Giobatta Parodi, capitano di mare e ateo mangiapreti impenitente, passa a miglior vita. Egli amava scherzare e prendere (educatamente) in giro la Madre superiora del convento vicino a casa sua; e nel testamento lascia in eredità alle Reverende suore il suo pappagallo. La madre superiora è molto contenta: quell'uomo di mare, in fondo, era di buon cuore e forse si è salvata l'anima per questo; e anche il suo magnifico pappagallo è una creatura del Signore. Lei prende dunque la gabbia con l'animale e lo sistema nel refettorio del convento: e il pappagallo, subito: "Nuova casa, nuovo casino! Nuova casa, nuovo casino!" Ahi, ahi, qualche monaca si scandalizza; ma la Madre superiora, sguardo limpido e fede incrollabile: "Quest'animale è stato educato male, eppure noi lo trasformeremo in un pappagallo come si deve!" In quel momento arrivano le novizie e il pappagallo: "Nuovo casino, nuove troie! Nuovo casino, nuove troie!" "Madre, che cosa vuol dire troie?" "Ehm, ehm ... le abitanti di Troia, città cantata da Omero" e prudentemente la Madre superiora copre la gabbia e la porta in corridoio. Ma ecco che si sente scampanellare: è Sua Eminenza il Cardinale, venuto in visita a sorpresa perché gli piace tanto il minestrone delle Reverende sorelle. Attimo di panico e confusione, gli fanno posto in refettorio ... intanto il prelato entra sorridendo, vede la gabbia, solleva la coperta ... "Ma cos'è questo bell'animale?" E il pappagallo, guardandolo bene "Nuovo casino, nuove troie ... ma i clienti, sempre gli stessi!"