Ricordo il giorno in cui ti vidi la prima volta.
Ero seduta dietro la scrivania e tu passasti davanti, diretto al colloquio di lavoro che ti avrebbe portato ad essere oggi quello che sei.
Ricordo che pensai "assolutamente interessante, questo tipo mi piace".
Entrasti a far parte dello staff e si vide subito di che pasta fossi fatto. Avevi un talento decisamente superiore alla media, avevi determinazione, precisione, furbizia, scaltrezza.
Non so cosa mi piacesse di piu', forse tutto, so che ti vedevo passare sicuro, con quell'anello al dito che non disturbava, avevi quasi 12 anni in meno di me, potevi essere una bella avventura ma nulla di piu'.
Il destino volle che avessimo scrivanie vicine, tu eri il mio "istruttore":
Eri arrogante, impertinente, esageratamente puntiglioso, volutamente odioso. Ricordo il giorno che irruppi nello studio del grande capo dicendo "levami di torno quella m...di A che lo faccio a pezzi".
Lui rispose "forse fa cosi' perche' non gliela dai?".
Non te la davo...e perche'non la chiedevi?
Poi, un giorno, mi arrivo' un mess sull cell da un numero non rubricato. Diceva "ciuccia" ricordi? Ed io risposi "beh, per essere una persona che non conosco complimenti per la signorilita'..."
Nacque tutto su un "ciuccia", dovevo capirlo gia'da questo che quel "ciuccia" non era l'asino che tu intendevi...
Cominciammo giocando, tu che mi sfioravi in studio, io che mi allungavo sulla tua scrivania volutamente a 90 gradi, corpi che si incontravano davanti la fotocopiatrice, vibranti come corde di chitarra, io che lo sentivo in te, tu che lo sentivi in me..
Quella prima volta a casa tua, con te che mi sudavi addosso, spalmare il tuo sudore sul mio corpo, vederti venire, farlo e farlo e farlo ancora, uscire all'alba, tornare a casa su everything di Bouble'..
..poi le tue telefonate da New York, il tuo correre in studio appena potevi, trascurare tua moglie, trovarci il sabato a farlo contro il muro, le tue mani a
bloccare le mie, la tua mano a frugarmi fino a farmi venire, chiuderci nel bagno, farlo nel corridoio con la donna delle pulizie..
Ed un 17 di aprile sentirti dire quel "Ti amo".
Guardarti, non crederci, dirti di andarci piano perche' non era possibile solo in un mese, dirti che per me non era cosi'.
Dirti che la nostra era solo un'avventura, che avevamo detto di non innamorarci. Dirtelo, dirmelo, perche' non dovevo, non dovevo, non potevo, ero gia' stata ferita, non potevo, non potevo...innamorarmi.
Magari....ricordi "magari" di Zero?
Notti di messaggi, di skype, di lettere, di parole magiche sussurrate con l'intensita' di un uragano.
E farlo .. farlo e farlo.
Farlo anche solo baciandosi.
Avere voglia di te, sempre, ovunque, nel corpo, nella mente, nel cuore..nell'anima.
Avere voglia di me, sempre, ovunque, nel corpo, nella mente, nel cuore..nell'anima.
Sei mesi di pura follia.
Le cose che facevi, le cose che mi facevi fare, i tuoi occhi sempre nei miei, i miei sempre nei tuoi, leggerci dentro solo ad uno sguardo. Vivere in simbiosi tutto il giorno, fianco a fianco, mentre ti vedevo trasformare. Ti avevo conosciuto bruco, pian piano la farfalla che era in te si stava materializzando.
Ti vedevo sorridere, ti vedevo felice, ero innamorata follemente, come mai in vita mia, vivevo della tua felicita', del tuo respiro, che volevo su di me.
Sempre.
Scoprire a piu' di 40 anni non cosa significhi sentirsi dire "ti amo" ma....dirlo.
Quelle due parole che non vengono filtrate, depurate, analizzate dalla ragione. Quelle due parole che come un'eruzione vulcanica sfociano dalla tua pancia, ti invadono il torace, i polmoni, il cuore, per uscire da sole, cosi', come la lava fuoriesce da un cratere appena formato.
Lasciare che quelle due parole prendano tutto di te, ti rapiscano la ragione, ti riempiano l'anima, ti facciano camminare tre metri sopra il cielo, lucchetti appesi a stralci di infinito.
Tornare a sognare, tornare a progettare, tornare a...vivere.
Vederti tornare libero, vederti togliere quell'anello, vederti crescere ancora fino a prendere coscienza di te.
Fino a superare la coscienza.
Fino a...seppellire la coscienza.
Addormentarsi per anni con l'ultimo pensiero della notte rivolto a te.
Svegliarsi per anni con il primo pensiero del mattino rivolto a te.
Ti ho amato, ti amo e ti amero' per sempre.
Sempre...
Vederti baciare un'altra donna.
E poi ancora un'altra, davanti i miei occhi.
Vedere le nostre canzoni dedicate ad altre.
Veder i tuoi occhi guardarmi con distacco, anche quando i miei si riempivano di lacrime.
