Cap. II - “MINIATURE CINESI”
Da un paio d'anni (inizio anni '80) lavoravo in una multinazionale americana delle telecomunicazioni; avevo già seguito progetti esterni , per la maggior parte in Italia e quindi quando mi arrivò la convocazione a Milano dai miei boss ebbi un tuffo al cuore.
Mi chiesero se ero interessato ha seguire un progetto in Cina (ovviamente assieme ad un “senior&rdquo
; non ci pensai 2 volte e dissi subito : “OK, quando si parte ?”.
Due giorni dopo ci imbarcammo (io il mio “team leader senior&rdquo
alla Malpensa diretti a Shangai, dopo Hong Kong, la città più commerciale e moderna della Cina.
Durante il viaggio, ebbi modo di scoprire il lato oscuro del mio collega; nonostante ci conoscessimo già da diversi mesi (anche se non avevo mai avuto la possibilità di lavorarci assieme), scoprii che aveva una passione smodata per donne (in pratica era un “punter” ante litteram).
Nelle lunghe ore trascorse su quell'aereo capii che quello sarebbe diventato il mio “maestro”; sapeva troppe cose, cose che fino a quel momento io non avevo mai considerato, impegnato a ragionare sulla quantità piuttosto che la qualità.
Il piccolo Bigfoot (Ndr : piccolo = poco esperto) aveva trovato il suo “Spirito Guida”.
La prima settimana fu fantastica; albergo modernissimo, gente cordiale, e quando capivano che eri straniero cercavano in tutti i modi di farti sentire a tuo agio.
Una sera, dopo cena, decidemmo di fare un giretto in un grosso centro commerciale (ci interessava fotografia e articoli elettronici); puntammo una serie di articoli e cominciammo ha chiedere spiegazioni al commesso che ci aveva preso in carico.
Avevo però notato che, mentre io mi perdevo dietro a tutte le novità presenti sugli scaffali, il mio collega sembrava più interessato alle …. commesse .
Ad un certo punto, feci una domanda un po' troppo tecnica, e il commesso andò in crisi; cominciò ha parlare animatamente con l'interfono che portava all'orecchio cercando con qualcuno una risposta ai miei quesiti (ovviamente dopo aver proferito scuse e inchini a iosa).
Dopo un paio di minuti arrivò una signorina; si fece spiegare dal collega il problema, dopodiche, con il solito rituale inchino si mise a mia disposizione.
La ragazza era molto bella, di una bellezza abbagliante, solare; un sorriso che la faceva apparire subito simpatica con due occhi scuri che completavano perfettamente il viso con i capelli racchiusi in una coda di cavallo morbidamente appoggiata su una spalla.
La cosa più straordinaria era però che ..... non superava il 1.50 di altezza; immediatamente pensai a quelle bambole che le nostre nonne mettevano sedute sul lettone matrimoniale (chissà perchè poi).
Era assolutamente perfetta anche nel rapporto altezza / peso (purtroppo il mio essere tecnico compare sempre), e dentro me stesso mi congratulai con l'ingegnere che l'aveva progettata: una vera miniatura di donna.
Dal mio inglese capì che, nonostante la taglia XXXL tipicamente americana, non lo ero; risposi al suo sorriso con il classico “scodinzolio” che mi permette di tranquillizzare e avvicinare le donne di mio interesse e gli dissi che ero italiano.
Immediatamente notai un lampo nei suoi occhioni scuri e il suo sorriso divenne ancora più smagliante; iniziammo ha parlare (in inglese ovviamente) e mentre lei mi illustrava caratteristiche, pregi e difetti delle varie macchine fotografiche, io mi “lustravo” gli occhi su quella bella personcina.
Dopo circa un'ora, arrivò anche il mio collega che aveva completato il giro senza avere trovato nulla di interessante; ovviamente capì al volo la situazione, e mi disse che mi avrebbe aspettato fuori fumandosi una sigaretta.
Fin dal primo secondo che l'avevo vista, era scattato in me quel qualcosa che ti fa capire che quella che hai davanti è la preda che cercavi; cominciai ha fare il simpaticone, e notai subito che anche per lei era scattato qualcosa.
Quando le facevo una domanda (tecnica), non mi guardava più in viso, ma spostava lo sguardo in giro, come se fosse imbarazzata.
Mi venne il rimorso, non potevo continuare per tutta la sera ad inventarmi domande e dubbi tecnici solo per poter starle vicino.
Decisi quindi per l'acquisto della mia prima reflex Nikon (era un FG); mi accompagnò alla cassa dove, mentre pagavo, lei si incaricò di confezionarmi il pacchetto e di compilarmi le varie garanzie.
