Daniela è una notturna che, da qualche settimana a questa parte, attende al primo accesso sud del benzinaio Esso sulla via Emilia fra Tavazzano e Sordio, a destra procedendo verso Melegnano, 45.33 5573, 9.38 1175. L’angolino è buio e talvolta, da lucciola tecnologica, si segnala con il faretto del cellulare. Insieme a lei c’è di norma un’altra ragazza che non conosco.
Daniela è alta sull'1,65, minuta (una cinquantina di chili), con un pochino di pancetta ma per il resto molto asciutta, seno non visto. Il viso è un tondo proporzionato ma ordinario, occhi marroni chiari, capelli raccolti all’indietro. Dichiara 29 anni, la pelle del viso li testimonia, quella del corpo è più fresca. Figa depilata. La carnagione olivastra e i grossi orecchini a cerchio, di cui durante il pompino sento il contatto fresco sulla pelle della gamba, aggiungono un tocco di esotismo. Almeno la sera in cui ci siamo conosciuti non si proponeva in modo vistoso: pantaloni aderenti e busto estivo con reggiseno sotto.
Tariffario essenziale: lavora solo coperto, 20 il pompino, 30 il boccafiga, 100 la mezzora d’albergo, niente anale.
Ci applichiamo alla nostra scopata in un ambiente non ottimale: posizione molto vicina ed esposta alla eventuale attenzione di camionisti in sosta notturna.
Il pompino è una presa piena quando l’erezione non è completa, poi direi che si spinge almeno fino ai 3/4, con buona insalivazione, assumendo una cadenza placida ma non variata, durante la quale ogni tanto si prende una breve pausa. Usa la mano per sostenere l’asta fino a quando evidentemente non si stanca e mi sega in accompagnamento. Per scopare viene lei sopra di me, sul sedile guidatore reclinato, trova la posizione in fretta, si muove in modo apprezzabile e, al culmine, schiaccia bene. Sento il suo profumo quando, da sopra, cerca la vicinanza al mio corpo, e una meno edulcorata chimica femminile alla fine quando si sfila.
L’italiano lo capisce a stento (al punto che quando inizialmente le ho chiesto il pompino, mi ha domandato se intendessi la bocca) e si arrangia con un po’ di orecchio rumeno, attingendo come può ad altre lingue europee che evidentemente conosce per esperienze pregresse, essenzialmente il francese e lo spagnolo, ma affiora pure il tedesco (quando le chiedo da quanto tempo lavora qui usa la parola “Monat&rdquo
. La nostra comunicazione è consistita, pertanto, in qualche parola faticosa, nel suo sorriso pronto e simpatico, nella sua muta condiscendenza e nell’autoevidenza dell’erotismo. Uno di quegli incontri, insomma, di grazia fugace, in cui, prescindendo da ogni possibile intimità intesa in senso borghese, si manifesta più compiutamente una sensualità di atti e fatti così patentemente capaci di bastare a se stessi.
Daniela è alta sull'1,65, minuta (una cinquantina di chili), con un pochino di pancetta ma per il resto molto asciutta, seno non visto. Il viso è un tondo proporzionato ma ordinario, occhi marroni chiari, capelli raccolti all’indietro. Dichiara 29 anni, la pelle del viso li testimonia, quella del corpo è più fresca. Figa depilata. La carnagione olivastra e i grossi orecchini a cerchio, di cui durante il pompino sento il contatto fresco sulla pelle della gamba, aggiungono un tocco di esotismo. Almeno la sera in cui ci siamo conosciuti non si proponeva in modo vistoso: pantaloni aderenti e busto estivo con reggiseno sotto.
Tariffario essenziale: lavora solo coperto, 20 il pompino, 30 il boccafiga, 100 la mezzora d’albergo, niente anale.
Ci applichiamo alla nostra scopata in un ambiente non ottimale: posizione molto vicina ed esposta alla eventuale attenzione di camionisti in sosta notturna.
Il pompino è una presa piena quando l’erezione non è completa, poi direi che si spinge almeno fino ai 3/4, con buona insalivazione, assumendo una cadenza placida ma non variata, durante la quale ogni tanto si prende una breve pausa. Usa la mano per sostenere l’asta fino a quando evidentemente non si stanca e mi sega in accompagnamento. Per scopare viene lei sopra di me, sul sedile guidatore reclinato, trova la posizione in fretta, si muove in modo apprezzabile e, al culmine, schiaccia bene. Sento il suo profumo quando, da sopra, cerca la vicinanza al mio corpo, e una meno edulcorata chimica femminile alla fine quando si sfila.
L’italiano lo capisce a stento (al punto che quando inizialmente le ho chiesto il pompino, mi ha domandato se intendessi la bocca) e si arrangia con un po’ di orecchio rumeno, attingendo come può ad altre lingue europee che evidentemente conosce per esperienze pregresse, essenzialmente il francese e lo spagnolo, ma affiora pure il tedesco (quando le chiedo da quanto tempo lavora qui usa la parola “Monat&rdquo
. La nostra comunicazione è consistita, pertanto, in qualche parola faticosa, nel suo sorriso pronto e simpatico, nella sua muta condiscendenza e nell’autoevidenza dell’erotismo. Uno di quegli incontri, insomma, di grazia fugace, in cui, prescindendo da ogni possibile intimità intesa in senso borghese, si manifesta più compiutamente una sensualità di atti e fatti così patentemente capaci di bastare a se stessi. 