Sentirti raccontare di amori vissuti come i piu' grandi da te mai vissuti, senza neppure ricordare che le stesse identiche cose le avevi dette a me.
Sentirti dire di aver maltrattato donne senza neppure pensare a cio' che stavi facendo a me.
Avere ancora tutti i tuoi messaggi, leggerli e rileggerli, per capire che dopo un anno tu eri gia' altrove, non eri piu' con me, non eri piu' in me.
Ma ancora mi dicevi qualche "ti amo".
Solo io continuavo ad amarti, tu amavi solo te stesso.
Amarti cosi' tanto da aiutarti a riconquistare chi credevi di amare.
E per questo perderti del tutto, senza una spiegazione, senza un grazie, senza una parola. Cosi' come avevi dato via il tuo cane, cosi' davi via me, al primo che passasse, al cassonetto dell'indifferenziata, a qualunque cosa mi facesse allontanare da te.
Senza una parola.
Lasciare lo studio, il lavoro, andar via, lontano.
E...continuare ad amarti.
Ti ho rivisto in quest'autunno grigio come tutti gli autunni, come lo sono gli autunni della vita nell'autunno della vita.
Abbiamo fatto l'amore.
Poi mi sono vestita e sono uscita dalla tua casa completamente trasformata, come te.
Nel bagliore di quel salone tutto bianco ho avuto paura perfino di sporcare il tuo tappeto.
Non c'era piu' il tuo sudore, non c'erano ansimi, non c'erano battiti di cuore, non c'erano i tuoi occhi a guardarmi come mi guardavi.
Ti guardavo mentre mi penetravi, cercando ancora qualcosa del bruco che avevo tanto amato.
Ma era una farfalla, quella che mi stava prendendo, una farfalla dalle ali pronte a spiccare il volo.
Avrei voluto quelle parole, anche una sola, quel sudore, anche una goccia sola, quello sguardo, anche una volta sola.
Ma non c'era piu' l'amore.
C'era...sesso.
Essere trafitti dalla consapevolezza che niente e' per sempre.
Essere dilaniati dall'improvvisa mancanza dell'amore che ti aveva incatenato.
Essere disarmati di fronte la presenza dell'assenza.
Essere terrorizzati di fronte alla coscienza del nulla piu'.
Chiedersi perche' non mi sono fatta pagare.
E nelle prime ore di quella mattina, cosi' come la prima volta, salire in macchina ed accendere la radio.
Ma non ricordo quale canzone passasse.
Il sesso e' come il cibo: se mangi sempre lo stesso menù...prima o poi cambi ristorante.
Ero seduta dietro la scrivania e tu passasti davanti, diretto al colloquio di lavoro che ti avrebbe portato ad essere oggi quello che sei.
Ricordo che pensai "assolutamente interessante, questo tipo mi piace".
Entrasti a far parte dello staff e si vide subito di che pasta fossi fatto. Avevi un talento decisamente superiore alla media, avevi determinazione, precisione, furbizia, scaltrezza.
Non so cosa mi piacesse di piu', forse tutto, so che ti vedevo passare sicuro, con quell'anello al dito che non disturbava, avevi quasi 12 anni in meno di me, potevi essere una bella avventura ma nulla di piu'.
Il destino volle che avessimo scrivanie vicine, tu eri il mio "istruttore":
Eri arrogante, impertinente, esageratamente puntiglioso, volutamente odioso. Ricordo il giorno che irruppi nello studio del grande capo dicendo "levami di torno quella m...di A che lo faccio a pezzi".
Lui rispose "forse fa cosi' perche' non gliela dai?".
Non te la davo...e perche'non la chiedevi?
Poi, un giorno, mi arrivo' un mess sull cell da un numero non rubricato. Diceva "ciuccia" ricordi? Ed io risposi "beh, per essere una persona che non conosco complimenti per la signorilita'..."
Nacque tutto su un "ciuccia", dovevo capirlo gia'da questo che quel "ciuccia" non era l'asino che tu intendevi...
Cominciammo giocando, tu che mi sfioravi in studio, io che mi allungavo sulla tua scrivania volutamente a 90 gradi, corpi che si incontravano davanti la fotocopiatrice, vibranti come corde di chitarra, io che lo sentivo in te, tu che lo sentivi in me..
Quella prima volta a casa tua, con te che mi sudavi addosso, spalmare il tuo sudore sul mio corpo, vederti venire, farlo e farlo e farlo ancora, uscire all'alba, tornare a casa su everything di Bouble'..
..poi le tue telefonate da New York, il tuo correre in studio appena potevi, trascurare tua moglie, trovarci il sabato a farlo contro il muro, le tue mani a
bloccare le mie, la tua mano a frugarmi fino a farmi venire, chiuderci nel bagno, farlo nel corridoio con la donna delle pulizie..
Ed un 17 di aprile sentirti dire quel "Ti amo".
Guardarti, non crederci, dirti di andarci piano perche' non era possibile solo in un mese, dirti che per me non era cosi'.
