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divorced69
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Per lui e lei mettete i nomi degli utenti che volete (io per la mia lei avrei 2 o 3 idee )

19.30:
Erano dieci minuti che attendeva nel parcheggio vuoto, ma avrebbe atteso anche un’ora se fosse servito. Da due mesi stava aspettando l’occasione di rivederla e si sentiva eccitato come un ragazzino.
Negli ultimi anni la loro era stata una relazione alquanto anomala: ritagliarsi qualche momento per stare insieme, una volta ogni uno o due mesi, ipocritamente ignorando le loro normali vite, non perché insoddisfatti da esse, ma semplicemente per godere di attimi unici che entrambi erano consapevoli potessero essere ottenuti solo in questo modo.
C’era una “affinità elettiva” tra i due che non si riusciva a spiegare, ma giustificava qualsiasi cosa succedesse tra loro fintantoché non andava ad intaccare le loro normali vite.
Certo, durante il resto dell’anno si sentivano spesso via telefono, mail o chat ed in quelle occasioni le loro fantasie raggiungevano picchi che entrambi erano consci sarebbero rimaste tra le parole scritte, ciononostante era un ottimo “antipasto virtuale” a quei momenti “reali” che avrebbero condiviso.
L’accordo era “non fare programmi”: non preventivare niente, magari anche dannarsi per riuscire ad organizzare incontri all’ultimo minuto, con il rischio di doverli annullare senza preavviso, ma questo aggiungeva solo pepe alla situazione e quando riuscivano ad ottenere  anche solo mezz’ora per un aperitivo, indipendentemente da quello che sarebbe successo, tornavano poi a casa felici e riuscivano a trasmettere tale serenità anche alle loro normali vite.
Non fare programmi… vero, ma questa  volta c’erano delle cose che lui voleva fare, cose che aveva sognato negli ultimi mesi e che solo con lei , se fossero realizzate… avrebbero dato un gusto unico all’incontro, perché questo era il concetto alla base: rendere il momento unico in sé, un momento che è indifferente al mondo che li circonda, ininfluente su cosa c’era prima e cosa ci sarà dopo… un momento… punto e basta!

La macchina parcheggiò a fianco alla sua: sorrideva da dietro il parabrezza, lei uscì raccogliendo la sua borsa, lui la aspettava subito dietro, quasi volesse saltarle addosso, ma si limitò ad aspettare che chiudesse la portiera e si voltasse in modo da esserle a pochi centimetri dal volto.
Un piccolo bacio sulle labbra, quasi casto, poi un abbraccio forte ed un bacio sulla guancia, ed in quel bacio tutto il suo corpo premette su di lei come a dirle “Senti quanto ti desidero?”. Un sorriso, ma nessuna parola se non “ciao”.
Subito in macchina: ogni minuto era prezioso.
Poco importava il leggero languore “… mi spiace farti saltare la cena: casomai, dopo, mangiamo un panino al McDonald ok?”, lei sorrise sia con la bocca che con i suoi profondi occhi castani e si limitò a stuzzicarlo “… proprio non ce la fai più a resistere … vero?”.
I dieci minuti successivi di viaggio fino al motel furono silenziosi: entrambi volevano parlare di cosa gli era successo negli ultimi due mesi , oltre a tutto ciò che si erano già precedentemente raccontati, ma entrambi volevano farlo dopo… o meglio durante… tra un amplesso ed il successivo.
Lui, come sempre, si sentiva un pelo insicuro, timoroso di non riuscire mai a soddisfarla in pieno, preoccupato di dar sfogo ai suoi istinti e dimenticare che si è in due. Aveva bisogno di rassicurazioni, di sentirsi, se possibile, ancora più desiderato di quanto già lei gli faceva capire.
La strada era buia e con poche macchine, la velocità non era sostenuta, quindi si sentì sufficientemente sicuro di staccare la mano destra dal volante e di cercare la sua coscia.
Subito una mano gli fu sopra in un finto tentativo di fermarla, ma capiva che era solo un finta, una farsa quasi a voler mantenere un “contegno” che in realtà nessuno dei due voleva tenere. La mano salì lentamente con i polpastrelli che sondavano centimetro per centimetro l’interno coscia alla ricerca di quel calore che, mano a mano che saliva, aumentava. Gli ultimi duecento metri furono con le sue dita che cercavano “di più” senza poter spostare le mutandine e i sommessi respiri di lei che cercava di mantenere il controllo.
&ldquooccia o Vasca?” chiese la tipa al desk mentre consegnavano le carte di identità. Era un aspetto che, di solito, non aveva mai contato molto visto il limitato uso della camera al letto, ma questa volta lui provò a stupirla “Vasca grazie”, lo disse guardandola in faccia ala ricerca di un segnale nello sguardo che gli facesse capire che la prima “novità” aveva generato stupore e curiosità.
Mentre parcheggiavano di fronte alla camera lei si limitò a dire “che idee ti sei messo in testa?”, lui sorrise tentando di mettere su uno sguardo lascivo, cosa che non gli era mai davvero riuscita, “sorpresa….” Disse infilando la chiave magnetica sulla porta, mentre lei saliva i gradini “… tu sei tutto matto..” e gli appoggiò un tenero bacio sulla guancia.

