La pioggia scende battendo sulla finestra, come lacrime, scivola silenziosa nel profondo dell’anima.
Cerco angoli di passato.
I vetri per un attimo riflettono il viso segnato dal tempo ,sconcertato vedo uno sconosciuto, un uomo solo.
“In quale momento ho lasciato che mi comprassero? Dove ho gettato la mia vita? Sono solo il prodotto di precedenti azioni o figlio del destino?”
Lascio cadere tutte le accuse contro me stesso? Facile essere il giudice di se stessi, ma stanotte non sarà così per me, nessuna assoluzione.
La mia vita in mano a un soffio di vento.
Il risultato di un bilancio sbagliato, dove i rimpianti sono superiori ai rimorsi.
Il giudice e l’imputato sono la stessa persona, la dicotomia esistenziale rende il processo una farsa.
Ho sprecato la mia vita non accettando la normalità, ,ma questo da cosa è dipeso?
Non vivere la propria vita pienamente è l’offesa più grande che si possa fare a Dio e alla natura, come rifiutare schifato un dono unico, unico e giusto per me.
“Vostro Onore, scappai nella mia mente per molti anni, ma non ricordo perché lo feci”.
La depressione cancella la scintillante voglia di vivere, muovere un muscolo verso l’esterno del tuo involucro diventa impossibile.
Sprofondato nel peggiore incubo si è inclini alla parte più oscura di se stessi; è vero, feci del male a persone che lo meritarono, ma qualsiasi ragione non giustifica il male, l’odio porta solo odio, così è, all’infinito.
Non ho avuto il coraggio di vivere, ho avuto paura dei giudizi, ho temuto l’altrui sentenza, percependo lontano la vita ho cominciato a sentire i dolci e suadenti richiami della morte, perché quando stai annegando è più facile lasciarsi andare che resistere e nuotare.
Ho cercato la via semplice per risolvere i problemi, ho indirizzato la mia vita sull’illusione e quando mi sono svegliato il mondo era laureato mentre io stavo apprendendo l’ABC.
Ho fallito come uomo e come persona non intraprendendo alcun percorso di vita.
Non ho amato abbastanza chi non c’è più in questo mondo, me ne vergogno.
Mi vergogno di me stesso, perché solo io avrei potuto considerare la mia vita come bene assoluto e non l’ho fatto.
Mi vergogno perché non ho avuto il coraggio di affrontare gli ostacoli, le persone. Pavido.
Mi vergogno perché non ho una donna da amare , non ho dei figli da viziare e coccolare.
Mi vergogno della mia solitudine che vivo per scelta, si può essere più contorti mentalmente?
Non mi sono amato abbastanza e questa è già una condanna, ma quando lo realizzi, allora diventa una pena Straziante.
Mi vergogno perché non ho ancora sciolto i nodi stretti nella mia mente.
Ho lottato e ancora adesso lotto per una vita migliore, ma ogni giorno è una fatica immane fare ciò che gli altri fanno con naturalezza: coltivare una semplice relazione umana.
Invidio le persone equilibrate e chi ha trovato una sua dimensione, invidio chi ha la Fede.
Invidio chi riesce ad avere una vita sociale normale.
Alla sera, tornando dal lavoro osservo le finestre dei palazzi lungo le strade, da dietro le tende si intravedono scene comuni di famiglia, i bimbi che giocano intorno al tavolo, e il mio cuore muore ad ogni battito. La mia anima annichilisce.
Nessun Dio distratto o destino crudele ha creato questo, ma solo ogni mia singola azione compiuta con superficialità, ogni scelta non soppesata, ogni distrazione vestita di arrogante stupidità.
Ai miei nemici dico: “non abbiate cura a studiare come ferirmi, sono una persona infelice e il dolore è diventato piacevolmente insensibile”.
Ai miei amici dico:” non portate il peso della mia vita, ma portate la vostra presenza nella mia vita, io cercherò di rispondere come posso e non come vorrei”.
Bisognerebbe avere a disposizione due vite, in una si sbaglia e si impara a vivere, la seconda per vivere serenamente in armonia con il mondo e con i tuoi simili.
Non sono stato capace di apprendere e ora mi “godo” i reconditi angoli della mia ignorante solitudine.
Non ho avuto il coraggio di vivere e se adesso mi assolvessi, continuerei a farmi del male, piangendo su me stesso illudendomi che il male provenga dall’esterno, invece è sempre stato ben occultato dentro quest’anima mia.
IO, e solo IO sono stato il mio più acerrimo nemico.
