Credevo che fosse il soprannome di una mignotta dai capelli rosso fuoco, invece..
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Marta “La Rossa”, signora d’altri tempi più crudele d’un drago..
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Zmajevac è una località che si trova nell’estremità orientale della Croazia, tra le braccia del possente Danubio. Si narra che, un tempo, fosse abitata dai draghi .
Zmajevac, attuale capitale della Baranja, stretta tra pittoreschi vigneti e dolci pianure, un tempo era famosa soprattutto per Marta “La Rossa”, potente signora locale rispetto alla quale anche il più feroce dei draghi appariva come un mansueto animale domestico.
Fino a quasi un secolo fa Zmajevac era chiamata Vörösmart, toponimo che in ungherese significa, appunto, Marta “La Rossa”, in ricordo di quella crudele feudataria dai lunghi capelli rossi che visse su queste terre seminando il terrore tra gli abitanti della Baranja.
La leggenda narra che Marta, forte del suo status di feudataria, imponesse a chiunque avesse voluto attraversare il Danubio il pagamento di una moneta d’oro; e chi non avesse avuto di che pagare, veniva convinto a lavorare nei suoi vigneti a suon di scudisciate. Possedeva una intera scuderia di stalloni aragonesi che un tempo popolavano quelle terre , non erano puledri , ma bensì giovani talenti sessualmente dotati
robusti e vigorosi , che quando si stufava li faceva affogare conservando la testa e il membro , opportunamente mummificati , come cimelio in una teca del grande salone..
L’eco delle gesta di questa crudele ed esosa signora arrivò fino alla corte del re ungherese Mattia Corvino (detto “Mattia il giusto&rdquo, il quale partì da Buda alla volta della Baranja per sincerarsi di persona se fossero vere le nefandezze che si narravano.
Travestitosi da contadino, anche il re, fingendo di non avere di che pagare la zattera, finì ai lavori forzati nelle vigne di Marta. Nel corso della giornata ebbe modo di vedere con i propri occhi il terribile destino che toccava a tutti coloro che dovevano guadagnarsi il passaggio del fiume in questo modo . E anche per lui , la terribile strega , gli riservo' una generosa razione di scudisciate. Ritornato a Buda, il sovrano scrisse a Marta “La Rossa” una lettera nella quale descrisse tutte le terribili nefandezze cui aveva assistito nella sua
vigna , promettendole una severa punizione.
Per timore della punizione del re e per l’insano desiderio di tenere per sé tutte le sue monete d’oro, Marta fece preparare una carrozza, vi montò sopra col suo tesoro e si gettò nel Danubio.
Tutt’oggi sulla superficie del Danubio, quando il sole riflette i propri raggi sulle acque del grandioso fiume, è possibile ammirare il luccichio delle monete d’oro di Marta “La Rossa”...
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Marta “La Rossa”, signora d’altri tempi più crudele d’un drago..
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Zmajevac è una località che si trova nell’estremità orientale della Croazia, tra le braccia del possente Danubio. Si narra che, un tempo, fosse abitata dai draghi .
Zmajevac, attuale capitale della Baranja, stretta tra pittoreschi vigneti e dolci pianure, un tempo era famosa soprattutto per Marta “La Rossa”, potente signora locale rispetto alla quale anche il più feroce dei draghi appariva come un mansueto animale domestico.
Fino a quasi un secolo fa Zmajevac era chiamata Vörösmart, toponimo che in ungherese significa, appunto, Marta “La Rossa”, in ricordo di quella crudele feudataria dai lunghi capelli rossi che visse su queste terre seminando il terrore tra gli abitanti della Baranja.
La leggenda narra che Marta, forte del suo status di feudataria, imponesse a chiunque avesse voluto attraversare il Danubio il pagamento di una moneta d’oro; e chi non avesse avuto di che pagare, veniva convinto a lavorare nei suoi vigneti a suon di scudisciate. Possedeva una intera scuderia di stalloni aragonesi che un tempo popolavano quelle terre , non erano puledri , ma bensì giovani talenti sessualmente dotati
robusti e vigorosi , che quando si stufava li faceva affogare conservando la testa e il membro , opportunamente mummificati , come cimelio in una teca del grande salone..
L’eco delle gesta di questa crudele ed esosa signora arrivò fino alla corte del re ungherese Mattia Corvino (detto “Mattia il giusto&rdquo, il quale partì da Buda alla volta della Baranja per sincerarsi di persona se fossero vere le nefandezze che si narravano.
Travestitosi da contadino, anche il re, fingendo di non avere di che pagare la zattera, finì ai lavori forzati nelle vigne di Marta. Nel corso della giornata ebbe modo di vedere con i propri occhi il terribile destino che toccava a tutti coloro che dovevano guadagnarsi il passaggio del fiume in questo modo . E anche per lui , la terribile strega , gli riservo' una generosa razione di scudisciate. Ritornato a Buda, il sovrano scrisse a Marta “La Rossa” una lettera nella quale descrisse tutte le terribili nefandezze cui aveva assistito nella sua
vigna , promettendole una severa punizione.
Per timore della punizione del re e per l’insano desiderio di tenere per sé tutte le sue monete d’oro, Marta fece preparare una carrozza, vi montò sopra col suo tesoro e si gettò nel Danubio.
Tutt’oggi sulla superficie del Danubio, quando il sole riflette i propri raggi sulle acque del grandioso fiume, è possibile ammirare il luccichio delle monete d’oro di Marta “La Rossa”...