19.45:
La luce della camera si accese mostrando un arredamento caldo, quasi pesante, con moquette nera, tappetini ai lati di un gigantesco letto e l’enorme specchio a parete che separava l’alcova dall’enorme bagno.
Lei non fece in tempo a posare la borsa che venne subito investita da un’ondata di baci, carezze, abbracci, quasi a non darle il tempo di respirare, mentre con le mani sentiva i movimenti impacciati di lui alla ricerca della cerniera lampo alle sue spalle da aprire per toglierle l’abito.
“Aspetta!... calma un momento… riprendi fiato!” disse sorridendo, mentre gli dava le spalle per meglio fargli vedere dove si trovava la chiusura.
Lui sospirò profondamente, quasi infantilmente: si sentiva come un bimbo goloso di fronte ad un vassoio gigantesco di pasticcini… tutti invitanti, tutti per lui, ma senza sapersi decidere da dove incominciare ad assaggiare.
Il vestito scese silenziosamente lungo le gambe ed altrettanto rapidamente anche il reggiseno cadde. Le mani iniziarono delicatamente a giocare sul profilo dei seni, soffermandosi con la punta delle dita sui capezzoli mentre la bocca continuava ad assaggiare ogni centimetro di pelle del collo, alternando piccoli baci umidi sull’orecchio.
Quasi in modo materno, lei accondiscendeva a questo gioco limitandosi ad accarezzargli la testa con la mano, fino al punto in cui anche in lei l’eccitazione salì: si voltò senza aprire bocca ed iniziò a slacciargli la camicia, ma venne subito fermamente fermata “ti prego: aspetta..” lui infilò una mano in tasca da dove tirò fuori un colorato foulard blu, “questa è una vera sorpresa per te..” accennò uno sguardo supplice “.. lasciami fare…”.
Presa alla sprovvista, non osò controbattere e si limitò ad acconsentire con un cenno del capo, dandogli nuovamente le spalle.
Lui la bendò stando attento che non riuscisse a vedere, poi la condusse verso la parete a fianco al letto dove c’era l’enorme specchio. “Cosa vuoi fare?” chiese con un tono leggermente preoccupato lei, allungando le mani in cerca del compagno. Lui la baciò delicatamente sulle labbra mentre le appoggiava la schiena sul freddo dello specchio “… fidati… e rimani qui”. Il gelo iniziale percorse tutta la schiena di lei che però riuscì a controllare l’istinto di allontanarsi. Lui non era vicino a lei: provò ad annaspare di fronte con le mani senza trovarlo “&hellipove sei?... non mi piace… che combini?”. Portò la mano verso la benda, per sollevare ed osservare, ma la sua mano la bloccò “sono qui… mi sto spogliando..” , la baciò nuovamente sulla bocca, questa volta con più passione, più umido, ed iniziò a scendere con la punta della lingua mentre si contorceva per finire di spogliarsi senza interrompere quello che le aveva cominciato a fare.
La lingua scese lungo un capezzolo, per poi risalire e spostarsi sull’altro seno. Ora il torso era nudo e con le mani iniziò a massaggiarle entrambi i seni mentre affondava il viso tra loro inspirando tutto il profumo della sua pelle.. della sua voglia.
Dopo un po’ scese ulteriormente con la lingua fino all’ombelico e lì iniziò quasi a giocarci mentre con le mani si districò dai pantaloni e dalle mutande.
Scese ulteriormente, annusando la voglia della sua compagna e pregustandone il sapore.
Con piccoli baci scese lungo la coscia destra, le mani di lei lo accarezzavano gentilmente sulle spalle, ma non provò a muoversi o fare di più: quel gioco incominciava a piacerle e non voleva interromperlo. Con gentilezza alzò la gamba destra facendola puntare sul bordo del letto e posizionandola sopra la sua spalla per immergersi sul pube: sentiva che era già molto eccitata, ma aveva deciso, forse per la sua infinita insicurezza, che questa volta “avrebbe fatto tutto solo lui”, finché non avesse avuto la certezza di averle fatto raggiungere l’apice del piacere… quell’orgasmo che tutte le volte temeva di non riuscirle a dare in pieno. Non sentiva il suo sguardo addosso e questo, in qualche modo, gli dava un’ulteriore sicurezza, una determinazione che lo spinse a muoversi con foga, passione: di lì a breve era consapevole di ogni singolo sussulto, ogni mano che delicatamente gli si appoggiava sulla testa quasi timidamente a chiedere di andare più a fondo con la lingua.
Le dita si unirono al quel gioco, inondate dal suo piacere, alla ricerca di punti, di sussulti ulteriori, Un paio di volte si fermò, quando non sentiva nessun suono provenire da lei, ma ogni volta le sue mani lo riportavano sul punto con “… non smettere..” o “…ti prego: non fermarti.. ci sono quasi…” . Proseguì per minuti interminabili fino a quando entrambe le mani gli spinsero quasi con violenza la testa via dal pube con lei invasa da piccoli tremiti: finalmente era arrivato il momento anche per lui. Le baciò le mani e le riposizionò sulla sua testa come a dire “… non ancora…non toglierti la benda..” e cominciò a risalire con piccoli baci sempre tenendo la gamba destra alzata con la sua mano. Risalì sul seno, ansimante, poi sul collo, e mentre la baciava sulla bocca che lo stava cercando quasi come fosse affamata di lui, la penetrò con forza, quasi sollevandola con la sola spinta degli addominali. Le braccia di lei si strinsero sulle sue spalle, tentando di sollevarsi al ritmo delle spinte, poi accennò a voler alzare anche l’altra gamba che subito fu sostenuta dall’altra mano di lui. E così, con la schiena che strusciava sullo specchio, lasciando i segni del sudore, le punte dei piedi appoggiate sul bordo del vicino letto e le gambe sorrette da lui continuarono con foga finché lui non si girò di colpo portandola, senza che i corpi si separassero, sdraiata sul letto dove continuò con ritmo incalzante a spingere fino all’orgasmo.
Lei si tolse la benda dagli occhi mentre lui continuava a baciarla. Gli sguardi si incrociarono, lei sorrise e sussurrò “è stato bellissimo”, lui accolse il complimento quasi più dell’intenso orgasmo che aveva appena provato, la abbracciò e si alzò dal letto “Ti va un bagno?” chiese accennando un sorriso.

