Musica di Bixio. Parole di Cherubini & Carnevale.
Segnalo al sodale Porcellinus, e ad altri eventuali interessati alle “recensioni multimediali”, una fra le tante interpretazioni strumentali, accompagnata dallo scorrimento del testo originale:
https://www.youtube.com/wat…
Nella notte profumata che preannuncia la fine dell’inverno percorro viale Ortles. Il mio amore è lontano: Anna infatti è a riposo nel paese d’origine. Mi guardo intorno alla ricerca di altre ispirazioni. Sono preceduto da un’automobile che scarica una giovane alla pensilina dell’ATM dopo la rotonda in cui si immette via Condino, 4 5 . 4 3 9 3 4 3 , 9 . 2 0 2 7 0 0.
La conosco, ma facciamo ugualmente le presentazioni di rito: Bianca, che dice di avere 20 anni. Attenzione alla girandola dei nomi: non c’entra con la famosa Carmen alias Bianca, è un’altra ragazza che usa questo nome d’arte. Ha un fisico snello e scattante, che mi piace, proporzionato nelle sue minute rotondità femminili, che tuttavia solo in parte mi saranno rese visibili, l’altezza reale sarà sull’1,55. Capelli lunghi adesso biondi (ma glieli ho visti anche con altre tinte), occhi verdi, un per me molto fine profilo tzigano, con quella reminiscenza di tratti orientaleggianti non rara nelle tzigane più giovani e belle.
Il tariffario è il solito. Per il preliminare orale senza preservativo ovvero per il solo pompino senza preservativo ma senza venuta in bocca mi chiede 50 e ci accordiamo per 40.
Così abbiamo siglato l’accordo che il mio cuore al suo per undici minuti incatenò.
Si fanno due chiacchiere in macchina. Riesco ad ottenere che mi dica qualcosa delle sue origini almeno in parte tzigane, che di norma preferiscono celare sotto la più generica provenienza romena, facendole capire che anzi per me è motivo di maggiore attrattiva e interesse. Lei è allegra e spavalda, ha una risata squillante e fresca. Mi prende in giro, ad esempio, dicendo che sono “un po’ p u t t a n e l l o”, definizione sua, perché vede che conosco tutte le sue amiche. Però non ignora le pene d’amore, se mi dice che è senza fidanzato.
Forse pensi anche tu
a un amore, laggiù
sotto un cielo lontano?
Arriviamo nel solito terrificante parcheggio alle spalle di viale Ortles, nel quale mi infilo in un modo che non ci esponga troppo sul transito della strada. Lei non denuda il seno, toglie invece jeans e mutandine, offrendo, almeno parzialmente, al mio contatto figa depilata ma con ricrescita e bel culetto. Mi suggerisce di creare un’atmosfera più intima spegnendo la lucetta interna dell’abitacolo che stavo dimenticando accesa.
Succhia solo per me.
Oh pompino tzigano!
Lo stile è quello di viale Ortles, direi, almeno di molte se non di tutte. Non si mette in ginocchio ma resta incollata sul sedile passeggero; non dispone di salviettine umide e attacca subito il veloce saliscendi delle labbra, senza variazioni e affondi, accompagnato dalla mano, il tutto dall’implacabile finalizzazione all’esplosione conclusiva. Non sento però i denti stridere come violini scordati e anche dell’insalivazione non mi posso lamentare.
Ad un certo punto la damigella si interrompe. “Cazzo, questi capelli!”: le bionde chiome, infatti, che fluiscono avvolgenti sul mio uccello, ne ostacolano l’attività risucchiatoria. Glieli tengo io, un gesto quasi intimo, purché però ricominci.
Tu che sogni la dolce terra di Romania,
succhia ancora con tutta l'anima tzigana!