Scherzando, gli dissi che mi sarebbe piaciuto imparare il cinese; lei, questa volta guardandomi dritto negli occhi, mi rispose che invece lei andava matta per l'Italia, per i prodotti italiani e gli sarebbe piaciuto moltissimo imparare l'italiano.
Dentro di me, gli ormoni iniziarono a fare la “ola” di incoraggiamento; “why not” gli risposi, io ti insegno un po' di italiano e tu mi insegni un po' di cinese.
Disse “Ok, domani pomeriggio verso le 18 potrebbe andare bene ? “
Sentii distintamente il boato di approvazione dei miei ormoni; “alle 18 qui davanti allo store”.
Ci salutammo, io con un “bye” , lei con un “Ciao” (era l'unica parola che conosceva).
Il giorno dopo, le ore non passavano mai, non ero del tutto convinto che si sarebbe presentata; il mio collega capì al volo la situazione e mi lasciò tornare in albergo un po' prima.
Mi diedi una lustrata e mi precipitai all'appuntamento; quando arrivai davanti allo store, alle 17:50, lei era già lì; non la vidi subito, anzi fu lei ha vedermi per prima ed ad avvicinarsi agitando la mano.
Non la riconobbi subito, perchè avevo ancora in mente la sua figura dentro a quella divisa anonima dello store; adesso era bellissima, vestita da donna moderna, una piccola bambolina.
Rimasi a bocca aperta, lei se ne accorse e con quel sorriso dolce che mi aveva conquistato fin dal primo momento che l'avevo vista mi disse che purtroppo la “divisa” di lavoro non era il massimo.
Ci presentammo, lei dopo 2 tentativi già pronunciava il mio nome esattamente, io il suo continuavo ha sbagliarlo (era lunghissimo); gli chiesi se aveva qualche significato e lei mi rispose che significava “Luna che sorge dopo il temporale”; i suoi genitori l'avevano chiamata così perchè era nata di sera dopo un temporale.
Bene gli dissi, ti chiamerò “Luna” (ovviamente in italiano); lei rise di gusto, chiudendo gli occhi con una smorfia che la faceva diventare ancora più simpatica.
Quando faceva così, ragazzi miei, “me l'ha sarei mangiata tutta“ (in senso metaforico ovviamente).
)
Passeggiammo per un paio d'ore, chiaccherando e ridendo come due studentelli; poi l'accompagnai alla metro e me ne ritornai in albergo.
Andammo avanti così per una settimana, poi il Bigfoot che c'è in me prese il sopravvento; azzardai e le proposi di cenare nel nostro albergo; inizialmente non sembrò molto convinta, ma quando gli dissi che uno degli chef era italiano e che gli avrei fatto assaggiare dei veri piatti italiani, disse immediatamente di si, lanciandosi poi in una sorta di celebrazione della nostra cucina (che però non aveva mai assaggiato); quel giorno diventò impossibile farla tacere.
)
La lasciai continuare nel suo delirio culinario sorridendo (e congratulandomi con me stesso : avevo trovato la password di accesso al sistema).
Il giorno dopo andai dallo chef (c'è nerano diversi perchè era un grosso albergo, e uno era italiano); era romano, e appena mi presentai mi disse : “a frà che t'è serve ?” con quel cameratismo tipico tra italiani quando ci si trova all'estero; gli spiegai il tutto e lui mi disse “tranquillo fratello, mò c'è penso io”.
La cena fu perfetta, il collega aveva avuto anche la gentilezza di andare da un'altra parte (probabilmente per fare le stesse cose); Luna apprezzò moltissimo i vari piatti che accoglieva con strani mugolii e squittii, chiudendo gli occhi per assaporarli più a fondo.
Bigfoot era sempre più ingrifato dal quel suo modo di fare; mangiai (e bevvi pochissimo), oramai avevo un'unico obiettivo e dovevo assolutamente restare lucido.
Al temine della cena, ci trasferimmo nella discoteca adiacente all'albergo; lei continuava ha chiaccherare e disquisire su cosa avevamo mangiato, io rispondevo sempre “si, certamente” e intanto mi preparavo all'assalto finale.
Ci mettemmo in un angolino su un divano e, mentre lei continuava ha cinguettare della cena, provai ad allungare una mano.
Non disse niente, poi all'improvviso mi guardò con un'aria “diversa”.
Si alzò in piedi (pensai : “C..zzo, foratura all'ultimo giro, che iella&rdquo
, invece si tirò su un po' la gonna, allargò le gambe e mi si sedette sulle ginocchia.
Iniziammo un FK che durò (non so, avevo perso la cognizione del tempo); intanto le mie mani erano partite automaticamente per una prima ricognizione sotto la sua gonna e..........
Sorpresa !
