Dopo l’aborto, il porno. Pillon difende il blocco automatico dei siti: «Non sono medievale, proteggo i bambini»

Con un emendamento al decreto legge Giustizia, la Lega ha proposto di estendere il “parental control” a tutti i dispositivi, già al momento della vendita. Gli esperti di diritto in rete preoccupati dal rischio censura

Un filtro già installato in ogni dispositivo, che blocca pornografia e contenuti violenti. Nel decreto legge Giustizia è stato inserito un emendamento che (teoricamente) ha lo scopo di rendere internet un luogo più sicuro per i minori. Si tratta dell’articolo 7 bis, dal titolo: Sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio. A proporlo il senatore Simone Pillon, eletto nelle liste della Lega. Come si può leggere dal testo, l’obiettivo è che tutti i dispositivi elettronici e servizi di connessione internet siano venduti con il parental control già attivo. In pratica, in qualsiasi smartphone appena acquistato sarà impossibile connettersi con un sito pornografico.


Al proprietario del dispositivo o all’intestatario del contratto del servizio di connessione internet verranno forniti tutti gli accessi per disattivare questo filtro. In questo modo solo i maggiorenni avranno la possibilità di scegliere una navigazione senza limiti. Il parental control è una tecnologia che esiste già in molti dispositivi solo che al momento non è attivo in automatico ma ha bisogno di un’attivazione manuale.


Non sono ancora chiari gli effetti di questo articolo 7 bis, che comunque dovrà ancora passare dall’approvazione della Camera. Il rischio di estendere parental control è quello di aprire una stagione di censure e (dibattiti sulle censure), visto che non è stata definita quale applicazione verrà usata per schermare i contenuti e come verranno scelte le piattaforme da oscurare. Stefano Quintarelli, ad esempio, esperto di diritti in rete e membro italiano del gruppo di esperti sull’intelligenza artificiale della Commissione europea è contrario e ha spiegato a La Repubblica: «La norma è inapplicabile, chi stabilisce cosa sia un contenuto inappropriato? E come filtrare quelli criptati, tenendo conto che sul web ora tutto è cifrato? Inoltre credo sia incompatibile anche con normativa sulla neutralità della rete».

Abbiamo chiesto conto allo stesso Pillon, commissario della Lega di Perugia, che in questi giorni è sotto accusa per aver appoggiato la scelta della governatrice Tesei di ricoverare per tre giorni le donne che richiedono l’interruzione farmacologica di gravidanza.

Senatore Pillon, la norma che ha sostenuto per la legge sulle intercettazioni è stata definita un “Filtro automatico per il porno”. Come funziona?

«Non è un filtro per il porno ma per tutti i contenuti violenti, pericolosi o eccessivamente espliciti che non siano adatti a un pubblico di bambini. Il funzionamento è semplice. Al momento dell’acquisto di uno smartphone, di un tablet o di un computer verranno consegnate all’acquirente le istruzioni e le password per accedere ai servizi di parental control preinstallati gratuitamente.

L’utente potrà decidere in qualsiasi momento e in totale autonomia e riservatezza di procedere allo sblocco o di attivare il parental control qualora lo voglia dare in uso a minori. Basterà digitare la password per attivare o disattivare i filtri per disinstallare completamente il programma qualora non servisse. Lo scopo è quello di permettere ai bambini di poter usare internet in sicurezza, come già accade per esempio sui servizi Parental control delle reti TV di Sky o Mediaset Premium».

GOOGLE | Google Family Link, una delle app che già esistono per il parental control

Chi decide se un sito è pornografico o no?

«Spiace deludere le aspettative ma non sarà il medievale Pillon a stilare le liste di proscrizione. Già oggi esistono servizi come per esempio ClevGuard, Google family link, Norton family, Spazio bimbi, Apple restrizione contenuti oppure Davide.it, sviluppata da una onlus italiana, e molte altre simili. Ogni app procede autonomamente alla selezione dei siti sicuri. Agli operatori basterà installare sui device uno qualsiasi tra questi programmi di parental control, allegando la password e le istruzioni».

Internet è un territorio estremamente vasto. Chiedere di censurare i contenuti pornografici non rischia di offrire un potere di censura eccessivo ai provider?

«Come spiegavo prima, tutti i contenuti, anche i più scabrosi, saranno completamente accessibili per chi voglia disattivare o disinstallare il parental control, dunque non c’è nessuna censura. Tuttavia il genitore titolare del contratto potrà decidere di attivare i filtri prima di consegnare il device a figli minori».

Non dovrebbero essere i genitori a guidare i figli nell’utilizzo di internet, controllarli ed educarli alla navigazione?

«Assolutamente si. Questa norma si pone al servizio di mamme e papà, permettendo, nel dialogo con i figli, di abituarli man mano a navigare sicuri nel grande mare del web, fino a quando, a giudizio dei genitori, non avranno più bisogno di parental control. Ovviamente una app non si può sostituire all’indispensabile dialogo genitori-figli ma certo può aiutare i primi a proteggere i secondi, specialmente quando hanno 7,8 anni o anche meno».

Perchè inserire questa norma in una legge sulle intercettazioni?

«Il decreto approvato in questi giorni non si occupa solo di intercettazioni ma anche di altre norme relative al Covid19. In questo periodo di pandemia molti bambini – anche giovanissimi – hanno avuto accesso a tablet e computer per poter seguire le attività scolastiche con la didattica a distanza. Tutte le forze politiche e perfino i rappresentanti del governo hanno convenuto sulla necessità di garantire per loro la massima sicurezza informatica, mettendo a disposizione dei genitori la app di parental control».

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