Dopo un po’ il pompino mi ha dato quello che desideravo e mi ritrovo in una fase abbastanza avanzata della mia eccitazione. Io vorrei finire con qualche colpo a smorzacandela, la gentildonna è disponibile a infilarsi tra me e il volante, ma, prospettandomi un’alternativa senz’altro più conveniente per lei, mi affascina con un franco guizzo libertino. “Con la mano, mi eccita vedere gli uomini che sborrano!”, testualmente. Che ingenua furbetta, penso, ma come negarle il piacere dei sensi? Così glielo consegno per l’ultimo supplizio. La vorrei implorare:
Oh tzigana, dall'aria lieta e appassionata,
che fai piangere il mio cazzo fra le dita,
succhia ancora, come una dolce serenata,
finché, pallido, nel silenzio sborrerò.
Ma lei spergiura che in bocca non si fa venire. Si appresta pertanto a finirmi con un energico trattamento di mano, con qualche mugolio. In me però monta una sinistra inquietudine circa la sicurezza della sua impugnatura, in rapporto alle esigenze di salvaguardia dell’arredamento interno della macchina.
Se un segreto dolor
fa tremar la tua mano,
la tua sega maldestra
fa tremare il mio cuor,
ahi erotismo tzigano!
Invece no, disperde la sostanza senza eccessivo danno tra fazzolettino di carta steso da lei come un bavaglino sotto la cappella, peli e pelle scoperta, perché evidentemente almeno di qualche grado la traiettoria è finita fuori controllo, qualche goccia le cola sulle sue dita, immagino, visto che si precipita a detergersi con un altro fazzolettino. Mi dice di pulirmi, che penserà lei a buttarli. E infatti mi lascerà il ripugnante involtino in macchina.
Onestamente non potrei scrivere, a chiusura di questo mio tango d’amore, che piangerò di nostalgia nel ricordo di questa prestazione. Ciò non toglie che, come interpreti di un’esperienza spoglia e fondamentale dell’eros stradale, le ragazze di viale Ortles una certa suggestione su di me la esercitano sempre.
L’accompagno al suo posto nella via
e, con il vento, la mia passione dileguò.
Segnalo al sodale Porcellinus, e ad altri eventuali interessati alle “recensioni multimediali”, una fra le tante interpretazioni strumentali, accompagnata dallo scorrimento del testo originale:
https://www.youtube.com/wat…
Nella notte profumata che preannuncia la fine dell’inverno percorro viale Ortles. Il mio amore è lontano: Anna infatti è a riposo nel paese d’origine. Mi guardo intorno alla ricerca di altre ispirazioni. Sono preceduto da un’automobile che scarica una giovane alla pensilina dell’ATM dopo la rotonda in cui si immette via Condino, 4 5 . 4 3 9 3 4 3 , 9 . 2 0 2 7 0 0.
La conosco, ma facciamo ugualmente le presentazioni di rito: Bianca, che dice di avere 20 anni. Attenzione alla girandola dei nomi: non c’entra con la famosa Carmen alias Bianca, è un’altra ragazza che usa questo nome d’arte. Ha un fisico snello e scattante, che mi piace, proporzionato nelle sue minute rotondità femminili, che tuttavia solo in parte mi saranno rese visibili, l’altezza reale sarà sull’1,55. Capelli lunghi adesso biondi (ma glieli ho visti anche con altre tinte), occhi verdi, un per me molto fine profilo tzigano, con quella reminiscenza di tratti orientaleggianti non rara nelle tzigane più giovani e belle.
Il tariffario è il solito. Per il preliminare orale senza preservativo ovvero per il solo pompino senza preservativo ma senza venuta in bocca mi chiede 50 e ci accordiamo per 40.
Così abbiamo siglato l’accordo che il mio cuore al suo per undici minuti incatenò.
