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4 Giugno 2019
Ultima modifica: 22 Gennaio 2024 ore 09:48

Bordelli in Germania, ecco tutti i retroscena

Sofia, minorenne, viene venduta come prostituta a poco prezzo in Germania e finisce a lavorare in un bordello
Bordelli in Germania, ecco tutti i retroscena
Sognava di fare la cuoca per aiutare la famiglia in Nigeria. Ma arrivata in Europa, a 17 anni, è stata fagocitata dall'industria del sesso
Dalla Nigeria ai Bordelli in Germania: Sophia aveva appena diciassette anni quando è sbarcata in Italia, in fuga dalle torture subìte nei bordelli libici. Era partita perché non aveva soldi per finire la scuola. Nel cuore un sogno: lavorare come cuoca in un ristorante e così sostenere mamma e sorelle rimaste sole in un villaggio rurale nel Delta State, dopo l’abbandono del padre. Accolta in un Centro d’accoglienza in Italia, vi rimane per sei mesi. Poi un amico la intercetta su WhatsApp e le propone di presentarsi ad un provino per un film nigeriano. Non appena ha in mano il permesso per asilo di 5 anni, lascia il centro e lo raggiunge. Lui le regala vestiti nuovi, le scatta foto in diverse pose, poi arriva ad avances, regali di lusso, serate in discoteca e la promessa di successo nel mondo del cinema se Sophia lo seguirà in Germania. Da lì è stato un passo verso il baratro.
Nel nord Europa Sophia, in un bordello tedesco di lusso a quattro piani, diventa una delle tante “bambole” alla mercè dei clienti oltreconfine del turismo sessuale. Ormai non ricorda più il suo sogno di adolescente: finire la scuola e diventare cuoca.

Come vengono adescate le donne

Molte giovani che partono dai Balcani raccontano una storia simile a quella di Sophia: villaggi poverissimi, padri violenti e schiavi dell’alcool, abusi in famiglia fin dall’infanzia. Poi l’incontro del fidanzato della vita, che l’aiuta a scappare da stenti e violenze e trovare lavoro nell’ovest. E poi la casa di tolleranza. Questa forma di reclutamento è definita come metodo lover boy. Altre donne vengono ingannate da amici di famiglia che vivono oltre confine, promettono di organizzare il viaggio, trovar loro un impiego, sono i “facilitatori”. Una volta arrivate in Germania, gli sfruttatori requisiscono loro i documenti, le minacciano e sfruttano come prostitute.

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 Alcune donne arrivate in Germania attraverso l'Italia, dopo l'attraversamento del Mediterraneo, sono state irretite dall'industria della prostituzione mentre erano in attesa di asilo politico. Le loro storie sono raccontate nel libro Non siamo in vendita, schiave adolescenti lungo la rotta libica.

Bordelli a Berlino, non tutti a prezzo fisso

Di bordelli in Germania, a disposizione degli uomini europei alla ricerca del sesso a pagamento, ve ne sono di diversi tipi. Si trovano case di prostituzione di lusso, ma non solo. In quelli con tariffe a prezzo fisso, i clienti pagano da 50 a 100 euro per entrare e poi possono avere tutte le donne che vogliono: sono chiamati “all you can fuck”. Vi vivono e lavorano donne ungheresi, rumene, bulgare, nigeriane e cinesi. Ma in città come Berlino ci sono pure donne prostituìte nei parchi pubblici e in strada. Alcune portano i clienti in una camera d’affitto altre nel più degradante garage “a luci rosse”.  

Molte donne prostitute sono in gravidanza

Le organizzazioni antitratta hanno lanciato da tempo l’allarme della crescita esponenziale di donne trafficate che in pochissimi casi è possibile identificare come vittime e indirizzare a progetti di protezione. Inoltre organizzazioni come Solwodi a Berlino o The Justice project a Karlsruhe hanno anche segnalato dal 2016 l’aumento di donne dal sud Europa, arrivate attraverso la rotta del Mediterraneo, le cosiddette “migrazioni secondarie”: per l’80% sono donne nigeriane destinate allo sfruttamento sessuale, moltissime sono in stato di gravidanza, doppiamente usate dai loro stessi fidanzati. In Germania infatti è previsto per le mamme un sussidio di 250 € al mese. Sono costrette a prostituirsi, per paura dei riti voodoo ma anche per le pressioni psicologiche e il controllo esercitato attraverso i social.  

I bordelli in Germania e le reti mafiorse che li gestiscono

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Foto di Comunità Papa Giovanni XXIII
Ha lanciato l’allarme anche il Servizio di sicurezza federale tedesco: diversi “cult” come la confraternita Eiye o Black Axe hanno costruito reti di stampo mafioso come in Italia, Francia, Spagna, stringendo accordi con la criminalità locale, per gestire la prostituzione. «Nel mondo del sistema legalizzato di prostituzione tedesco – spiegano gli operatori di Ggmh - dimostrare la tratta sessuale è quasi impossibile, basandosi solo sulle denunce delle donne che sono state maltrattate o ingannate. Una volta che i papponi portano le loro vittime nel sistema della prostituzione legalizzata, rimangono bloccate nel ciclo distruttivo di uno stile di vita in cui il guadagno finanziario svolge un ruolo fondamentale: accettano il rischio per soddisfare il loro bisogno di sopravvivenza o rimborsare i loro debiti. Ma restano danneggiate fisicamente e psicologicamente, distruggendo la loro autostima e la capacità di costruirsi un proprio progetto di vita». La maggior parte delle donne ha bisogno di almeno 6 clienti a notte per poter ripagare le tasse e il costo della camera, il resto del guadagno va in parte a loro e in parte ai magnaccia.  