20.30:
L’enorme vasca idromassaggio color perla troneggiava nel bagno dalle piastrelle lucide e scure. In pochi minuti era piena e le bolle incominciarono a salire accompagnate da piccoli faretti colorati. La luce del bagno era spenta e tutta la stanza rifletteva i pallidi verde e rosso dei faretti. Il sorriso compiaciuto di lei confermò che aveva scelto i modi ed i tempi giusti per tutto. Entrò per primo nella vasca a controllare la temperatura dell’acqua, poi allungo la mano per invitarla ad entrare.
Passarono momenti abbracciati a baciarsi e rotolarsi in quell’acqua calda, senza violenza, senza foga, senza schizzare. Le mani esploravano i corpi in modo quasi adolescenziale, un dito seguiva una goccia lungo la spalla, una mano accarezzava il collo portando altra acqua calda sulla pelle. Poi lei si sedette appoggiando la schiena sul suo petto e sentendo il pene che era rimasto ancora eretto. Scherzarono sui “movimenti”, sul “rischio di farlo nell’acqua”, mentre le carezze continuavano e diventavano più intense. Le sue mani continuavano a massaggiarle seni alternando carezze più intense quando scendevano in mezzo alle gambe. Lei si limitava a godere della situazione, strusciando lentamente il corpo su di lui, muovendo il fondoschiena in modo da ulteriormente stuzzicarne il membro.
Dopo un po’ lui avrebbe voluto uscire e riportarla sul letto, si alzò e fece per muovere una gamba fuori dalla vasca, ma questa volta fu lei a fermarlo: prese il pene eretto che in quel momento si trovava proprio di fronte al suo viso con entrambe le mani ed iniziò a baciarlo su tutta la sua lunghezza mentre con i pollici disegnava piccoli cerchi. Poi fu il turno della lingua che ripercorse gli stessi punti, avanti ed indietro finché non lo fece sparire tutto dentro la sua bocca. I movimenti erano lenti, più caldi dell’acqua dove si trovavano ancora, la lingua aveva una vita propria separata del resto della bocca: sapeva cosa gli piaceva e dove e voleva contraccambiare quei minuti di piacevole sofferenza che prima, nell’altra stanza lui le aveva fatto vivere.
Lui si sentiva le testa girare: il piacere provato era intenso e non poter far niente se non subirlo passivamente lo faceva quasi impazzire. Data la scivolosità del posto doveva, comunque, prestare attenzione a come si muoveva onde evitare il rischio di scivolare, e tale “attenzione secondaria” lo aiutò a sostenere le sollecitazioni per un tempo che non pensava fosse possibile. Ad un certo punto le gambe incominciarono a formicolare, i muscoli avevano incominciato a tendersi quasi spasmodicamente: era pronto a venire e voleva uscire dalla sua bocca, ma nel tentativo di non perdere l’equilibrio perse il controllo del suo orgasmo venendole copiosamente in bocca. Quasi imbarazzato stava per scusarsi, ma rimase stupito nel vederla continuare anche dopo: con la lingua che continuava a giocare con la punta del suo glande ormai estremamente sensibile.
Infine anche lei si alzò, lo baciò profondamente stringendolo a se e disse “… mi passi un asciugamano?” , sorridendo come a dire …non ti preoccupare: non c’è niente di cui imbarazzarti…

