Tre donne ad un rondò son convenute: la grande rotonda via Emilia/uscita della tangenziale esterna, in comune di Vizzolo Predabissi, 4 5 . 3 4 3 9 8 4 , 9 . 3 5 4 9 5 1. Vedo infatti che, in numeri crescenti (prima una o due, poi stabilmente due, adesso il numero perfetto), di notte si concentrano perlopiù a destra scendendo da Melegnano, all’altezza di un’altra diramazione per un’area industriale, con qualche occasionale dislocamento sull’ingresso opposto. Bisogna dunque stare attenti a caricare bene perché la zona è male illuminata e le ombre possono ingannare.
L’offerta è ufficialmente identica: 20 pompino coperto, 30 boccafiga coperto, 100 un’ora d’albergo, niente preliminari scoperti e niente anale. Anche l’area di imbosco è grosso modo la stessa: un piazzale lontano, ma non perduto nella campagna, che a quell’ora non è frequentato se non da noi e abbastanza ampio da consentire di prendere posto senza disturbarsi fra gli avventori dell’una e dell’altra.
Invece la prestazione e l’attitudine sono molto diverse. L’una è più gradevole umanamente ed esteticamente che interessante per tecnica, però ha la beltà di una bionda Heidi stilnovistica; l’altra, mora, sempre dolente e sbigottita, è una mummia strappata alla collezione del museo egizio di Torino, mite ma poco capace; la terza, quella che recensisco oggi, dopo essermi già espresso su entrambe le colleghe, è la più preparata tecnicamente e la meno simpatica. Insomma, sono possibili combinazioni per tutti i gusti, basta scegliere consapevolmente.
La faccio salire in macchina, a dire la verità non per errore, ma per la solita onnivora e un po’ autolesionistica curiosità, e penso quasi subito di aver caricato la bionda sbagliata. Esteticamente è carina, non di più: alta fra l’1,60 e 65, proporzionata, con un viso un po’ squadrato, espressione decisa, capelli lunghi. Raffreddato dall’atmosfera generale, agli occhi non ho fatto caso. Mi indispone strillando al telefono nella sua lingua, non so se con il personal trainer o qualche personaggio degno di altrettanta stima, per tutto il tragitto verso l’imbosco, e io infastidito che non smetta le dico “Oh”, che abbassi almeno la voce. Giunti a destinazione c’è qualche secondo per le presentazioni: Maria, 22 anni, rumena. Conclude con un “piacere” spento e distratto che conferma gli scarsi talenti relazionali. È pure diffidente circa l’uso del mio preservativo, vada quindi per il suo, comunque un Durex non desensibilizzante. Infine non tarda la pur indiretta sollecitazione sull’economia dei tempi. Tenterà di riscattarsi offrendomi la guancia per il bacio di congedo.
Quando si passa alla prestazione, orale coperto, la cosa si fa più interessante. Su richiesta scopre il seno, piccolo, una prima, ma elastica e di bel disegno, con capezzolini, molto piacevole al tatto. Il pompino è meglio della media stradale, variato, interrotto dal periodico tamburellamento della lingua. Devo dire, però, che il complessivo clima distaccato ha richiesto un po’ di mano per la conclusione.
Detto questo, ci sarebbe stato molto da approfondire: verificare, visto che tecnicamente è valida, il dinamismo delle posizioni nella scopata, e magari anche provare l’eventualità che sia meno antipatica di come mi è parsa. Infatti, come preferisco fare quando sono in dubbio, mi ero ripromesso di aspettare, in vista di una presentazione più sicura e più completa. Invece alla fine vi faccio leggere questo testo imperfetto rispetto al modello di una recensione ideale, me ne rendo conto soprattutto dopo che l’amico Karzan, cui esprimo di nuovo la mia grandissima gratitudine per l’appassionata attenzione della sua lettura e la qualità della realizzazione tecnica, ha antologizzato interventi in cui avevo certamente dato di più. Il fatto è che un responso della sorte mi ha indotto a lasciar perdere definitivamente: sono tornato in zona appositamente, ero ben disposto a sopportarmela una seconda volta per ragioni di servizio, ho fatto qualche giro perché fosse da sola e l'approccio non fosse disturbato dalle colleghe che mi riconoscessero, l’ho avvicinata, ma mi sono trovato di fronte, al buio pesto di quella rotonda, quella che rispetto ai miei fini di stavolta era la bionda sbagliata, bella e sorridente, e che non sono riuscito a lasciare sul marciapiede, essendo in realtà la bionda “giusta”.