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Karzan
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ICONOGRAFIA EROTICA DI STRADA


Il fotografo, il puttaniere, le ragazze di Milano



di Carnevale







VEDERE EROTICAMENTE
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È evidente che fotografare costituisce una relazione erotica. Fotografare, beninteso, come pratica attiva: non consumare passivamente immagini create da altri, come video porno, ritratti su annunci personali o foto auto-scattate dalle ragazze e inviate al cliente. Dunque chiedere ad una donna di eseguire con il proprio corpo un comando registico o lasciare che assuma di sua iniziativa pose provocanti.

Fotografare una mercenaria moltiplica questi effetti in modo profondo e paradossale. Da un lato, infatti, offrirsi al nostro sguardo è parte intrinseca del loro lavoro: è il significato racchiuso dalla stessa parola prostituta, da prostituere, in latino mettere davanti/esporre. Dall’altro la foto, in particolare la foto che conservi tu, è un atto di appropriazione, basti pensare al luogo comune dei selvaggi che non volevano farsi riprendere dall’antropologo perché temevano che rubasse loro l’anima: così dunque terrai per te qualcosa della donna che per definizione non è la tua donna, perché è “amica omnium”.
Non sono mancate , infatti, richieste di questo tipo nelle richieste di informazioni, cui il presente intervento si propone di rispondere: ricordo, di recente, (primo riferimento) (ulteriore riferimento).
Ma il tema è emerso qua e là pure in modi meno organici.




LE STRADE DEL FOTOGRAFO
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Al di fuori del nostro ambiente, è significativa la curiosità di un fotografo professionista, che ha anche esposto in mostra il suo lavoro. Copio qualche indirizzo utile ad approfondire il suo punto di vista.

http://ilgiornaleoff.ilgior…

http://www.vice.com/it/read…

Sono interessanti alcuni insegnamenti che il fotografo ritiene di aver tratto da questo suo approccio al mondo della prostituzione. Soprattutto riferisce come conoscere tante ragazze normalissime, che intrattengono i rapporti più vari con il proprio corpo, dal compiacimento all’insoddisfazione, capaci di giocarci, l’ha condotto oltre gli stereotipi moralistici e schiavistici con cui di norma il mondo cosiddetto rispettabile analizza il fenomeno.
È divertente quando dice che non ammetteva con le ragazze di essere un fotografo professionista, ma si spacciava come un cliente che però non voleva scopare ma solo fotografarle. Insomma, un pervertito, se vogliamo usare questa banale definizione, è sempre meno sospetto di un artista!
Noi milanesi abbiamo ulteriori motivi di attenzione, perché egli ha operato con le diurne, a partire dalla via Ripamonti verso il sud Milano. Sono immagini datate e che occultano i connotati di più facile riconoscibilità, quindi non credo che qualcuno ritroverà sue vecchie conoscenze. Possiamo rivedere, piuttosto, le alcove di tanti nostri amori en plein air: i tappeti erbosi a lato dei fossi ingentiliti dai papaveri, lo sfondo dei capannoni industriali, i segnali di presenza cui badiamo, come la sedia vuota, la bottiglia d’acqua e l’ombrellino per ripararsi dal sole.
D’altra parte gli scatti che ho potuto reperire in rete fissano uno sguardo di cui un cliente abituale non può accontentarsi. A dire il vero non so se effettivamente il nostro fotografo, come dice, non abbia mai approfittato di un “servizio” più ampio. Però davvero la sua resta una visione contemplativa, se non distaccata. Mentre un puttaniere sarà portato a fare della foto una mediatrice più diretta dell’offerta del corpo delle ragazze e dei propri desideri.




LE MIE MODELLE
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A maggio ho deciso di iniziare anch’io un’esplorazione in questo senso. Non volevo accontentarmi di quattro scatti veloci e casuali con il cellulare, ma appurare quali erano le potenzialità erotiche effettive di diverse ragazze nelle più varie situazioni che mi sono familiari come cliente della strada.
Finora non avevo mai affrontato la questione: mi ero limitato a fotografare un paio di ragazze, ma con i loro cellulari, lasciando le foto nelle loro mani. Dalle risposte a qualche accenno, a un’ipotesi buttata lì, mi ero fatto l’idea che sarebbe stato difficile convincere le nostre amiche del giorno o della notte e avevo lasciato perdere. Mi sbagliavo: come ho detto in un’altra discussione, non di rado basta dedicare alle proprie fantasie un po’ di tenacia. Tutte coloro cui ho chiesto di posare, proprio tutte, hanno accettato. È pur vero che le avevo selezionate in partenza: non necessariamente le più fighe, nemmeno quelle con cui scopo meglio, ma le compagne con cui, a seguito di lunga o breve frequentazione, si erano stabilite una complicità e una naturalezza che mi incoraggiavano.
In ordine alfabetico:












Gli atteggiamenti che ho riscontrato sono stati molto diversi. Salendo in ordine di crescente positività, Cristina, di solito così assecondante, è rimasta guardinga, sicché ho smesso quasi subito. Anna mi ha lasciato fare, ma partendo sospettosa e restando passiva. Jasmine era compiaciuta, ma un po’ legnosa e cronometrica. A pari merito metto Maria di Noviglio, la cui fiduciosa accondiscendenza è incantevole; Claudia, meno disponibile ma più propositiva; Angela, collaborativa senza ombre. Infine Maria di piazza Aspromonte è una vera creativa, le piace mettersi in posa e guardarsi, di sua iniziativa mi ha proposto posture, ha cercato nel suo armadio una minigonna nera di pizzo e il babydoll con cui voleva ben figurare.




I COSTI DI PRODUZIONE
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Mi ha suscitato tenerezza il nostro fotografo quando dice che per il suo progetto ha speso 500 euri in 24 mesi. In quanto tempo dilapiderebbe quella cifra un puttaniere a tempo pieno, magari disponendo di mezzi economici inferiori ai suoi? Nel mio caso i costi di produzione sono stati comunque ragionevoli, considerando il tempo impiegato e il fatto che le ragazze tendono a valutare le pose come una prestazione ulteriore. Con tutte ho realizzato una o al massimo due sessioni (con le due Marie). Come ho detto non ho mai compensato sedute esclusivamente fotografiche, altrimenti per me inappaganti. Quando per gli incontri a casa loro e in un’occasione a casa mia (Anna) ho pagato una più o meno lauta maggiorazione, per un tempo dilatato o prestazioni ulteriori rispetto a quella base, le foto me le hanno lasciate fare comprese nel concetto di quell’ampliamento e dunque del prezzo: 70 e 80 per Maria di Milano, 80 per Jasmine, 100 per Cristina, 100 per Anna, 130 per Angela. Con le diurne ci siamo accordati per 30 + 10 (Maria di Noviglio) e 30 + 20 (Claudia). Per quel paio di foto che le fatto, Georgiana non mi ha chiesto niente di più dei soliti 30.



LE REGOLE
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Non mi interessava realizzare foto o riprese di nascosto, non solo per correttezza, ma perché in tal modo avrei vanificato la mia intenzione di fare delle foto modi del mio guardare apertamente le “modelle” e manifestazioni della consapevolezza con cui le ragazze ponevano il loro corpo, in modo giocoso o sensuale, di fronte a me. Quindi sono sempre stato autorizzato, con patti chiari: che le foto non ritraessero il volto o almeno non in modi riconoscibili, evitassero altri particolari identificanti (come un tatuaggio), fossero ad uso rigorosamente personale, non fossero cioè divulgate in rete né condivise in altro modo. Rispetterò gli accordi. Dunque ho indicato le ragazze che si sono offerte, a quali condizioni e con che risultati, nello spirito di un confronto con eventuali altri forumisti interessati a un tipo particolare di prestazione, ma non chiedetemi foto di questa o di quella in privato. Anche perché sarebbe paradossale, rispetto alla mia idea della foto come ATTIVITÀ erotica, che io diventassi un distributore di scatti miei: le foto bisogna farle in proprio!
Questi vincoli hanno offerto almeno due occasioni di gioco ulteriore, innanzitutto dando la possibilità di lavorare creativamente con la copertura del viso (ispirazione anche del citato fotografo professionista). Ho immortalato Maria di piazza Aspromonte avvolta da una tenda bianca che, come un sudario erotico, ne svelava il corpo solo aderendo alle sue forme; Claudia in piedi e riparata da un improbabile ombrellino rosso che, regalatomi da mio padre in un giorno di pioggia, tenevo in macchina.
In secondo luogo le ragazze mi hanno chiesto sempre di rivedere le immagini. Per loro era una verifica, facilitata dal mio utilizzo di un tablet. Però è risultato coinvolgente commentarle insieme, magari gli scatti più espliciti (Maria di piazza Aspromonte ha notato “qui si vede proprio la patata” di fronte ad una bella ripresa da tergo, sulle ginocchia, in cui mostrava tutto quello che poteva). E interessante riscontrare il loro modo di vedersi, scoprendo qualcosa di nuovo di sé: se sapevo già quanto Maria di piazza Aspromonte ama vedersi, Maria di Noviglio mi ha detto candidamente che lei non si sente bella, ma le piaceva il suo corpo nel modo in cui l’avevo ritratto.