21.30:
I grossi asciugamani umidi erano ai piedi del letto, ormai sfatto, dove i due continuavano ad amoreggiare, alternando un bacio ad una carezza, ad una chiacchiera su tutto e su nulla. Gli piacevano le sue risate, come si illuminava il volto ogni volta che riusciva a dire qualcosa che la facesse ridere. Lei cercava sempre i suoi occhi e con le dita giocava con l’accenno di barba che due giorni senza radersi avevano prodotto sul suo viso.
In tutto questo i corpi continuavano a cercarsi, a strusciarsi. Lui era nuovamente eccitato, ma non riusciva a capire se l’umido che sentiva ancora sotto era dato dall’acqua dell’idromassaggio o dalla voglia della sua compagna di lui.
Allungò una mano a controllare mentre con l’altra afferrava un seno ed indirizzava con due dita il capezzolo verso le sue labbra. Non era acqua dell’idromassaggio: le sue dita quasi scivolarono in quella voglia ed iniziarono a giocare insistentemente con il clitoride seguendo i movimenti a scatti del bacino. Più volte le dita esplorarono l’interno per riuscirne ancora più umide mentre lei aveva allungato la sua mano alla ricerca del suo pene, massaggiandolo con vigore. La girò di scatto a pancia sotto, si posizionò a cavalcioni alla base della schiena ed incominciò un lento massaggio dalle spalle lungo tutta la spina dorsale.
I movimenti lenti e rotatori scendevano verso il sedere accompagnati da piccoli baci, indugiarono poco sui glutei per scendere ulteriormente lungo le gambe. Il massaggio era ben fatto e lei apprezzava con piccoli e sussurrati “… si…”.
Scese fino ai polpacci per poi lentamente risalire con i massaggi, rimanendo a lungo all’attaccatura della coscia come scusa per strusciare l’indice su tutta la sua lunghezza contro il pube. Fece lo stesso con l’altra gamba per poi risalire verso le spalle continuando ad alternare massaggi a baci. Raggiunto il collo, fece aderire il suo corpo a quello della compagna, strofinando il membro tra le natiche, ma senza cercare di penetrarla. Dopo alcuni minuti lei girò la testa per baciarlo ed approfittò del movimento per ribaltare la situazione: lo spinse seduto con le spalle appoggiate alla spalliera del letto e si mise sopra di lui,  passando i seni sul viso e strusciando il suo pube sul membro ormai in completa erezione. In basso ormai era un unico lago di piacere quando lei, con la mano destra, lentamente non lo radddrizzò  per facilitare la penetrazione da quella posizione. Era una posa che a lei piaceva particolarmente, lui ne era consapevole e subiva, nonostante da dove si trovava non riusciva a dare la spinta che avrebbe voluto ai suoi fianchi. Mentre ondeggiava il bacino prese le sue mani guidandole sul seno chiedendo un massaggio energico. Lui fu preso da un vortice di eccitazione e affondò il viso in quel prosperoso davanzale mentre con le mani continuava ad aiutare i glutei a spingere ulteriormente sopra di lui.
Ormai erano entrambi allineati nei movimenti, nel culmine del piacere, e lui la girò nuovamente appoggiandola sulla schiena, questa volta spingendo lui dall’alto.
Alternò spinte rapide a lente e forti e ogni volta che spingeva a fondo sentiva un suo sospiro, una mano che quasi gli graffiava la schiena o un bisbiglio “..si… fino in fondo…” che lo eccitava ancora di più e gli dava ulteriore energia per continuare.

22.30:
La serata si sta concludendo di fronte ad un hamburger, dopo i primi minuti di complimenti “… è stato bellissimo..”, “…non sai da quanto mi mancava una serata così….”, gli sguardi continuarono a sorridersi e le bocche parlarono di lavoro, feste dei bambini, vacanze… qualsiasi cosa facesse parte di quelle vite tra loro separate che, comunque ritrovavano, anche nella normalità, piccoli punti in comune.
Domani sarebbe un altro giorno come gli altri, lavoro, famiglia,…. Vita, ma il tutto rimarrà infarcito di piccoli “ciao”, di non troppo velate allusioni a pregresse situazioni, di tante speranze per future situazioni.

neo_69
Super Hero (1105 post)
K+ 374 | K- 174
3 ore che valgono una vita.....eheheh



Neo
baby86
Account eliminato
ti leggo un'altro giorno che e' meglio

divorced69:

Per lui e lei mettete i nomi degli utenti che volete (io per la mia lei avrei 2 o 3 idee )

