Diventerà legge il prossimo 29 giugno il blocco automatico di tutti i siti porno sulle connessioni internet nazionali, stando a quanto riporta Repubblica, se il parlamento non deciderà di modificare il testo della legge sulle intercettazioni. Il tutto per via di un emendamento presentato dalla Lega (su iniziativa del senatore Pillon), che è riuscita a inserire un articolo (il 7 bis) dal titolo "Sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio".

Si legge nel testo dell'articolo:"I contratti di fornitura nei servizi di comunicazione elettronica disciplinati dal codice di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259 devono prevedere tra i servizi preattivati sistemi di parental control ovvero di filtro di contenuti inappropriati per i minori e di blocco a contenuti riservati ad un pubblico di età superiore agli anni diciotto". Una definizione che potrebbe quindi andare anche al di là dei contenuti pornografici e bloccare di fatto l'accesso a un'ampia gamma di siti web. 

Il senatore della Lega Simone Pillon, promotore dell'articolo

Sarà possibile disattivare il parental control?

Ovviamente, i servizi di parental control citati dal testo dovranno essere gratuiti e saranno disattivabili solo su richiesta del titolare del contratto, che per forza di cosa dovrà essere un adulto. Mentre sul rispetto della norma da parte degli operatori di telefonia vigilerà l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

Il testo ha suscitato immediatamente pareri negativi da parte di molti esperti della rete, come quello di Stefano Quintarelli, che commentato sollevando la non trascurabile questione tecnica:"La norma è inapplicabile, chi stabilisce cosa sia un contenuto inappropriato? E come filtrare quelli criptati, tenendo conto che sul web ora tutto è cifrato? Inoltre credo sia incompatibile anche con normativa sulla neutralità della rete".

Può davvero passare una legge che limita la libertà di internet?

La domanda che in molti si pongono e se un testo del genere possa veramente diventare legge. C'è una questione tecnica e politica che rende estremamente probabile che il testo passi così com'è. Il testo infatti è attualmente fermo sul tavolo della commissione competente alla camera, in attesa di essere approvato dall'Aula e i tempi sono estremamente ridotti, visto che i termini della conversione in legge scadono il 29 giugno. Mancano di fatto i tempi tecnici per eventuali modifiche. Data l'importanza e il peso della legge, che ricordiamo essere legata alla giustizia, in caso di decadenza potrebbe aprirsi una crisi di governo molto delicata.

Il segretario della Commissione permanente IX Enza Bruno Bossio (PD), dopo aver confermato che la commissione darà parere favorevole all'articolo, ha così commentato a Repubblica:"Chiediamo al Governo di non rendere il testo immediatamente attuativo; non prima di un passaggio con gli operatori". Se poi sarà sufficiente a limitare gli effetti di una legge che ha anche dei problemi tecnici non indifferenti è difficile da dire. Ma è evidente che, se dovesse passare la legge così com'è scritta attualmente, da domani internet sarà un po' meno libera. Quanto meno in Italia.