosciati dediti al sesso più sfrenato. La cena volgeva al termine, eravamo alquanto brilli ma debbo dire che i due mi erano parsi di una noia mortale. Così, spinta dall’alcol, li provocai, citando la fama che avevano in Italia e sfidandoli a mostrarmi qualcosa che non avevo mai visto. Lui cambiò immediatamente espressione e capii che l’avevo punto sul vivo. “Montana”, mi disse guardandomi fisso negli occhi, “scommetto di poterti mostrare un giochetto che io e A. facciamo ogni tanto per gli amici più intimi e che tu non conosci. Se perdo, prometto che tu domani alla mia conferenza stampa potrai dire quello che vorrai di noi ed io lo confermerò: se vinco, l’unica cosa che voglio è che tu accetti di fare con me il gioco subito dopo.” Naturalmente, morbosamente incuriosita, accettai subito. F. si fece portare dal cameriere una magnum di Dom Perignon ghiacciato e chiese anche una candela mangiafumo, tozza e non troppo lunga. A. nel frattempo si era spogliata, poi si era messa in ginocchio sul tavolo, con le cosce in verticale e la testa fra le ginocchia, offrendo ano e vulva ben schiusi come se fossero dei portafiori. “Noi lo chiamiamo l’idrante, non è vero, cara?” A. annuì beata, mentre F. gli infilava la candela nella vagina sino a far spuntare poco più dello stoppino, che accese subito dopo. Mentre la candela accesa cominciava a far sciogliere la cera che colava intorno alla vulva di A., F. aveva impugnato la magnum di champagne e aveva cominciato a scuoterla violentemente, mentre armeggiava per togliere la gabbietta e la stagnola. “Sbrigati, caro” cominciò a gemere A., “comincio a bruciare, mio bel pompiere, aiutami, ti prego...”. F. ormai aveva scosso a lungo la bottiglia e cominciava a sturare il tappo, mentre recitava come da un copione ben noto: “coraggio, resisti, stiamo per arrivare...” F, si portò con il collo della bottiglia accanto al pube di A. e, mentre dava gli ultimi giri al tappo mi chiedevo se spegnere la candela con lo schizzo dello champagne era il massimo della perversione che sapessero immaginare. Improvvisamente il tappo saltò, ma con nostra somma sorpresa, prima che una sola bollicina saltasse fuori, F. l’aveva fulmineamente rovesciata e solidamente impiantata nel culo di A. per tutto il collo! A. emise un mugolio di dolore misto a piacere e mentre noi osservavamo stupefatti F. cominciò a contare: “Uno, due, tre, ...”. Il contenuto della bottiglia era ormai una tempesta di bollicine che si sversava nell’ano dilatato di A.; al venti esatto F. estrasse la bottiglia semivuota dal culo con un colpo secco ed un istante dopo un formidabile schizzo di champagne proruppe dall’ano di A., in tutto e per tutto indistinguibile dal getto che ci si sarebbe aspettati poco prima dalla bottiglia stessa, spegnendo sfrigolando la candela e ricoprendola di bollicine.
Una volta, tentando una variante, accadde un altro episodio degno di racconto. Una sera, dopo una cenetta intima a casa nostra, ci venne voglia di ripetere il giochetto, ma scoprimmo che in frigo c’erano solo bottiglie mignon di champagne. Stavamo per lasciar perdere, delusi, quando ebbi un’illuminazione: perché non tentare a ruoli invertiti, candela in culo e bottiglia nella fica, avvantaggiandosi delle sue dimensioni ridotte? Detto fatto, dopo qualche istante ero nuda in posizione sul tavolo. Mio marito mi infila la candela regolamentare in culo, l’accende, e la cera bollente comincia a colarmi sullo sfintere. Poi comincia ad agitare freneticamente la bottiglietta, mentre io ero già bagnatissima davanti. Scarta la stagnola, svita il tappo, e fulmineamente m’infila la bottiglietta nella vagina... e qui le cose cominciarono ad andare diversamente dal solito! Fu la bottiglietta piccola, fu che ero già zuppa, sta di fatto che non mi entra solo il collo, ma l’intera bottiglia sino quasi al fondo mi si pianta nella fica! Colto di sorpresa, lui continuava a tenerla dentro tutta senza sapere bene che fare, sino a quando contare, quando improvvisamente le bollicine gelate mi fecero contrarre spasmodicamente i muscoli pelvici. Ora, dovete sapere che ho dei muscoli pelvici estremamente sviluppati e forti. Quando avevo mia figlia Mortezia da svezzare, avevo preso l’abitudine di fargli la purea di banane spremendogliele nella vagina. Erano i tempi in cui dall’America, sia i sessuologi, sia Giorgina Spelvin, esortavano le donne ad esercitare i muscoli pelvici per avere e dare grandi orgasmi e, non volendo restare indietro, avevo escogitato questo sistema per unire l’utile al dilettevole. Questo spasmo dei muscoli esercitò una violentissima spinta per l’espulsione della bottiglia: mio marito, preso alla sprovvista, se la fece scivolare di mano, e le due spinte congiunte dei miei muscoli con quello del gas dello champagne fecero sì che la bottiglietta mi schizzasse fuori dalla vagina come un proiettile, colpendo in pieno un lampadario di Murano sopra di me e mandandolo in mille pezzi, per poi ricadere sul pavimento di marmo e schiantarsi in una pioggia di schegge! Fummo totalmente coperti di frammenti di vetro e di cristallo, tanto che io dovetti ricorrere al pronto soccorso ginecologico per farmene estrarre decine impiantatesi nelle mie parti basse! Per fortuna l’ano era protetto dalla cera!
non pago per fare sesso: pago per essere libero un minuto dopo.