19.30:
Erano dieci minuti che attendeva nel parcheggio vuoto, ma avrebbe atteso anche un’ora se fosse servito. Da due mesi stava aspettando l’occasione di rivederla e si sentiva eccitato come un ragazzino.
Negli ultimi anni la loro era stata una relazione alquanto anomala: ritagliarsi qualche momento per stare insieme, una volta ogni uno o due mesi, ipocritamente ignorando le loro normali vite, non perché insoddisfatti da esse, ma semplicemente per godere di attimi unici che entrambi erano consapevoli potessero essere ottenuti solo in questo modo.
C’era una “affinità elettiva” tra i due che non si riusciva a spiegare, ma giustificava qualsiasi cosa succedesse tra loro fintantoché non andava ad intaccare le loro normali vite.
Certo, durante il resto dell’anno si sentivano spesso via telefono, mail o chat ed in quelle occasioni le loro fantasie raggiungevano picchi che entrambi erano consci sarebbero rimaste tra le parole scritte, ciononostante era un ottimo “antipasto virtuale” a quei momenti “reali” che avrebbero condiviso.
L’accordo era “non fare programmi”: non preventivare niente, magari anche dannarsi per riuscire ad organizzare incontri all’ultimo minuto, con il rischio di doverli annullare senza preavviso, ma questo aggiungeva solo pepe alla situazione e quando riuscivano ad ottenere  anche solo mezz’ora per un aperitivo, indipendentemente da quello che sarebbe successo, tornavano poi a casa felici e riuscivano a trasmettere tale serenità anche alle loro normali vite.
Non fare programmi… vero, ma questa  volta c’erano delle cose che lui voleva fare, cose che aveva sognato negli ultimi mesi e che solo con lei , se fossero realizzate… avrebbero dato un gusto unico all’incontro, perché questo era il concetto alla base: rendere il momento unico in sé, un momento che è indifferente al mondo che li circonda, ininfluente su cosa c’era prima e cosa ci sarà dopo… un momento… punto e basta!

La macchina parcheggiò a fianco alla sua: sorrideva da dietro il parabrezza, lei uscì raccogliendo la sua borsa, lui la aspettava subito dietro, quasi volesse saltarle addosso, ma si limitò ad aspettare che chiudesse la portiera e si voltasse in modo da esserle a pochi centimetri dal volto.
Un piccolo bacio sulle labbra, quasi casto, poi un abbraccio forte ed un bacio sulla guancia, ed in quel bacio tutto il suo corpo premette su di lei come a dirle “Senti quanto ti desidero?”. Un sorriso, ma nessuna parola se non “ciao”.
Subito in macchina: ogni minuto era prezioso.
Poco importava il leggero languore “… mi spiace farti saltare la cena: casomai, dopo, mangiamo un panino al McDonald ok?”, lei sorrise sia con la bocca che con i suoi profondi occhi castani e si limitò a stuzzicarlo “… proprio non ce la fai più a resistere … vero?”.
I dieci minuti successivi di viaggio fino al motel furono silenziosi: entrambi volevano parlare di cosa gli era successo negli ultimi due mesi , oltre a tutto ciò che si erano già precedentemente raccontati, ma entrambi volevano farlo dopo… o meglio durante… tra un amplesso ed il successivo.
Lui, come sempre, si sentiva un pelo insicuro, timoroso di non riuscire mai a soddisfarla in pieno, preoccupato di dar sfogo ai suoi istinti e dimenticare che si è in due. Aveva bisogno di rassicurazioni, di sentirsi, se possibile, ancora più desiderato di quanto già lei gli faceva capire.
La strada era buia e con poche macchine, la velocità non era sostenuta, quindi si sentì sufficientemente sicuro di staccare la mano destra dal volante e di cercare la sua coscia.
Subito una mano gli fu sopra in un finto tentativo di fermarla, ma capiva che era solo un finta, una farsa quasi a voler mantenere un “contegno” che in realtà nessuno dei due voleva tenere. La mano salì lentamente con i polpastrelli che sondavano centimetro per centimetro l’interno coscia alla ricerca di quel calore che, mano a mano che saliva, aumentava. Gli ultimi duecento metri furono con le sue dita che cercavano “di più” senza poter spostare le mutandine e i sommessi respiri di lei che cercava di mantenere il controllo.
&ldquooccia o Vasca?” chiese la tipa al desk mentre consegnavano le carte di identità. Era un aspetto che, di solito, non aveva mai contato molto visto il limitato uso della camera al letto, ma questa volta lui provò a stupirla “Vasca grazie”, lo disse guardandola in faccia ala ricerca di un segnale nello sguardo che gli facesse capire che la prima “novità” aveva generato stupore e curiosità.
Mentre parcheggiavano di fronte alla camera lei si limitò a dire “che idee ti sei messo in testa?”, lui sorrise tentando di mettere su uno sguardo lascivo, cosa che non gli era mai davvero riuscita, “sorpresa….” Disse infilando la chiave magnetica sulla porta, mentre lei saliva i gradini “… tu sei tutto matto..” e gli appoggiò un tenero bacio sulla guancia.