Tutto ciò che scrivo è solo frutto della mia fervida fantasia.
Cerco angoli di passato.
I vetri per un attimo riflettono il viso segnato dal tempo ,sconcertato vedo uno sconosciuto, un uomo solo.
“In quale momento ho lasciato che mi comprassero? Dove ho gettato la mia vita? Sono solo il prodotto di precedenti azioni o figlio del destino?”
Lascio cadere tutte le accuse contro me stesso? Facile essere il giudice di se stessi, ma stanotte non sarà così per me, nessuna assoluzione.
La mia vita in mano a un soffio di vento.
Il risultato di un bilancio sbagliato, dove i rimpianti sono superiori ai rimorsi.
Il giudice e l’imputato sono la stessa persona, la dicotomia esistenziale rende il processo una farsa.
Ho sprecato la mia vita non accettando la normalità, ,ma questo da cosa è dipeso?
Non vivere la propria vita pienamente è l’offesa più grande che si possa fare a Dio e alla natura, come rifiutare schifato un dono unico, unico e giusto per me.
“Vostro Onore, scappai nella mia mente per molti anni, ma non ricordo perché lo feci”.
La depressione cancella la scintillante voglia di vivere, muovere un muscolo verso l’esterno del tuo involucro diventa impossibile.
Sprofondato nel peggiore incubo si è inclini alla parte più oscura di se stessi; è vero, feci del male a persone che lo meritarono, ma qualsiasi ragione non giustifica il male, l’odio porta solo odio, così è, all’infinito.
Non ho avuto il coraggio di vivere, ho avuto paura dei giudizi, ho temuto l’altrui sentenza, percependo lontano la vita ho cominciato a sentire i dolci e suadenti richiami della morte, perché quando stai annegando è più facile lasciarsi andare che resistere e nuotare.
Ho cercato la via semplice per risolvere i problemi, ho indirizzato la mia vita sull’illusione e quando mi sono svegliato il mondo era laureato mentre io stavo apprendendo l’ABC.
Ho fallito come uomo e come persona non intraprendendo alcun percorso di vita.
Non ho amato abbastanza chi non c’è più in questo mondo, me ne vergogno.
Mi vergogno di me stesso, perché solo io avrei potuto considerare la mia vita come bene assoluto e non l’ho fatto.
Mi vergogno perché non ho avuto il coraggio di affrontare gli ostacoli, le persone. Pavido.
Mi vergogno perché non ho una donna da amare , non ho dei figli da viziare e coccolare.
Mi vergogno della mia solitudine che vivo per scelta, si può essere più contorti mentalmente?
Non mi sono amato abbastanza e questa è già una condanna, ma quando lo realizzi, allora diventa una pena Straziante.
Mi vergogno perché non ho ancora sciolto i nodi stretti nella mia mente.
Ho lottato e ancora adesso lotto per una vita migliore, ma ogni giorno è una fatica immane fare ciò che gli altri fanno con naturalezza: coltivare una semplice relazione umana.
Invidio le persone equilibrate e chi ha trovato una sua dimensione, invidio chi ha la Fede.
Invidio chi riesce ad avere una vita sociale normale.
Alla sera, tornando dal lavoro osservo le finestre dei palazzi lungo le strade, da dietro le tende si intravedono scene comuni di famiglia, i bimbi che giocano intorno al tavolo, e il mio cuore muore ad ogni battito. La mia anima annichilisce.
Nessun Dio distratto o destino crudele ha creato questo, ma solo ogni mia singola azione compiuta con superficialità, ogni scelta non soppesata, ogni distrazione vestita di arrogante stupidità.
Ai miei nemici dico: “non abbiate cura a studiare come ferirmi, sono una persona infelice e il dolore è diventato piacevolmente insensibile”.
Ai miei amici dico:” non portate il peso della mia vita, ma portate la vostra presenza nella mia vita, io cercherò di rispondere come posso e non come vorrei”.
Bisognerebbe avere a disposizione due vite, in una si sbaglia e si impara a vivere, la seconda per vivere serenamente in armonia con il mondo e con i tuoi simili.
Non sono stato capace di apprendere e ora mi “godo” i reconditi angoli della mia ignorante solitudine.
Non ho avuto il coraggio di vivere e se adesso mi assolvessi, continuerei a farmi del male, piangendo su me stesso illudendomi che il male provenga dall’esterno, invece è sempre stato ben occultato dentro quest’anima mia.
IO, e solo IO sono stato il mio più acerrimo nemico.
Tutto ciò che scrivo è solo frutto della mia fervida fantasia.