Bianca mi ha detto di lavorare da tre giorni in questa postazione: subito a destra appena si svolta in via Teodosio, provenendo da piazza Piola-via Pacini e proseguendo verso piazza Sire Raul, all’altezza del civico 2 o 4, coordinate 4 5 . 4 8 2 9 2 8 , 9 . 2 3 0 1 6 8. In Italia, dice sempre lei, da quattro mesi, ha una precedente esperienza lavorativa in zona Rho-Pregnana (ma non ho trovato sue menzioni nelle discussioni inerenti).
Non raggiunge l’uno e sessanta, ha capelli biondi ricci lunghi poco oltre le spalle, viso grazioso a pianta quadrangolare, occhi marroni, rossetto vivo, è vestita in modo molto sobrio (pantaloni elasticizzati sul grigio e giacca bianca). Mi fermo da lei perché mi attira la sua aria qualunque, mentre si va facendo tardi, un’ora alla quale ormai le stangone e le belle gambe possono celare sorprese. Nonostante la premessa di questa ricerca di quotidianità il suo corpo mi ha deluso. Mi aspettavo la piccoletta formosa, e lo si pre-vedeva, però tonica, dalle curve succulente. Invece su cosce e pancia ha proprio della carne di troppo e tremula, non ha una bella pelle, segnata e peraltro non fragrante, mentre il seno sì, è bello, una seconda pienotta ed elastica.
Chiede 50 euri per il boccafiga coperto a casa sua, 100 per il culo, non concede preliminari orali scoperti. Non mi sembra propensa alla consumazione in macchina, ma non so se rifiuterebbe la richiesta. Le ho pagato i 50.
Parliamo un po’. Con accento che io avverto come spiccatamente albanese, in particolare la loro R così riconoscibile, mi dice di essere romena. Dichiara 23 anni. Racconta di avere studiato lingue all’università: perlomeno posso osservare che parla lentamente, con forte accento, ma direi correttamente e ponendo cura al lessico. Non è espansiva, sembra dover vincere qualche distacco o qualche diffidenza, però è placida e gentile, ti fa i complimenti.
La casa in cui si consuma è molto lontana, occorre l’auto: è la stessa dove porta (o portava) la costantinopolitana (auto-dichiarata) Jasmine, ma l’appartamento è diverso. È un luogo dal parcheggio impossibile e Bianca è stata corretta, suggerendomi di lasciare la macchina quando eravamo ancora abbastanza distanti, sicché abbiamo fatto un bel pezzo a piedi anche se le scarpe le facevano male, piuttosto che comportarsi come le colleghe che per non perdere tempo di norma te la fanno mettere davanti al portone, in tutta fretta e in modi improbabili, sempre a rischio di multa. Si sale ad un secondo piano, mi pare, non servito da ascensore. L’appartamento è attrezzato per essere usato anche da altra ragazza, che però non era operante al momento, ed è mediamente accogliente. Il palazzo nel suo complesso, invece, è piuttosto squallido, ma direi tranquillo. Il caso ha voluto, però, che il suo vicino di pianerottolo uscisse dalla porta nell’istante in cui arrivavamo, e soffermasse il suo sguardo su di noi.
Si spoglia, si toglie un maglione nero a rete, un bagliore di sensualità, il reggiseno glielo slaccio io. Sotto una forte luce bianca, i preliminari sono minimi: qualche strofinio e stimolazione tattile del mio petto e dei capezzoli, mentre non usa mai la lingua sulla mia pelle. In compenso lascia fare: toccare, leccare i capezzoli... Me lo imprigiona ben prima dell’erezione, nel temuto preservativo de-sensibilizzante chiaro e spesso della nota sottomarca della Sventrax, e comincia il pompino. Non è una virtuosa dell’orale, ma di nuovo sa lasciar fare. Autonomamente si adopererebbe nel solo su e giù delle labbra, per di più troppo rapido, però se lo fa sbattere sulla lingua, fa spingere me quando lo desidero. La pratica, non proprio trascinante, richiede tempo, e lei ci mette la pazienza necessaria: prima la mia compagna siede sul bordo del letto, io in piedi; poi mi sdraio e lei mi sta a fianco/sopra. Una volta che l’erezione è completa, su mia richiesta, si mette a pecora, il lato che le dona di più: lei sul letto, io di nuovo in piedi dietro. Martello a perdifiato e quando mi stanco lo estraggo per un paio di colpi finali, che affido alla sua mano; Bianca procede senza scartarlo dal suo involucro e fissa con attenzione l’eiaculazione. Accompagna sia la scopata, sia il pompino con la simulazione di qualche mugolio e sospiro.
Lei si ferma a casa, è a fine nottata, quindi io torno verso la macchina. Solo allora mi rendo conto di non avere fissato nella memoria la via e il punto in cui l’ho lasciata, né il tragitto. Vago qua e là per la zona Leoncavallo, notturno spettrale e suggestivo della città vuota, mi sento camminare nel silenzio. Ripenso al colore stinto dell’incontro, a Bianca, brava ragazza, ma già giù di corpo che non riesce a fare scattare la scintilla, a una prestazione troppo contenuta nei confini del suo adempimento, magari a mia volta non l’ho saputa richiamare oltre quei confini, finché da dietro un furgoncino riappare la mia automobile e posso tornarmene a dormire.