19.45:
La luce della camera si accese mostrando un arredamento caldo, quasi pesante, con moquette nera, tappetini ai lati di un gigantesco letto e l’enorme specchio a parete che separava l’alcova dall’enorme bagno.
Lei non fece in tempo a posare la borsa che venne subito investita da un’ondata di baci, carezze, abbracci, quasi a non darle il tempo di respirare, mentre con le mani sentiva i movimenti impacciati di lui alla ricerca della cerniera lampo alle sue spalle da aprire per toglierle l’abito.
“Aspetta!... calma un momento… riprendi fiato!” disse sorridendo, mentre gli dava le spalle per meglio fargli vedere dove si trovava la chiusura.
Lui sospirò profondamente, quasi infantilmente: si sentiva come un bimbo goloso di fronte ad un vassoio gigantesco di pasticcini… tutti invitanti, tutti per lui, ma senza sapersi decidere da dove incominciare ad assaggiare.
Il vestito scese silenziosamente lungo le gambe ed altrettanto rapidamente anche il reggiseno cadde. Le mani iniziarono delicatamente a giocare sul profilo dei seni, soffermandosi con la punta delle dita sui capezzoli mentre la bocca continuava ad assaggiare ogni centimetro di pelle del collo, alternando piccoli baci umidi sull’orecchio.
Quasi in modo materno, lei accondiscendeva a questo gioco limitandosi ad accarezzargli la testa con la mano, fino al punto in cui anche in lei l’eccitazione salì: si voltò senza aprire bocca ed iniziò a slacciargli la camicia, ma venne subito fermamente fermata “ti prego: aspetta..” lui infilò una mano in tasca da dove tirò fuori un colorato foulard blu, “questa è una vera sorpresa per te..” accennò uno sguardo supplice “.. lasciami fare…”.
Presa alla sprovvista, non osò controbattere e si limitò ad acconsentire con un cenno del capo, dandogli nuovamente le spalle.
Lui la bendò stando attento che non riuscisse a vedere, poi la condusse verso la parete a fianco al letto dove c’era l’enorme specchio. “Cosa vuoi fare?” chiese con un tono leggermente preoccupato lei, allungando le mani in cerca del compagno. Lui la baciò delicatamente sulle labbra mentre le appoggiava la schiena sul freddo dello specchio “… fidati… e rimani qui”. Il gelo iniziale percorse tutta la schiena di lei che però riuscì a controllare l’istinto di allontanarsi. Lui non era vicino a lei: provò ad annaspare di fronte con le mani senza trovarlo “&hellipove sei?... non mi piace… che combini?”. Portò la mano verso la benda, per sollevare ed osservare, ma la sua mano la bloccò “sono qui… mi sto spogliando..” , la baciò nuovamente sulla bocca, questa volta con più passione, più umido, ed iniziò a scendere con la punta della lingua mentre si contorceva per finire di spogliarsi senza interrompere quello che le aveva cominciato a fare.
La lingua scese lungo un capezzolo, per poi risalire e spostarsi sull’altro seno. Ora il torso era nudo e con le mani iniziò a massaggiarle entrambi i seni mentre affondava il viso tra loro inspirando tutto il profumo della sua pelle.. della sua voglia.
Dopo un po’ scese ulteriormente con la lingua fino all’ombelico e lì iniziò quasi a giocarci mentre con le mani si districò dai pantaloni e dalle mutande.
Scese ulteriormente, annusando la voglia della sua compagna e pregustandone il sapore.
Con piccoli baci scese lungo la coscia destra, le mani di lei lo accarezzavano gentilmente sulle spalle, ma non provò a muoversi o fare di più: quel gioco incominciava a piacerle e non voleva interromperlo. Con gentilezza alzò la gamba destra facendola puntare sul bordo del letto e posizionandola sopra la sua spalla per immergersi sul pube: sentiva che era già molto eccitata, ma aveva deciso, forse per la sua infinita insicurezza, che questa volta “avrebbe fatto tutto solo lui”, finché non avesse avuto la certezza di averle fatto raggiungere l’apice del piacere… quell’orgasmo che tutte le volte temeva di non riuscirle a dare in pieno. Non sentiva il suo sguardo addosso e questo, in qualche modo, gli dava un’ulteriore sicurezza, una determinazione che lo spinse a muoversi con foga, passione: di lì a breve era consapevole di ogni singolo sussulto, ogni mano che delicatamente gli si appoggiava sulla testa quasi timidamente a chiedere di andare più a fondo con la lingua.
Le dita si unirono al quel gioco, inondate dal suo piacere, alla ricerca di punti, di sussulti ulteriori, Un paio di volte si fermò, quando non sentiva nessun suono provenire da lei, ma ogni volta le sue mani lo riportavano sul punto con “… non smettere..” o “…ti prego: non fermarti.. ci sono quasi…” . Proseguì per minuti interminabili fino a quando entrambe le mani gli spinsero quasi con violenza la testa via dal pube con lei invasa da piccoli tremiti: finalmente era arrivato il momento anche per lui. Le baciò le mani e le riposizionò sulla sua testa come a dire “… non ancora…non toglierti la benda..” e cominciò a risalire con piccoli baci sempre tenendo la gamba destra alzata con la sua mano. Risalì sul seno, ansimante, poi sul collo, e mentre la baciava sulla bocca che lo stava cercando quasi come fosse affamata di lui, la penetrò con forza, quasi sollevandola con la sola spinta degli addominali. Le braccia di lei si strinsero sulle sue spalle, tentando di sollevarsi al ritmo delle spinte, poi accennò a voler alzare anche l’altra gamba che subito fu sostenuta dall’altra mano di lui. E così, con la schiena che strusciava sullo specchio, lasciando i segni del sudore, le punte dei piedi appoggiate sul bordo del vicino letto e le gambe sorrette da lui continuarono con foga finché lui non si girò di colpo portandola, senza che i corpi si separassero, sdraiata sul letto dove continuò con ritmo incalzante a spingere fino all’orgasmo.
Lei si tolse la benda dagli occhi mentre lui continuava a baciarla. Gli sguardi si incrociarono, lei sorrise e sussurrò “è stato bellissimo”, lui accolse il complimento quasi più dell’intenso orgasmo che aveva appena provato, la abbracciò e si alzò dal letto “Ti va un bagno?” chiese accennando un sorriso.