LE STRADE DEL PUTTANIERE
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Le foto hanno accompagnato la prestazione sessuale nei suoi diversi momenti. Principalmente prima, come preliminare eccitante. Spesso dopo, come prolungamento dell’intimità nella complicità e nella distensione. Solo con Maria di Noviglio anche durante: un’impudica ravvicinatissima succhiata d’uccello a varie profondità, il suo corpo nudo piegato sul sedile passeggero per avvicinarmi...
Non mi reputo un buon fotografo. Non ho usato attrezzature professionali. Non sono un mago dell’inquadratura, delle distanze o dell’illuminazione. Per un effetto riuscito (il flash che, come un tocco di luce caravaggesco, si posa sulla gamba e il piede, di pelle olivastra, di Anna che, ripresa da dietro, fa il gesto di scendere dall’auto), molte di più sono le immagini sovraesposte, sfocate ecc. Con i filmati, del resto, sarebbe stato peggio.
Ho però una certa pratica del repertorio immaginario del sesso mercenario, il cuore del mio programma. Ho quindi inseguito, come è ovvio, pose potentemente erotiche: quella che si è superata è forse Claudia, che si è offerta accovacciata, a gambe spalancate verso di me, mentre emetteva l’aureo zampillo scrosciante in un laghetto che, sull’asfalto del parcheggio, si espandeva fra i suoi piedi. Il corpo flessuoso di Maria di piazza Aspromonte sdraiata di pancia sul copriletto leopardato, nuda ma con stivali neri al ginocchio, a gambe divaricate, culo scultoreo, accompagnerebbe degnamente gli annunci venali più volgari.
Ancor di più mi affascinava, però, per l’idea di erotismo diffuso che ho esposto altre volte, fissare quanto possibile di quella girandola di immagini di particolari e ambienti, cui il corpo femminile si connette in mille modi, impressa nella retina e nella mente del puttaniere di strada. Ho quindi cercato di riprodurre quello che più mi è rimasto fra gli impulsi e le sensazioni di anni. Ovviamente non avrebbe senso descrivere con le parole 150 foto; chiudo quindi con un cineografo, giusto per dare l’idea di quello che ho saputo ottenere.
La strada, in primis, con le ragazze in attesa: Maria di Noviglio ha accettato di posare, dandomi le spalle, sulla sua seggiolina.
L’automobile, grande tramite delle nostre esperienze, cui associare la ragazza, incorniciata dai finestrini o dal parabrezza, che si appoggia al cofano o alla portiera, che, già senza mutandine, mostra il culo stando in ginocchio sul sedile passeggero.
Gli accessori: le minigonne inguinali, gli stivali, i tacchi vertiginosi, magari proiettati a sporgere dal finestrino, cafonata maxima sed erotica, gli smalti sgargianti delle unghie delle mani o dei piedi. Maria di piazza Aspromonte ha posato, sempre da tergo, anche con la frusta da fantino, avvolgendo le mutandine attorno al tacco a ginocchio piegato, e tenendo lungo la schiena, tocco gentile, una rosa (con cui si è punta).
Gli sfondi di pioggia o di soli estivi radiosi per i nostri giorni e le nostre notti di caccia. Penso al particolare degli stivaletti che la ragazza appoggia sul mio cruscotto (icona già sottratta alle nebbie della nostra fantasia e immortalata dal famoso video di Vuotopieno), con i vetri dell’auto rigati dalla pioggia e il rosso del semaforo (di piazza Emilia) che si dilata sfocandosi nell’immagine.
Gli scorci dei luoghi in cui si apparta: le distese agricole, con la mia compagna d’occasione fra gli alberi, o le spianate d’asfalto sudicie, il cemento a vista di un sottopasso o del mio garage.
Il percorso che si condivide quando invece si va a casa delle semi-stradali: l’ascensore (con una visione ravvicinata e un po’ compressa, dall’alto, del culo sempre fiorito di Cristina) o le scale, allorché la segui apposta per vedere la mini-minigonna che sale lungo le cosce ad ogni gradino. E dentro casa il letto, per pose di pancia o sulle ginocchia da tergo; il moltiplicatore dello specchio, con cui in particolare Angela ha saputo giocare con disinvoltura anche a volto nascosto, ad esempio tuffandoselo tra le braccia.
Qualche posa casuale che può accendere il desiderio in modo inaspettato: le cosce e il culo di Maria d’Aspromonte che emergono dall'anta di un armadio in cui sta cercando un abito, quelli di Angela piegata sul lavandino per rimediare, diciamo così, a certi usi impropri della sua faccia da parte mia.
Il denaro, senza il quale non si realizzerebbe nessuno di questi sogni, infilato lungo l’elastico o dentro le mutandine delle ragazze, come fra i pizzi di Maria di Noviglio, dove lo attrae la grande calamita.

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