Adesso mie cari compari, chissà cosa state pensando ..... :
Semplicemente era ..... già fradicia.
Prima ancora di cominciare !!
Andiamo bene (pensai).....
Lei vedendo il mio sguardo perplesso mi disse con quel solito sorriso che cancellava qualsiasi cosa, “sai, il piacere per il cibo certe volte mi fa degli strani effetti..... “
Registrai mentalmente la cosa, poteva sempre servire.
A questo punto mi lanciai definitivamente e gli dissi : “Andiamo su in camera, così ti dai una sistemata”.
Disse subito di si.
Con la mia bambolina aggrappata al braccio, il tragitto in ascensore mi sembrò lunghissimo; appena arrivati in camera, ci spogliammo alla velocità della luce, poi la presi in braccio (per far prima) e ......
I ricordi a questo punto si fanno confusi.
Ricordo solo che alla fine era distrutta; troppa differenza fisica tra Bigfoot e la donna in miniatura cinese.
Con garbo mi chiese se ci potevamo ancora vedere; gli chiesi “quando ?”
&ldquo
omani sera ti va bene ?”
“Caspita, va benone” (un po' di sesso non ha mai ucciso nessuno; ora però non ne sono del tutto sicuro). :
Andammo avanti così per oltre 5 mesi.
Io non avevo ancora imparato il cinese, mentre lei oramai riusciva ha fare dei bei discorsi in italiano, facendomi ridere come un matto quando cercava di pronunciare la R.
Ma era testarda, come quando ha letto capivo che ero “troppo” per lei, ma nonostante ciò lei non si sottraeva e stoicamente voleva arrivare in fondo, con la tipica testardaggine cinese che ne fanno comunque un grande popolo.
Purtroppo c'è sempre una fine, e quando ricevemmo l'ordine di rientro alla casa madre, il mio collega si premurò di avvertirmi subito per poter gestire la situazione che si era creata.
Come quasi tutti i giorni (praticamente trascorrevamo insieme tutto il tempo libero) andavamo in un parco cittadino lì vicino, dividendo i nostri take-away con un gruppo di oche e anitre che vivevano nel laghetto.
Seduti su una panchina in riva al laghetto, sembravamo “i fidanzatini di Peynet”; quando gli diedi la notizia, non disse niente.
Solo gli occhi tradivano la tristezza che era scesa su questa ragazza di 23 anni.
Disse solo “Che se lo aspettava, era troppo bello per poter continuare”.
Mi sentii una merda.
Quella sera facemmo sesso come pazzi per l'ultima volta.
Il giorno dopo, con mia sorpresa, venne all'aeroporto ha salutarmi; la presi per mano e la portai nel Duty-free; gli comprai un scatola (rossa) di cioccolattini (un giorno mi aveva confessato che il cioccolato italiano la faceva impazzire) di una nota casa di Alba.
L'ultima immagine che ho di lei, mentre l'aereo si avviava verso la pista di decollo : sulla terrazza dell'aeroporto una miniatura di donna stringeva al petto una scatola rossa.
Un'anno dopo circa, di ritorno dal Giappone, feci scalo a Shangai; ne approfittai, presi un taxi e mi feci portare al nostro “punto zero” ( lo store in centro).
Nel tragitto passando davanti al famoso parco delle ochette,lo feci fermare, scesi e corsi subito al laghetto; la “nostra” panchina era ancora là, tutto era rimasto uguale a parte i numerosi ragazzi e ragazze che passeggiavano.
Guardai bene dappertutto, ma Lei non c'era; ritornai al taxi e andai allo store, reparto fotografia.
C'erano altre 2 ragazze; chiesi di Lei (dovetti descriverla perchè il nome vero non me lo ricordavo più
.
Le 2 ragazze, essendo li da poco non la conoscevano, ma come sempre gentilissime andarono ad informarsi; pochi minuti dopo arrivò una signora più anziana che mi chiese se cercavo xxx.
Quando sentii il suo nome, ebbi un tuffo al cuore : trovata !
Purtroppo Luna non lavorava più da loro, se n'era andata da poco meno di un anno.
Ovviamente non aveva la minima idea dove era andata e dove abitasse adesso; sapeva solo che non era di Shangai e che probabilmente era ritornata a casa.
In quel momento mi accorsi costernato che non sapevo nulla di lei.
Con un groppo in gola ripresi il mio taxi e ritornai in aeroporto.
PENSIERO N.ro 2 : Il cibo è un piacere, ma può scatenare anche un'orgasmo?
Nella prossima puntata voleremo verso Sud e andremo in Thailandia; il titolo della 3° puntata sarà :
"L'altra metà del cielo"
C O M I N G S O O N
Ho bisogno di esplorare e di sapere.... sempre.