La smortina era la protagonista di una canzone di montagna che aveva perso il suo bel colorito per questioni di cuore e poi l’oggetto di uno sketch 1970 di Paolo Villaggio che ironizzava sulla vena malinconica del “poeta popolare italiano”. Nel caso di Michela anche il poeta popolare rumeno è stato parco nel dosare l’entusiasmo. In occasione del nostro secondo incontro era pure reduce dall’influenza, rendendo quanto mai concreto l’auspicio del testo tradizionale per una vivacità d'aspetto e di spirito da recuperare prontamente.
Aspetta fumando con aria seriosa in piazzale Maciachini, andando verso viale Zara, a destra fra via Menabrea e via Farini, 45.497324, 9.185753, presso un lampione con annesso cestino dei rifiuti funzionale allo smaltimento finale.
La curiosità di conoscerla mi era nata una sera che passeggiavamo dopo una pizza con amici. Una tipica sorpresa di strada, un’offerta sessuale che si manifesta da sola per forza propria e accende in me fantasie che non scaturirebbero da altre situazioni mercenarie preparata da estenuata programmazione. Un suggerimento erotico, invero, che ti viene incontro anche nel momento meno opportuno, perché della compagnia fa parte una ragazza di cui ricordo ancora le implacabili considerazioni su un noto uomo politico frequentatore di prostitute. Poiché dunque non posso provocare platealmente quell’amica intrattenendomi con l’inaspettata e già desiderata sconosciuta, le scivoliamo alle spalle senza dire una parola. Anche restato solo con un amico del gruppo, che non frequenta ma non si scandalizza, ci consultiamo, ma lui non ne è attratto, forse quel taglio pensoso del viso di Michela lo raffredda, quindi le ripassiamo davanti in macchina una seconda volta sempre senza fermarci.
Torno per conto mio e la ritrovo al suo posto, bella presenza, 1,70, capelli lunghi biondi, snella ma con cosce alquanto tornite, valorizzate da minigonna o pantaloni neri di pelle aderenti, seno non visto ma toccato da sotto la maglietta e approssimabile ad una seconda. Viso rettangolare lungo, con qualche linea impressa dai 26 anni che dichiara e magari cala, che contribuisce molto all’impressione contegnosa data dalla sua persona.
Caricata non si trasforma in una tigre, non si apre ad una disponibilità piena (tanto che spontaneamente si spoglia solo del minimo indispensabile alle operazioni), però il piglio si addolcisce gradatamente in un atteggiamento mite, non frettoloso anche nella conversazione e in momentanei abbandoni d’ilarità.
Lavora solo coperto, pompino a 20, boccafiga a 30, anale a 50, non dispone di una casa d’appoggio. Io le ho pagato un pompino e una scopata.
Il pompino è un trattamento buono, ben lubrificato, apprezzabilmente profondo, in cui il saliscendi è interrotto dai martellamenti della cappella eseguiti di lingua all’interno della bocca. Si mette in ginocchio sul sedile passeggero e si sostiene con una mano che stende sul mio sedile passandomela sotto la coscia, invitandomi a cercarla con un contatto più delicato del solito.
Per la scopata si dice disposta alle diverse posizioni, anche a venire su lei, però preferisce la pecorina, che sta bene anche a me. Si dispone fra i due sedili anteriori reclinati, entro e sento il suo attrito più forte di quanto mi aspettassi, bene, ma a martellare più duramente aspetto un momento che diventi più accogliente, le passo le mani fra le chiappe, che trovo fresche e proporzionate, e il seno, sotto la maglietta, e senza fatica arrivo alla conclusione.
Il parcheggio in cui si consuma è un laboratorio per esibizionisti: serve palazzi vicini dalle cui finestre si è visibili, trafficato da colleghe e rispettivi clienti, ma ovviamente anche da quello che riporta a casa la madre anziana e semplicemente sta cercando dove posteggiare. Noto che le situazioni imbarazzanti divertono anche Michela, che si ferma per tenere d'occhio la situazione. La prima volta uno parcheggia vicino a noi, “un guardone”, mi avverte e ride; in realtà è insieme ad un’altra ragazza e va via a cercare la sua tranquillità. La scena si ripete quasi identica in occasione del nostro secondo incontro, Michela si interrompe e si abbandona di nuovo ad una risata inaspettatamente aperta e complice.