20.30:
L’enorme vasca idromassaggio color perla troneggiava nel bagno dalle piastrelle lucide e scure. In pochi minuti era piena e le bolle incominciarono a salire accompagnate da piccoli faretti colorati. La luce del bagno era spenta e tutta la stanza rifletteva i pallidi verde e rosso dei faretti. Il sorriso compiaciuto di lei confermò che aveva scelto i modi ed i tempi giusti per tutto. Entrò per primo nella vasca a controllare la temperatura dell’acqua, poi allungo la mano per invitarla ad entrare.
Passarono momenti abbracciati a baciarsi e rotolarsi in quell’acqua calda, senza violenza, senza foga, senza schizzare. Le mani esploravano i corpi in modo quasi adolescenziale, un dito seguiva una goccia lungo la spalla, una mano accarezzava il collo portando altra acqua calda sulla pelle. Poi lei si sedette appoggiando la schiena sul suo petto e sentendo il pene che era rimasto ancora eretto. Scherzarono sui “movimenti”, sul “rischio di farlo nell’acqua”, mentre le carezze continuavano e diventavano più intense. Le sue mani continuavano a massaggiarle seni alternando carezze più intense quando scendevano in mezzo alle gambe. Lei si limitava a godere della situazione, strusciando lentamente il corpo su di lui, muovendo il fondoschiena in modo da ulteriormente stuzzicarne il membro.
Dopo un po’ lui avrebbe voluto uscire e riportarla sul letto, si alzò e fece per muovere una gamba fuori dalla vasca, ma questa volta fu lei a fermarlo: prese il pene eretto che in quel momento si trovava proprio di fronte al suo viso con entrambe le mani ed iniziò a baciarlo su tutta la sua lunghezza mentre con i pollici disegnava piccoli cerchi. Poi fu il turno della lingua che ripercorse gli stessi punti, avanti ed indietro finché non lo fece sparire tutto dentro la sua bocca. I movimenti erano lenti, più caldi dell’acqua dove si trovavano ancora, la lingua aveva una vita propria separata del resto della bocca: sapeva cosa gli piaceva e dove e voleva contraccambiare quei minuti di piacevole sofferenza che prima, nell’altra stanza lui le aveva fatto vivere.
Lui si sentiva le testa girare: il piacere provato era intenso e non poter far niente se non subirlo passivamente lo faceva quasi impazzire. Data la scivolosità del posto doveva, comunque, prestare attenzione a come si muoveva onde evitare il rischio di scivolare, e tale “attenzione secondaria” lo aiutò a sostenere le sollecitazioni per un tempo che non pensava fosse possibile. Ad un certo punto le gambe incominciarono a formicolare, i muscoli avevano incominciato a tendersi quasi spasmodicamente: era pronto a venire e voleva uscire dalla sua bocca, ma nel tentativo di non perdere l’equilibrio perse il controllo del suo orgasmo venendole copiosamente in bocca. Quasi imbarazzato stava per scusarsi, ma rimase stupito nel vederla continuare anche dopo: con la lingua che continuava a giocare con la punta del suo glande ormai estremamente sensibile.
Infine anche lei si alzò, lo baciò profondamente stringendolo a se e disse “… mi passi un asciugamano?” , sorridendo come a dire …non ti preoccupare: non c’è niente di cui imbarazzarti…