Dirti che la nostra era solo un'avventura, che avevamo detto di non innamorarci. Dirtelo, dirmelo, perche' non dovevo, non dovevo, non potevo, ero gia' stata ferita, non potevo, non potevo...innamorarmi.
Magari....ricordi "magari" di Zero?
Notti di messaggi, di skype, di lettere, di parole magiche sussurrate con l'intensita' di un uragano.
E farlo .. farlo e farlo.
Farlo anche solo baciandosi.
Avere voglia di te, sempre, ovunque, nel corpo, nella mente, nel cuore..nell'anima.
Avere voglia di me, sempre, ovunque, nel corpo, nella mente, nel cuore..nell'anima.
Sei mesi di pura follia.
Le cose che facevi, le cose che mi facevi fare, i tuoi occhi sempre nei miei, i miei sempre nei tuoi, leggerci dentro solo ad uno sguardo. Vivere in simbiosi tutto il giorno, fianco a fianco, mentre ti vedevo trasformare. Ti avevo conosciuto bruco, pian piano la farfalla che era in te si stava materializzando.
Ti vedevo sorridere, ti vedevo felice, ero innamorata follemente, come mai in vita mia, vivevo della tua felicita', del tuo respiro, che volevo su di me.
Sempre.
Scoprire a piu' di 40 anni non cosa significhi sentirsi dire "ti amo" ma....dirlo.
Quelle due parole che non vengono filtrate, depurate, analizzate dalla ragione. Quelle due parole che come un'eruzione vulcanica sfociano dalla tua pancia, ti invadono il torace, i polmoni, il cuore, per uscire da sole, cosi', come la lava fuoriesce da un cratere appena formato.
Lasciare che quelle due parole prendano tutto di te, ti rapiscano la ragione, ti riempiano l'anima, ti facciano camminare tre metri sopra il cielo, lucchetti appesi a stralci di infinito.
Tornare a sognare, tornare a progettare, tornare a...vivere.
Vederti tornare libero, vederti togliere quell'anello, vederti crescere ancora fino a prendere coscienza di te.
Fino a superare la coscienza.
Fino a...seppellire la coscienza.
Addormentarsi per anni con l'ultimo pensiero della notte rivolto a te.
Svegliarsi per anni con il primo pensiero del mattino rivolto a te.
Ti ho amato, ti amo e ti amero' per sempre.
Sempre...
Vederti baciare un'altra donna.
E poi ancora un'altra, davanti i miei occhi.
Vedere le nostre canzoni dedicate ad altre.
Veder i tuoi occhi guardarmi con distacco, anche quando i miei si riempivano di lacrime.
Sentirti raccontare di amori vissuti come i piu' grandi da te mai vissuti, senza neppure ricordare che le stesse identiche cose le avevi dette a me.
Sentirti dire di aver maltrattato donne senza neppure pensare a cio' che stavi facendo a me.
Avere ancora tutti i tuoi messaggi, leggerli e rileggerli, per capire che dopo un anno tu eri gia' altrove, non eri piu' con me, non eri piu' in me.
Ma ancora mi dicevi qualche "ti amo".
Solo io continuavo ad amarti, tu amavi solo te stesso.
Amarti cosi' tanto da aiutarti a riconquistare chi credevi di amare.
E per questo perderti del tutto, senza una spiegazione, senza un grazie, senza una parola. Cosi' come avevi dato via il tuo cane, cosi' davi via me, al primo che passasse, al cassonetto dell'indifferenziata, a qualunque cosa mi facesse allontanare da te.
Senza una parola.
Lasciare lo studio, il lavoro, andar via, lontano.
E...continuare ad amarti.
Ti ho rivisto in quest'autunno grigio come tutti gli autunni, come lo sono gli autunni della vita nell'autunno della vita.
Abbiamo fatto l'amore.
Poi mi sono vestita e sono uscita dalla tua casa completamente trasformata, come te.
Nel bagliore di quel salone tutto bianco ho avuto paura perfino di sporcare il tuo tappeto.
Non c'era piu' il tuo sudore, non c'erano ansimi, non c'erano battiti di cuore, non c'erano i tuoi occhi a guardarmi come mi guardavi.
Ti guardavo mentre mi penetravi, cercando ancora qualcosa del bruco che avevo tanto amato.
Ma era una farfalla, quella che mi stava prendendo, una farfalla dalle ali pronte a spiccare il volo.
Avrei voluto quelle parole, anche una sola, quel sudore, anche una goccia sola, quello sguardo, anche una volta sola.
Ma non c'era piu' l'amore.
C'era...sesso.
Essere trafitti dalla consapevolezza che niente e' per sempre.
Essere dilaniati dall'improvvisa mancanza dell'amore che ti aveva incatenato.
Essere disarmati di fronte la presenza dell'assenza.
Essere terrorizzati di fronte alla coscienza del nulla piu'.
Chiedersi perche' non mi sono fatta pagare.
E nelle prime ore di quella mattina, cosi' come la prima volta, salire in macchina ed accendere la radio.
Ma non ricordo quale canzone passasse.
Il sesso e' come il cibo: se mangi sempre lo stesso menù...prima o poi cambi ristorante.