La porta si chiude lasciando il mondo fuori.
Lentamente sul mio agognato corpo l’acqua scroscia, portando con sé l’ultimo odore non mio essa respira.
Silenziosamente la solitudine famelicamente sbrana la giornata agonizzante fatta di sconosciuti incontri.
Perlacee curve disegna la crema sullo splendido incarnato, se alzo lo sguardo vedo la stanchezza lasciare posto ai timidi e ingenui sogni di bambina.
Esausta trovo quiete tra lenzuola fresche di bucato, mentre l’assenza percuote la mente, l’anima mia è volata verso il domani.
Piccole case di carta colorata sul comodino, osservano il mio tempo sfiorire, quante ancora dovrò farne prima di smettere?
Fuggo nel passato pigmentando illusori castelli ; “ Cosa vuoi fare da grande?”
Parole su parole hanno celebrato le purpuree labbra, vacui discorsi e infiniti dialoghi votati al nulla hanno esacerbato l’ultimo mio spunto sincero.
Il frugale pasto si riflette sullo schermo acceso, ogni cucchiaiata mandata giù è uno scampolo di vita non assaporato, inghiottito nell’attesa di un altro Lui da far sentire unico.
Riprendo la maschera; chi devo essere oggi? Quale parte interpretare per l’ingannevole realtà? Chimera per gli uomini son diventata.
Lumeggiando l’immaginifica passione ho inventato il lieto fine.
Sontuosa la notte mi inchioda su questo metro di nero asfalto.
Illusi lentamente sfilano come Mannequin sotto il mio giudizio, fari illustrano il mio candido esotismo, ma tua moglie non lo deve sapere.
Scivolosa e profonda brucia la ferita che porto dentro, come sale infuoca la certezza di essere viva.
Il mio destino in mano a un soffio di vento.
Sfilo tra le gente innocente pensando di essere niente,i tuoi sguardi biechi e feroci fanno nel cuore mio breccia, ma stasera cercherai il paradiso tra le mie braccia.
Sassate al veleno seminate, amari e pungenti cadono gli spilli dell’ipocrisia, strazianti ricordi emergono tra un “Quanto?” e un “Andiamo”; svogliate cortesie preludono al vento dello sfogo vorace.
Ma tra mille sorrisi e un bacio non dato, sarà il mio che ricorderai, chiedendoti:” Ma come fai?”
Un inconscio fragile e un sogno complice sono ora per te, mi basta poco per venir via.
Ciecamente insoddisfatta, invitante e amante, finalmente sarò tua splendente.
L’emozione arriverà un giorno facendomi scordare ciò che era mio, ciò che ho perso.
Tutto ciò che scrivo è solo frutto della mia fervida fantasia.
Lentamente sul mio agognato corpo l’acqua scroscia, portando con sé l’ultimo odore non mio essa respira.
Silenziosamente la solitudine famelicamente sbrana la giornata agonizzante fatta di sconosciuti incontri.
Perlacee curve disegna la crema sullo splendido incarnato, se alzo lo sguardo vedo la stanchezza lasciare posto ai timidi e ingenui sogni di bambina.
Esausta trovo quiete tra lenzuola fresche di bucato, mentre l’assenza percuote la mente, l’anima mia è volata verso il domani.
Piccole case di carta colorata sul comodino, osservano il mio tempo sfiorire, quante ancora dovrò farne prima di smettere?
Fuggo nel passato pigmentando illusori castelli ; “ Cosa vuoi fare da grande?”
Parole su parole hanno celebrato le purpuree labbra, vacui discorsi e infiniti dialoghi votati al nulla hanno esacerbato l’ultimo mio spunto sincero.
Il frugale pasto si riflette sullo schermo acceso, ogni cucchiaiata mandata giù è uno scampolo di vita non assaporato, inghiottito nell’attesa di un altro Lui da far sentire unico.
Riprendo la maschera; chi devo essere oggi? Quale parte interpretare per l’ingannevole realtà? Chimera per gli uomini son diventata.
Lumeggiando l’immaginifica passione ho inventato il lieto fine.
Sontuosa la notte mi inchioda su questo metro di nero asfalto.
Illusi lentamente sfilano come Mannequin sotto il mio giudizio, fari illustrano il mio candido esotismo, ma tua moglie non lo deve sapere.
Scivolosa e profonda brucia la ferita che porto dentro, come sale infuoca la certezza di essere viva.
Il mio destino in mano a un soffio di vento.
Sfilo tra le gente innocente pensando di essere niente,i tuoi sguardi biechi e feroci fanno nel cuore mio breccia, ma stasera cercherai il paradiso tra le mie braccia.
Sassate al veleno seminate, amari e pungenti cadono gli spilli dell’ipocrisia, strazianti ricordi emergono tra un “Quanto?” e un “Andiamo”; svogliate cortesie preludono al vento dello sfogo vorace.
Ma tra mille sorrisi e un bacio non dato, sarà il mio che ricorderai, chiedendoti:” Ma come fai?”
Un inconscio fragile e un sogno complice sono ora per te, mi basta poco per venir via.
Ciecamente insoddisfatta, invitante e amante, finalmente sarò tua splendente.
L’emozione arriverà un giorno facendomi scordare ciò che era mio, ciò che ho perso.
Tutto ciò che scrivo è solo frutto della mia fervida fantasia.