Ho conosciuto Andrea/Andreea, che si presenta come operatrice di lungo corso, ma che, se posso aver visto, non avevo mai abbordato, e mi risulta non censita nel nostro archivio.
Lavora di giorno, trattenendosi fino alle 19 circa. Sosta sulla Binasca, in una piazzola che, provenendo da Siziano, si incontra a destra, circa a metà strada fra la rotonda di Siziano e l’intersezione Binasca/Valtidone. Con le coordinate 4 5 . 3 2 8 5 4 8 , 9 . 2 2 7 3 1 9, mediante il più preciso Bing maps si punta direttamente la sua postazione.
Finora mi risultava zona di africane, una appunto arriva ad affiancarla in situ, quindi la noto. Contemplata seduta sul solito seggiolino, infatti, dalla strada, faceva scena: capelli lisci biondi oltre le spalle, con lo stacco arrapante della minigonna nera, snella, gambe al vento, per circa uno e sessantacinque di altezza. Da vicino perde: viso con lineamenti aguzzi, con trucco discreto, ombretto azzurro che contrasta con gli occhi marroni; magra fino a mostrarsi quasi striminzita, con coscia un po’ secca, culetto, seno al massimo una seconda (facendo la tara del Wonderbra). I 21 anni che dichiara, anche alla luce di quello che mi ha raccontato della sua vita, per me non sono credibili, qualcuno in più glielo si dà.
Chiede 20 per il pompino con preservativo, 30 per il boccafiga con preservativo, 50 per il pompino scoperto con venuta in bocca, 100 per un’ora d’albergo, non contempla l’anale. Contratto il pompino scoperto e per 40 andiamo.
Se da vicino perde in estetica, guadagna in simpatia. In strada mi pareva proprio scazzata, non si è alzata dalla sedia per la contrattazione, neanche con un precedente cliente che ha mollato il colpo. Invece, pur conoscendo poco l’italiano, in macchina cerca di porsi in modo comunicativo. Mi racconta di essere rumena, qualche suo particolare biografico, mi chiede se sono sposato ecc.
Porta in un imbosco molto lontano, in campagna, in territorio di Carpiano. A prima vista non sembra molto logico partire da un comune tollerante come Siziano e mettersi sotto la competenza di un comune come Carpiano, che riserva trattamenti dioclezianei ai puttanieri manifesti. È anche prossimo ad una strada con passaggio di auto, sporadico ma non nullo: indimenticabile, tanto per cambiare, l’insistito sguardo di disapprovazione della solita figura di “residente”, di ritorno dalla cara moglie per la cena, mentre in macchina facevamo le nostre cose. Però è un bel posto per la camporella, tra i campi, qualche alberello (e canali erbosi, verso i quali però sono ormai diventato guardingo). Se fossimo ancora nell’Ottocento mi soffermerei sulla nota poetica che, al tramonto, si sentivano cantare gli uccelli (nel senso dei volatili) fra i rami, ma siamo nel 2015, non è più tempo di madrigali, e tocca quindi concentrarsi su altri cinguettii.
Dopo una veloce rinfrescata dell’uccello di quaggiù con salviettina umida, attacca il pompino. Non si spoglia. Si limita al saliscendi delle labbra, con un moto veramente ripetitivo, e si aiuta con la mano, che almeno alla fine accetta di lasciarsi dirottare sullo scroto. Perlomeno non graffia e lascia scendere qualche goccia di saliva. Io la guardo che succhia e lo regge con le dita dalle unghie laccate di rosso. È brava sul finale, perché la prende fino all’ultimo schizzo, pare davvero non voler staccare mai, ci godo proprio; poi, con tutta calma, evidentemente non disturbata dalla mia sostanza, si sceglie un altro fazzolettino e ci sputa dentro. Infine fa volare tutto dal finestrino, con disinvoltura, dando l’impressione della consapevole provocazione dadaista di chi volesse infrangere la vieta armonia dell’idillio campestre con i resti scomposti dei nostri trasporti idraulici.