21.30:
I grossi asciugamani umidi erano ai piedi del letto, ormai sfatto, dove i due continuavano ad amoreggiare, alternando un bacio ad una carezza, ad una chiacchiera su tutto e su nulla. Gli piacevano le sue risate, come si illuminava il volto ogni volta che riusciva a dire qualcosa che la facesse ridere. Lei cercava sempre i suoi occhi e con le dita giocava con l’accenno di barba che due giorni senza radersi avevano prodotto sul suo viso.
In tutto questo i corpi continuavano a cercarsi, a strusciarsi. Lui era nuovamente eccitato, ma non riusciva a capire se l’umido che sentiva ancora sotto era dato dall’acqua dell’idromassaggio o dalla voglia della sua compagna di lui.
Allungò una mano a controllare mentre con l’altra afferrava un seno ed indirizzava con due dita il capezzolo verso le sue labbra. Non era acqua dell’idromassaggio: le sue dita quasi scivolarono in quella voglia ed iniziarono a giocare insistentemente con il clitoride seguendo i movimenti a scatti del bacino. Più volte le dita esplorarono l’interno per riuscirne ancora più umide mentre lei aveva allungato la sua mano alla ricerca del suo pene, massaggiandolo con vigore. La girò di scatto a pancia sotto, si posizionò a cavalcioni alla base della schiena ed incominciò un lento massaggio dalle spalle lungo tutta la spina dorsale.
I movimenti lenti e rotatori scendevano verso il sedere accompagnati da piccoli baci, indugiarono poco sui glutei per scendere ulteriormente lungo le gambe. Il massaggio era ben fatto e lei apprezzava con piccoli e sussurrati “… si…”.
Scese fino ai polpacci per poi lentamente risalire con i massaggi, rimanendo a lungo all’attaccatura della coscia come scusa per strusciare l’indice su tutta la sua lunghezza contro il pube. Fece lo stesso con l’altra gamba per poi risalire verso le spalle continuando ad alternare massaggi a baci. Raggiunto il collo, fece aderire il suo corpo a quello della compagna, strofinando il membro tra le natiche, ma senza cercare di penetrarla. Dopo alcuni minuti lei girò la testa per baciarlo ed approfittò del movimento per ribaltare la situazione: lo spinse seduto con le spalle appoggiate alla spalliera del letto e si mise sopra di lui,  passando i seni sul viso e strusciando il suo pube sul membro ormai in completa erezione. In basso ormai era un unico lago di piacere quando lei, con la mano destra, lentamente non lo radddrizzò  per facilitare la penetrazione da quella posizione. Era una posa che a lei piaceva particolarmente, lui ne era consapevole e subiva, nonostante da dove si trovava non riusciva a dare la spinta che avrebbe voluto ai suoi fianchi. Mentre ondeggiava il bacino prese le sue mani guidandole sul seno chiedendo un massaggio energico. Lui fu preso da un vortice di eccitazione e affondò il viso in quel prosperoso davanzale mentre con le mani continuava ad aiutare i glutei a spingere ulteriormente sopra di lui.
Ormai erano entrambi allineati nei movimenti, nel culmine del piacere, e lui la girò nuovamente appoggiandola sulla schiena, questa volta spingendo lui dall’alto.
Alternò spinte rapide a lente e forti e ogni volta che spingeva a fondo sentiva un suo sospiro, una mano che quasi gli graffiava la schiena o un bisbiglio “..si… fino in fondo…” che lo eccitava ancora di più e gli dava ulteriore energia per continuare.

22.30:
La serata si sta concludendo di fronte ad un hamburger, dopo i primi minuti di complimenti “… è stato bellissimo..”, “…non sai da quanto mi mancava una serata così….”, gli sguardi continuarono a sorridersi e le bocche parlarono di lavoro, feste dei bambini, vacanze… qualsiasi cosa facesse parte di quelle vite tra loro separate che, comunque ritrovavano, anche nella normalità, piccoli punti in comune.
Domani sarebbe un altro giorno come gli altri, lavoro, famiglia,…. Vita, ma il tutto rimarrà infarcito di piccoli “ciao”, di non troppo velate allusioni a pregresse situazioni, di tante speranze per future situazioni.


divorced69
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baby86:

ti leggo un'altro giorno che e' meglio



? piaciuto?
dulcemuchacha
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divorced69:

baby86:

ti leggo un'altro giorno che e' meglio



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adoro la baby86 jajajajjajajja
cacao1
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Caro collega Divorced complimenti.
Una considerazione però la faccio : visto il moltissimo tempo che hai passato a stilare cotanto editto , mi sa proprio che "na famiglia" non te la vuoi fare più .

Ciau ciau
Ovviamente ogni riferimento a  fatti e/o persone e' puramente casuale . Non si sà mai .
divorced69
Full Member (26 post)
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cacao1:

Caro collega Divorced complimenti.
Una considerazione però la faccio : visto il moltissimo tempo che hai passato a stilare cotanto editto , mi sa proprio che "na famiglia" non te la vuoi fare più .

Ciau ciau

Scrivo la notte e sfrutto quelle ore libere che passerei volentieri in compagnia di Dulce o Supersara... ma che non riesco (e forse mai riuscirò ad incontrare

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