L’incontro con Luisa mi è stato utile, se non altro, per comprendere in modo più profondo e personale il film di Almodóvar “Parla con lei”. Il racconto di due uomini innamorati di due donne in coma, uno dei quali arriva sino all’intimità sessuale con la ragazza che versa in uno stato vegetativo, mi sarebbe sembrato un’irrealistica iperbole almodovariana, se non avessi incontrato sulla mia strada questa giovine, che non irradia una vitalità molto più intensa.
È da poco comparsa alla grande rotonda sulla via Emilia in comune di Vizzolo Predabissi, 4 5 . 3 4 3 9 8 4 , 9 . 3 5 4 9 5 1, a destra provenendo da Melegnano. La rotonda dovrebbe ancora essere occupata da un’altra ragazza già presentata qui, ben distinguibile perché bionda. Anche di sera o di notte non è un punto ideale per fermarsi, ma con un po’ di mestiere si riesce a parlarle senza generare un ingorgo.
A guardarla dalla strada non pare neanche male: alta sull’1,65, proporzionata anche se non perfetta, con qualche contenuta eccedenza, belle cosce e bel culo, capelli scuri lisci lunghi. È vestita già da autunno, con le calze, ma anche minigonna e stivali neri che concorrono a evidenziare i suoi maggiori pregi. Il viso è così così, un ovale morbido e inespressivo da impiegata all’anagrafe.
L’offerta è limitata: nessun preliminare scoperto, non dà il culo, soliti pompino a 20 e boccafiga a 30, 100 per un’ora d’albergo.
L’imbosco è nel complesso idoneo alla bisogna: uno spiazzo fra i meandri che sono disponibili in zona, abbastanza distante ma non per questo in un luogo eccessivamente sinistro e desolato, anzi sembra non mancare mai la ronda invadente di qualche cliente (suo o della collega, attiva però in un diverso e separato ritaglio della stessa area).
Il pompino per il quale la ingaggio è il trattamento più elementare che abbia subito negli ultimi tempi. Si potrebbe arrivare a pensare che una così completa e implacabile negazione dell’arte orale richieda uno studio apposito, di ispirazione sadica, per essere concentrata nel corso di un’unica prestazione. Non si spoglia e per di più indossa uno di quei reggiseni rigidi che respingono ogni assalto. Lo prende un attimo in mano per incappucciarlo praticamente subito, iniziando un saliscendi meccanico, corto e frenetico, dall’effetto sottilmente ansiogeno, accompagnato da un movimento altrettanto rapido di mano. Penso che solo l’uso di un preservativo Control al posto della solita sottomarca super-economica ha concorso, perlomeno a sprazzi, a darmi come l’impressione che mi stessero facendo un pompino. In ogni caso, se non l’avessi aiutata io di mano in una fase intermedia penso che anche il mio compagno di merende sarebbe sprofondato nel coma irreversibile, e Luisa non è ragazza da risvegli miracolosi. Quasi con l’intento di non smentirsi, sul finale, stacca subito durante la venuta. A quel punto scende dall’auto e finalmente si denuda parzialmente, ma solo per la sua esigenza di una lunga pisciata, allorché, non molto coinvolto dal suo erotismo, mi limito ad un paio di sbirciatine, quando è accosciata a spandere il suo scroscio e quando si ricompone rapidamente prima di rientrare.
La stessa goffaggine segna la gestione del corredo igienico-sanitario. Appoggia sul cruscotto la bustina aperta e gocciolante del preservativo, costringendomi ad un intervento in extremis per evitare, con parziale successo, la colata. È attrezzata con salviettine umide, che mi porge, ma mi lascia l’involtino nel portaoggetti collocato vicino al cambio dell’auto.
Luisa non è una cattiva persona, ma una principiante maldestra nelle pratiche che dovrebbe adempiere e per nulla disinvolta nella relazione. Sicuramente soffre la barriera linguistica (si arrangia, direi, con l’orecchio neo-latino delle rumene), cui si aggiunge presumibilmente un dato caratteriale. Sa dirmi l’età (22 anni, non smaglianti, per la verità, se sono reali) e che è nuova. E qui si ferma. Ma tante non meno impedite di lei con l’italiano recuperano con la comunicazione non verbale; Luisa, invece, nel corso di tutto l’incontro mi gratifica, a dir tanto, di un paio di labili sorrisi, senza mai abbandonare la sua aria spaesata. Pare che ti guardi incuriosita pure l’uccello, tanto è l’impaccio che esprime. All’andata, rispondendo ad una telefonata, si disconnette ancora di più dalla situazione. Alla fine si congeda calando un ciao non ostile, ma spento.