Anna occupa di notte una staziona a quanto pare sottoposta a forte ricambio, a Vizzolo Predabissi, sulla via Emilia, davanti all’accesso del Carrefour delimitato da una sbarra, 45.35 4700, 9.33 7604. In precedenza ha affiancato una collega ad una rotonda più avanzata verso Lodi, nello stesso territorio comunale, 45.35 2054, 9.34 0297.
La avvicino, è seduta, immersa nel suo cellulare, le chiedo della collega che l’ha preceduta in postazione. Nella postura così poco auto-propositiva, nella risposta senza asperità competitive ma apatica, preannuncia l’atmosfera di tutto l’incontro.
È alta sull’1,65, capelli rossi raccolti a treccina, occhi chiari, viso ovale armonioso ma che mi pare più adulto dei 25 anni che dichiara, fisico snello ma non scheletrico, con un certo sviluppo posteriore che si mantiene nelle proporzioni dell’insieme, di più non mi ha fatto vedere.
Fa il pompino coperto per 20, il boccafiga a 30, il pompino senza preservativo a 50, l’albergo a 100, l’anale è escluso ("fa male"
. La ingaggio per l’orale protetto, perché quando mi dice che per quello scoperto “ce ne vogliono altri 30” e vedo che non coglie il senso strategico della mia risposta, “eh altri 30 non li ho”, lascio cadere anch’io perché non è il caso di strapagare subito un altro pompino.
Mi porta in un buon imbosco, scoperto ma che, inoltrandosi in una stradina fra insediamento industriale e campagna, ci lascia nella solitudine e nel silenzio, si sentono solo i cani di qualche capannone abbaiare.
Acquario, è una ragazza taciturna, che risponde gentilmente alle domande (sei anche tu della Romania? Sì. E stop), ma non rilancia di suo, con un tenue sorriso e una voce smorzata che accentuano la sensazione di una mitezza introversa e lontana. Sembra vivere rispecchiandosi nel cellulare, anche mediante una sua fotografia sullo sfondo, e non rinuncia alla connessione continuativa con quel suo mondo grazie a qualche sbirciatina anche nei momenti non operativi della prestazione.
Sessualmente esprime la stessa scarsa vitalità. È coperta a strati per fronteggiare la coda dell’inverno e non si spoglia di nulla. Non accorda preliminari che vadano oltre una breve premessa manuale. La presa è abbastanza profonda, direi piena ad erezione parziale e poi almeno a mezza altezza, eppure non trasmette sensazioni di apprezzabile intensità, forse per la mancanza di variazioni rispetto al meccanico su e giù, perché non ci mette energia o per l’inadeguato ricorso alla lingua. Non tarda molto ad accompagnarsi di mano, la lascio fare perché, nonostante abbia accettato di rivestirmi con il mio preservativo sottile, non so in quanto tempo un trattamento così soporifero mi porterebbe a destinazione, anzi le presto una mano anch’io mentre lei, in questo caso invero in modo fin troppo deciso, mi solletica lo scroto. Poi torna a imboccare e mi conduce a conclusione.
È premurosa nel porgere i fazzolettini e, dopo aver raccolto e avvolto il tutto assai diligentemente, svela un inatteso risvolto selvaggio del suo animo quando apre con sveltezza il finestrino e imbratta l’angolino di campagna che abbiamo occupato.