Il giorno di Natale stava trascorrendo come d’obbligo, con la messa solenne al mattino, il pranzo patriarcale e un breve sonnellino per smaltirlo. Al risveglio, però, sentivo la mancanza di qualcosa che concretizzasse nella materia la “Pax in terra” promessa dal lieto annuncio ai maschi di buona volontà. Così, nella prima serata, al primo addensarsi della nebbia, mi avvio per viale Ortles, deserto, via Ripamonti, sguarnita, e infine la Binasca, con qualche rada presenza.
In zona Monterosso trovo Irina presumibilmente a inizio turno (non erano passate da molte le sette) e colgo l’occasione per conoscere una giovine cui è ormai dedicata così ampia letteratura. Penso sia inutile domandarsi se ci sia qualcosa che non va nella vita di una ragazza in strada la sera di Natale, prefigurandosi risposte presumibilmente sbagliate o banali. Anche perché lo stesso ci si potrebbe chiedere, presumibilmente sbagliando o banalizzando, a proposito del puttaniere a caccia anche a Natale. Come sempre restano solo l’evidenza del mio e suo essere lì nello stesso momento con reciprocità d’aspettative e l’effetto del nostro incontro.
Lei è girata di spalle e quindi, quando la avvicino, mi mostra le cosce avvolte dalle calze nere e un culo racchiuso, mi pare, da un pantaloncino. È un bel vedere e le chiedo di salire in macchina. Mi rifiuta ogni prestazione scoperta e quindi ci accordiamo per il pompino con goldone per i soliti 20 euri. Seduta a fianco a me la guardo bene e, visto che è un aspetto di cui si è discusso, la trovo carina, con qualche ruga d’espressione, ma anche una linea elegante dei tratti del viso, avvolti dai capelli biondi. Non so se l’abbigliamento invernale possa aver nascosto qualche sovrabbondanza eccessiva, ma al tatto e alla vista la trovo gradevole. Sotto il cappotto, peraltro, indossava abiti neri molto sensuali, come una maglia con maniche bucate da sadica.
Mi dice, con il suo accento albanese, di essere rumena di Transilvania, di avere 25 anni, quasi 26, di essere del segno dei Pesci. Parte leggermente freddina o così pare a me, per quella sua vena quasi surreale che ricavo anche dalle precedenti testimonianze. Forse depistata dal mio cortese condizionale (“Mi faresti un pompino?&rdquo
mi risponde: se lo desideri… Resto un momento sospeso (accidenti, come altrimenti te lo devo chiedere?) e poi la faccio salire. Chiacchierando ci sciogliamo e arriviamo alle gentilezze e alle cordialità compatibili con la situazione, su prevalente tema natalizio.
L’imbosco è un budello che ho già frequentato, una viuzza abbastanza lontana dal luogo in cui la si carica, però aperta. Sorridiamo insieme, comunque, all’idea che i carabinieri non verranno a stanarci lì il 25 dicembre.
A destinazione monta sul sedile passeggero, mi mette a disposizione le tette scoperte, di cui mi occupo alternativamente con le altre sue forme, e attacca con il pompino. Riveste che è ancora semi-turgido, infilando il preservativo con la bocca, ma trasmette una sensazione che produce subito l’erezione completa. Lavora principalmente sul sali-scendi delle labbra, arrivando però a profondità apprezzabile; ogni tanto interrompe per occuparsi della cappella con la lingua o dargli qualche scossa di mano che poi passa sui testicoli. Ci mette passione ed energia, accompagnando con un mugolio discreto, fino al mio orgasmo che non tarda molto, a causa del sicuro gradimento.
Completate da questo incontro, le possibilità vitali del giorno di Natale hanno probabilmente raggiunto la loro massima estensione e possono andare a spegnersi nella tarda serata. Non mi resta che la relativa cronaca, che vuole essere anche l’augurio più pertinente e sentito a tutti gli altri forumisti che condividono lo stesso svago, al moderatore, ai supervisori e idealmente a tutte le ragazze (molte, per fortuna) che sono salite sulla mia macchina con lo spirito di Irina.