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Coronavirus in Svizzera, terapie intensive quasi al limite. "Abbiamo ancora delle riserve ma la situazione è critica"

(ansa)
"Siamo sotto pressione ma non alla saturazione", spiega Giorgio Merlani, che dirige l'Ufficio del Medico Cantonale in Ticino. Creati nuovi posti letto in tutto il Paese
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6114 nuovi casi e 85 decessi in sole 24 ore. La diga approntata dalla Svizzera, per affrontare la seconda ondata di Covid 19, sta tremando, nonostante Berna parli di un rallentamento dei contagi. Che, tuttavia, stando agli ultimi dati, rimangono molto preoccupanti, visto che sono 926 ogni 100 mila abitanti, contro i 500 dell'Italia. Eppure il governo non ha alcuna intenzione di introdurre un lockdown ma, richiamando il federalismo, lascia che siano i singoli cantoni a decidere le eventuali misure di emergenza da adottare. Questo nonostante la task force federale COVID-19 abbia raccomandato, venerdì scorso, la chiusura di bar, ristoranti e musei.

Nelle ultime ore, intanto, ha fatto il giro del mondo un comunicato della Società Svizzera di Medicina Intensiva, secondo cui i posti letto nei reparti di cure intense sarebbero esauriti. "L'ho letta anch'io la notizia, la mattina presto sul sito del New York Times e sono sobbalzato", dice a Repubblica l'infettivologo Christian Garzoni, direttore sanitario della clinica Moncucco di Lugano, uno dei due ospedali COVID del Canton Ticino. "In realtà-aggiunge - ci sono ancora delle riserve ma siamo in una situazione globalmente critica".
"In Svizzera siamo sotto pressione ma non alla saturazione", spiega a Repubblica Giorgio Merlani, che dirige l'Ufficio del Medico Cantonale in Ticino. "È successo - aggiunge - che da un lato abbiamo raggiunto la capacità ufficiale dei letti a disposizione, dall'altro la loro capacità reale è stata aumentata". Non a caso la Società Svizzera di Medicina Intensiva ha reso noto che "grazie agli sforzi di équipe mediche in tutto il Paese, nuovi posti di terapia intensiva hanno potuto essere creati, ma la situazione è tesa".

Il caso di Ginevra, uno dei cantoni più colpiti dalla pandemia, è emblematico: costretto a dover trasportare dei pazienti a Berna, Zurigo e San Gallo. Se non calano decisamente le cifre di chi necessita di un posto in terapia intensiva non è, tuttavia, chiaro quanta autonomia abbiano ancora gli ospedali svizzeri. "Per quanto mi riguarda - dice ancora l'infettivologo Garzoni - sono anche preoccupato dal fatto che i pazienti Covid sottraggono posti letto agli altri ammalati".