Servizio molto utile: dopo aver visto quelle prostitute volgari, minacciose e manesche, e quei papponi senza scrupoli, mi auguro che nessuno le difenda o peggio ci scopi ancora a pagamento.
E comunque il succo è che non ho visto Jenny al suo posto per tutta la settimana scorsa (questa non sono ancora passato di là, mentre la chiattona leopardata sull'auto verde era sempre in postazione di fronte al gommista... si vede che lei per arrivare ai fatidici 10000 mensili non può permettersi il lusso di fare qualche giorno di pausa :
L’unica cosa buona è che il telespettatore sveglio ha avuto l’occasione di andare oltre il solito stereotipo lacrimevole e vittimistico della prostituzione di strada, che si basa su luoghi comuni ormai vecchi di dieci anni e più. La realtà rappresentata non è infatti quella di giovani ingannate sul loro futuro, poi qui in Italia costrette, tenute segregate, private di tutto il loro incasso da sfruttatori senza scrupoli. Fermo restando che ogni singola storia può essere diversa e anche molto infelice, il caso mostrato è però chiaramente quello di un’organizzazione che controlla la strada e che pretende un canone mensile per l’occupazione del suolo.
Io non ho un’enorme considerazione culturale del giornalismo, a maggior ragione di genere sensazionalistico, nel senso che penso che per comprendere e discutere la realtà siano utili narrazioni più complesse, profonde e scientificamente fondate: analisi sociologiche, testimonianze dirette di clienti e prostitute, letteratura, cinema… Se ci pensate si realizza abbastanza in fretta un lavoro del genere, accostando un’intervista e una provocazione, e poi si dice: questa è la prostituzione su strada. Senza una ricerca effettiva, senza chissà che acutezza di visione. Basti citare il conteggio di una ventina di ragazze albanesi fatto dalla macchina: chi lo dice siano albanesi? Non sono le uniche presenti in Binasca e alcune di quelle mostrate sono sicuramente rumene! Ancora: volendo approfondire il controllo cui la ragazza è sottoposta, avrebbero potuto indagare, con l’ausilio delle immagini, su un gesto rivelatore, cioè se lei segnala a qualcuno o meno con un sms l’avvenuto ingaggio. Non ci dicono niente nemmeno dei servizi di trasporto, recapito in loco nella tarda mattinata e ritiro a tarda sera, che può essere un altro aspetto dell’organizzazione.
Peraltro, siccome non credo nemmeno nella neutralità dell’informazione, vorrei capire le ragioni della vera e propria ossessione delle Iene per il tema della prostituzione.
Una certa curiosità, però, il documento la suscita indubbiamente, sia per chi non conosce la zona, sia per chi come me frequenta assiduamente questo parco-giochi. Infatti le ragazze che di volta in volta vengono riprese in strada le conosco tutte (quella dell’albergo no), anche se poi non sono stato proprio con tutte, non, ad esempio, con quella che definiscono “la più gettonata in zona” (non so se sulla base di un’osservazione statistica), troppo bella per i miei gusti (se posso esprimermi con un paradosso), e scopro adesso anche di grandissimo temperamento, né, per grazia del cielo e autoconservazione mia, con l’obesa leopardata isterica.
In termini di impatto, il filmato nel complesso farà più danni che altro. Innanzitutto spererei che, ad onta delle pretese di TV-verità, la scena in albergo sia fiction (con informazioni reali, ma ri-girata). In caso contrario sono stati degli irresponsabili, al limite del sadismo, a mostrare una ragazza che si è fidata e che, a volto coperto, resta comunque fisicamente identificabilissima per quanti la conoscano bene, perché ci sarà chi le chiederà il conto, e non con il galateo alla mano, per avere parlato troppo su come funziona la Binasca.
In secondo luogo, quei piccoli comuni che per qualche giorno si sentono esposti come caso nazionale di sfruttamento della prostituzione vorranno, come si suol dire, “fornire risposte chiare ai cittadini”. E siccome per combattere le mafie a livello locale non ci sono i mezzi, e a livelli superiori non c’è l’intenzione, faranno una bella campagna spettacolarizzata, un po’ più finta contro le ragazze, un po’ più vera, e ahimè onerosa, contro noi clienti!
L’unica cosa buona è che il telespettatore sveglio ha avuto l’occasione di andare oltre il solito stereotipo lacrimevole e vittimistico della prostituzione di strada, che si basa su luoghi comuni ormai vecchi di dieci anni e più. La realtà rappresentata non è infatti quella di giovani ingannate sul loro futuro, poi qui in Italia costrette, tenute segregate, private di tutto il loro incasso da sfruttatori senza scrupoli. Fermo restando che ogni singola storia può essere diversa e anche molto infelice, il caso mostrato è però chiaramente quello di un’organizzazione che controlla la strada e che pretende un canone mensile per l’occupazione del suolo. Per quello che so io (altrove?) viene pagata anche una cifra d’ingresso per “acquistare” il posto. La parte rimanente, però, resta alle ragazze: la testimone stimava il 90%! Chiaro, colleghi? Parlava di novemila euri al mese! A questo punto lo spettatore non troppo obnubilato dal moralismo o cullato da illusioni confortanti dovrebbe aver capito:
1) che non c’è molta differenza fra la prostituzione su strada e le altre forme di meretricio, a meno che non si voglia credere che le varie “scuderie”, night, club (non solo Italia) ecc. siano delle cooperative!
2) Di più, che non c’è molta differenza fra la prostituzione su strada e altre attività commerciali, dal momento che purtroppo quelli che nelle nostre contrade occupano il suolo o si affacciano su spazi pubblici spesso pagano… non solo le tasse dello stato. Ricordo una conversazione fra un mio amico imprenditore, che voleva investire in un settore d’attività nuovo per lui, un bar, e un suo amico avvocato che gli ha detto, con la massima tranquillità: “puoi anche provare a non pagare, però poi magari ti ritrovi il locale incendiato” (a Milano e non a Catanzaro). Ma non per questo la gente cessa di andare in pizzeria perché gli rimorde la coscienza.
Detto questo, penso sia erroneo identificare tout court il racket con il pappone, come fanno nel servizio. Anche questa figura è cambiata nel tempo. Loro ad esempio si aspettano un intervento immediato del protettore come reazione alla provocazione, ma questi allora dovrebbe agire tutte le volte che qualcuno minaccia le ragazze con rapine e violenze. Quando c’era la vecchia organizzazione di “protezione” capillare, in effetti, chi avesse toccato questo genere di “merce” sarebbe finito male. Adesso non è più così, il che ovviamente è un bene, ma il risultato è anche che le prostitute si ritrovano molto più esposte. Il ruolo del pappone semmai è stato ereditato da certi uomini molto più vicini alla ragazza stessa, fidanzati, mariti, fratelli che siano, qui in Italia o magari a casa loro, quelli che senza fare un cazzo campano come sanguisughe con quel 90% dei soldi che restano in mano a lei. E forse questi sono casi che non documenti con un servizio frettoloso.