Ecco una ragazza che non brilla per tecnica, non brilla per professionalità, sa anche fare la furbina. Ma non appartiene al genere delle stronze che mi irritano dal primo all’ultimo momento e magari mi mandano a monte la seduta, di cui ho dovuto raccontare di recente. È invece un tipo che mi attrae e che, almeno di tanto in tanto, cerco, sapendo che non sarà l’esperienza erotica della vita, perché con la sua più schietta spontaneità popolaresca ispira una certa mia poesia pasoliniana degli angeli stradali della sfrontatezza.
Mirella, 24 anni dichiarati, rumena, è la sorella della più famosa Alessandra e affronta vita e lavoro in modo analogo, anche se per aspetto, modi e prestazione esprime se stessa su una nota più delicata, meno grossolana.
Occupa la postazione di famiglia: viale Toscana angolo via Vittadini, a destra provenendo da piazzale Lodi e proseguendo verso i Navigli, prima del parco Ravizza, coordinate: 45.44 6537, 9.19 4449. La sera in cui ci siamo conosciuti si riparava (dall’aria fredda?) restando appiccicata al muro della casa d’angolo, lato viale Toscana.
Non dovrebbe superare di molto l’1,55, capelli rossi lisci lunghi, viso carino, un ovale armonioso e vispo, molto molto snella, con due invitanti chiappettine giovani, ma troppo coperta perché io ne valuti le misure.
Osa proporre il pompino coperto a 30 e quello scoperto a 50. Le chiedo se si fa venire in bocca e mi risponde che, come mi ha già detto qualche giorno fa, non sa: non l’ha mai fatto. Ora, noi non ci siamo mai incontrati prima, mentre lei, visto che non è una principiante, anche se non è nemmeno di quelle stacanoviste che non lascia mai il suo angolo di marciapiede, gli schizzi d’ambrosia li avrà senz’altro già conosciuti. Penso che faccia un po’ la preziosa per non svendere e poi cerca di evitare poppate troppo copiose. Circa il resto, ho dato per scontato che faccia il boccafiga a 30 e non le ho chiesto conferma; non fa la penetrazione vaginale scoperta, il culo né coperto né scoperto e nemmeno il facciale. Ci accordiamo per il pompino scoperto a 40, con “esperimento” di venuta in bocca.
Molto affabile fin dall’intervista. Quando le dico che ho avuto il piacere di conoscere Alessandra (a questo punto, come in una commedia di Plauto, lei svela la consanguineità
, che mi ha sempre accontentato nella richiesta che ho riproposto a lei, seduta stante la chiama al telefono. La conversazione è farsesca: io l’Alessandra non la capivo tanto neanche dal vivo, figuriamoci in un’occasione in cui Mirella ipotizza che stesse già dormendo, in Romania, e si ritrova dall’altra parte della comunicazione la sorella, fuori di testa come lei, che dall’Italia cerca di fare l’identikit di un cliente incontrato qualche volta (caratteristiche fisiche, macchina) perché lo riconosca. Io, che sono ancora alle prese con i postumi traumatici della scomparsa degli apparecchi a cornetta, ritrovandomi impacciato con l’auricolare, mi limito a qualche saluto. Nella pur breve conversazione, Alessandra fa in tempo a riferirmi con disinvoltura che è senza soldi, sarebbe contenta se le accreditassi 50 euri sulla scheda telefonica. Seeeeee, state fresche care mie! Una certa sfacciataggine comunque è di famiglia: ad esempio Mirella saggia con la mano una custodia dove tengo un regalo di significato religioso e apotropaico, e francamente la radiografia tattile di ciò che ho in macchina potrebbe non essere molto gradita.
Non esiste un imbosco, ci fermiamo ai bordi di una strada secondaria. L’ora però non è così tarda da lasciare intorno a noi il deserto. Mi transitano macchine a sinistra e pedoni a destra, anche coppie. In un caso, visto che stavamo ancora espletando fasi preliminari, mi rivesto parzialmente, poi me ne fregherò.
Imbocca così come è, senza passata preliminare con le salviette umide che non ha con sé. Per sua fortuna l’inquilino del piano di sotto era stato preparato adeguatamente all’incontro con una signora, ma i fazzoletti igienizzanti sarebbero utili anche a lei! Il pompino, beninteso rispetto alle mie aspettative nei confronti della scuola, è passabile. Cioè fa delle pause, usa la mano, si limita alla parte superiore del mio organo di senso, però mentre per esempio la sorella faceva veramente una corsa a farti venire, lei introduce dei dolci diversivi di lingua, dei movimenti avvolgenti che mi fanno molto effetto. Nel momento in cui vengo, anche se ancora non si aspetta la mia reazione, riesce ad avvantaggiarsi di una qualche distanza dalla cappella. Non so se così è meglio o peggio per lei, perché la sostanza le schizza sulla lingua e poi le labbra, le sgocciola sulla mano, sicché poi deve trafficare con i fazzolettini asciutti per pulirsi. Per parte mia, mi ero infilato una spugna sotto il culo onde risparmiare al sedile guidatore parte della colata che, conoscendo le mie polle, presentivo. L’innocente dichiara che l’ha sentita sulla lingua, quindi le dico ironicamente che adesso ha scoperto com’è, e mi risponde che ha un gusto strano.
Sta ancora in macchina un attimo a fare due parole, ci riavviamo, non prende con sé i resti dell’incontro ed esce con uno squillante “ciao tesoro” molto utile a richiamare l’attenzione delle persone ferme al semaforo.