Si fanno due chiacchiere in macchina. Riesco ad ottenere che mi dica qualcosa delle sue origini almeno in parte tzigane, che di norma preferiscono celare sotto la più generica provenienza romena, facendole capire che anzi per me è motivo di maggiore attrattiva e interesse. Lei è allegra e spavalda, ha una risata squillante e fresca. Mi prende in giro, ad esempio, dicendo che sono “un po’ p u t t a n e l l o”, definizione sua, perché vede che conosco tutte le sue amiche. Però non ignora le pene d’amore, se mi dice che è senza fidanzato.
Forse pensi anche tu
a un amore, laggiù
sotto un cielo lontano?
Arriviamo nel solito terrificante parcheggio alle spalle di viale Ortles, nel quale mi infilo in un modo che non ci esponga troppo sul transito della strada. Lei non denuda il seno, toglie invece jeans e mutandine, offrendo, almeno parzialmente, al mio contatto figa depilata ma con ricrescita e bel culetto. Mi suggerisce di creare un’atmosfera più intima spegnendo la lucetta interna dell’abitacolo che stavo dimenticando accesa.
Succhia solo per me.
Oh pompino tzigano!
Lo stile è quello di viale Ortles, direi, almeno di molte se non di tutte. Non si mette in ginocchio ma resta incollata sul sedile passeggero; non dispone di salviettine umide e attacca subito il veloce saliscendi delle labbra, senza variazioni e affondi, accompagnato dalla mano, il tutto dall’implacabile finalizzazione all’esplosione conclusiva. Non sento però i denti stridere come violini scordati e anche dell’insalivazione non mi posso lamentare.
Ad un certo punto la damigella si interrompe. “Cazzo, questi capelli!”: le bionde chiome, infatti, che fluiscono avvolgenti sul mio uccello, ne ostacolano l’attività risucchiatoria. Glieli tengo io, un gesto quasi intimo, purché però ricominci.
Tu che sogni la dolce terra di Romania,
succhia ancora con tutta l'anima tzigana!
Dopo un po’ il pompino mi ha dato quello che desideravo e mi ritrovo in una fase abbastanza avanzata della mia eccitazione. Io vorrei finire con qualche colpo a smorzacandela, la gentildonna è disponibile a infilarsi tra me e il volante, ma, prospettandomi un’alternativa senz’altro più conveniente per lei, mi affascina con un franco guizzo libertino. “Con la mano, mi eccita vedere gli uomini che sborrano!”, testualmente. Che ingenua furbetta, penso, ma come negarle il piacere dei sensi? Così glielo consegno per l’ultimo supplizio. La vorrei implorare:
Oh tzigana, dall'aria lieta e appassionata,
che fai piangere il mio cazzo fra le dita,
succhia ancora, come una dolce serenata,
finché, pallido, nel silenzio sborrerò.
Ma lei spergiura che in bocca non si fa venire. Si appresta pertanto a finirmi con un energico trattamento di mano, con qualche mugolio. In me però monta una sinistra inquietudine circa la sicurezza della sua impugnatura, in rapporto alle esigenze di salvaguardia dell’arredamento interno della macchina.
Se un segreto dolor
fa tremar la tua mano,
la tua sega maldestra
fa tremare il mio cuor,
ahi erotismo tzigano!
Invece no, disperde la sostanza senza eccessivo danno tra fazzolettino di carta steso da lei come un bavaglino sotto la cappella, peli e pelle scoperta, perché evidentemente almeno di qualche grado la traiettoria è finita fuori controllo, qualche goccia le cola sulle sue dita, immagino, visto che si precipita a detergersi con un altro fazzolettino. Mi dice di pulirmi, che penserà lei a buttarli. E infatti mi lascerà il ripugnante involtino in macchina.
Onestamente non potrei scrivere, a chiusura di questo mio tango d’amore, che piangerò di nostalgia nel ricordo di questa prestazione. Ciò non toglie che, come interpreti di un’esperienza spoglia e fondamentale dell’eros stradale, le ragazze di viale Ortles una certa suggestione su di me la esercitano sempre.
L’accompagno al suo posto nella via
e, con il vento, la mia passione dileguò.