Aspetta fumando con aria seriosa in piazzale Maciachini, andando verso viale Zara, a destra fra via Menabrea e via Farini, 45.497324, 9.185753, presso un lampione con annesso cestino dei rifiuti funzionale allo smaltimento finale.
La curiosità di conoscerla mi era nata una sera che passeggiavamo dopo una pizza con amici. Una tipica sorpresa di strada, un’offerta sessuale che si manifesta da sola per forza propria e accende in me fantasie che non scaturirebbero da altre situazioni mercenarie preparata da estenuata programmazione. Un suggerimento erotico, invero, che ti viene incontro anche nel momento meno opportuno, perché della compagnia fa parte una ragazza di cui ricordo ancora le implacabili considerazioni su un noto uomo politico frequentatore di prostitute. Poiché dunque non posso provocare platealmente quell’amica intrattenendomi con l’inaspettata e già desiderata sconosciuta, le scivoliamo alle spalle senza dire una parola. Anche restato solo con un amico del gruppo, che non frequenta ma non si scandalizza, ci consultiamo, ma lui non ne è attratto, forse quel taglio pensoso del viso di Michela lo raffredda, quindi le ripassiamo davanti in macchina una seconda volta sempre senza fermarci.
Torno per conto mio e la ritrovo al suo posto, bella presenza, 1,70, capelli lunghi biondi, snella ma con cosce alquanto tornite, valorizzate da minigonna o pantaloni neri di pelle aderenti, seno non visto ma toccato da sotto la maglietta e approssimabile ad una seconda. Viso rettangolare lungo, con qualche linea impressa dai 26 anni che dichiara e magari cala, che contribuisce molto all’impressione contegnosa data dalla sua persona.
Caricata non si trasforma in una tigre, non si apre ad una disponibilità piena (tanto che spontaneamente si spoglia solo del minimo indispensabile alle operazioni), però il piglio si addolcisce gradatamente in un atteggiamento mite, non frettoloso anche nella conversazione e in momentanei abbandoni d’ilarità.
Lavora solo coperto, pompino a 20, boccafiga a 30, anale a 50, non dispone di una casa d’appoggio. Io le ho pagato un pompino e una scopata.
Il pompino è un trattamento buono, ben lubrificato, apprezzabilmente profondo, in cui il saliscendi è interrotto dai martellamenti della cappella eseguiti di lingua all’interno della bocca. Si mette in ginocchio sul sedile passeggero e si sostiene con una mano che stende sul mio sedile passandomela sotto la coscia, invitandomi a cercarla con un contatto più delicato del solito.
Per la scopata si dice disposta alle diverse posizioni, anche a venire su lei, però preferisce la pecorina, che sta bene anche a me. Si dispone fra i due sedili anteriori reclinati, entro e sento il suo attrito più forte di quanto mi aspettassi, bene, ma a martellare più duramente aspetto un momento che diventi più accogliente, le passo le mani fra le chiappe, che trovo fresche e proporzionate, e il seno, sotto la maglietta, e senza fatica arrivo alla conclusione.
Il parcheggio in cui si consuma è un laboratorio per esibizionisti: serve palazzi vicini dalle cui finestre si è visibili, trafficato da colleghe e rispettivi clienti, ma ovviamente anche da quello che riporta a casa la madre anziana e semplicemente sta cercando dove posteggiare. Noto che le situazioni imbarazzanti divertono anche Michela, che si ferma per tenere d'occhio la situazione. La prima volta uno parcheggia vicino a noi, “un guardone”, mi avverte e ride; in realtà è insieme ad un’altra ragazza e va via a cercare la sua tranquillità. La scena si ripete quasi identica in occasione del nostro secondo incontro, Michela si interrompe e si abbandona di nuovo ad una risata inaspettatamente aperta e complice.