Come funziona la legge sulle case chiuse in Germania

Alcune vittime, donne che si ritrovano costrette alla prostituzione, cercano disperatamente qualcuno che offra loro una via di fuga, molte altre nemmeno chiedono aiuto perché sono convinte dai lover boy di poter avere successo nell’industria del sesso. Prima devono rendersi conto che avere un uomo che le abusa e le sfrutta le annienta come donne e preclude ogni altro tipo di progetto di vita indipendente. Per contattare le giovani donne, le strategie sono diverse: ad esempio a Berlino in Kurfürstenstraße avviene in un cafè adibito a luogo di ristoro per affrontare le lunghe notti nell’industria del sesso. Le prostitute registrate sono anche agganciate offrendo loro consulenza medica e legale. Ma non tutte lo sono perché prive di documenti d’identità veri o di permesso di soggiorno (e anche dell’assistenza sanitaria che in Germania si ottiene pagando polizze assicurative dai costi elevati!).

Per la legge tedesca che regolamenta la prostituzione in vigore dal gennaio 2002, non esiste il favoreggiamento della prostituzione. Pertanto il gestore dei bordelli viene incriminato solo se si dimostra complice della tratta delle donne - tramite le agenzie di viaggio o altri facilitatori privati – o si configura il reato di sfruttamentose trattiene più del 50 per cento delle entrate delle prostitute stesse. Operazioni quasi impossibili se si pensa che tutte le prostitute sono addestrate a presentarsi come libere professioniste oppure sono state talmente manipolate per la loro vulnerabilità e povertà da non avere vie di scampo. Solo nel 2017 sono stati arrestati trafficanti con una pena di 7 anni di reclusione.

Artemis di Berlino, recensioni controverse

Il caso del bordello più famoso di Berlino, l’Artemis nel 2017 è stato emblematico: 900 agenti delle forze dell'ordine hanno fatto irruzione nel palazzo, arrestando due gestori e quattro "madame". L'accusa è stata di evasione fiscale e di mancato versamento dei contributi previdenziali. All'interno della struttura c’erano 117 prostitute e oltre 100 clienti. Pochi mesi fa, ha fatto notizia invece l’arresto di una banda di rumeni per lo sfruttamento di minori nel parco di Tiergarten. Grazie al Dipartimento della criminalità organizzata di Berlino è stata scoperta «una rete familiare e organizzata» della Romania che gestiva minori profughi afgani, pakistani, iraniani arrivati nelle metropoli tedesche in cerca di un futuro e invece irretiti dalla malavita.

In Germania pene severe per i trafficanti di donne prostitute

D’altra parte, secondo il Report 2018 del Dipartimento di Stato americano, non ci sono stati sforzi sufficienti per ridurre la domanda di sesso a pagamento. La legge tedesca sulla prostituzione rivista nel 2017, ha precisato le procedure per la registrazione delle donne coinvolte nell'industria del sesso, ha precisato l’obbligo trimestrale di colloqui e visite sanitarie per la loro protezione e controlli di background su gestori e dipendenti del bordello per ottenere le licenze e inoltre il divieto di pratiche degradanti e una maggiore protezione dei minori.

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Tuttavia la tratta è in aumento anche se ai trafficanti - secondo le sezioni 232 e 233 del Codice penale tedesco – spettano da sei mesi a 10 anni di reclusione. Dal 2017, le pene sono più severe quando le vittime hanno meno di 18 anni e per dimostrare la tratta a fini sessuali la legge non richiede più prove di violenza e coercizione su chi ha meno di 21 anni e sono previste sanzioni penali solo per chi consapevolmente ha acquistato sesso da una vittima di tratta.

Secondo le organizzazioni antitratta, la durata delle indagini è troppo lunga e in molte giurisdizioni la polizia non ha personale sufficiente per seguirle in modo tempestivo. A Berlino non a caso nel 2018 è stata aggiunta una terza unità investigativa specializzata nel traffico di esseri umani per rispondere a questa esigenza. I giudici in genere non possono seguire una formazione obbligatoria, considerata una violazione dell'indipendenza giudiziaria. Tuttavia, l'Accademia giudiziaria tedesca continua a promuovere corsi sullo sfruttamento sessuale e la criminalità transfrontaliera e la polizia criminale federale seminari per investigatori sulla tratta.

Anche gli psicoterapeuti e psicotraumatologi tedeschi hanno iniziato a far sentire la loro voce sia attraverso il Stop SexBuying Network fondato da Ingeborg Kraus nel 2013 che col manifesto del 2015 in cui denunciano che la normalizzazione convince le vittime a sopportare lo sfruttamento e impedisce percorsi traumatologici necessari per coloro che cercano di uscirne. La prostituzione è umiliante, degradante, è un atto di violenza ed è inefficace continuare a “riparare le donne'” mentre la politica incita gli uomini a “distruggere le donne”.
 

Prostitute, storie di violenze e di sfruttamento

Alcune storie di donne di donne costrette alla prostituzione sono raccolte nel libro Non siamo in vendita: ragazze, anche minorenni, raccontano come sono arrivate in Europa, le violenze subite, la rete dei trafficanti. Leggilo per saperne di più!

 

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