11 marzo 2020 - 14:21

Coronavirus, le regole del decreto: cosa si rischia se non si rispettano

Inosservanza del provvedimento e delitti colposi contro la salute pubblica i reati indicati dal Viminale. Ma c’è anche altro. L’avvocato Coppi: «Se sono contagiato, lo so, e cerco contatti con altre persone non curandomi della possibilità di trasmettere il contagio, allora si configura il reato di lesioni»

di Valentina Santarpia

Coronavirus, le regole del decreto: cosa si rischia se non si rispettano
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Violare le regole del governo sulla limitazione degli spostamenti e dei contatti per l’emergenza coronavirus è un reato. Risulta evidente dall’ordinanza del ministero dell’Interno ma anche da una serie di elementi che i legali, come l’avvocato Marisa Marraffino sul Sole24 Ore, mettono in risalto. Senza voler «aggiungere terrorismo a terrorismo», come giustamente sottolinea al Corriere l’avvocato Franco Coppi, chi in questi giorni pensa di potersi continuare a comportare con leggerezza, farebbe bene a ricredersi. Alcuni fan partiti da Napoli per Zocca in pellegrinaggio sotto casa di Vasco Rossi, tanto per fare un esempio, sono stati fermati dai carabinieri e denunciati perché non hanno rispettato il divieto di spostarsi. E sono complessivamente 161 in tutta Italia le persone denunciate dai Carabinieri per «inosservanza dei provvedimenti dell’autorità» nella prima giornata di controlli sul rispetto delle nuove misure di contenimento del contagio da coronavirus. Con il mutare delle condizioni, e l’estensione delle restrizioni all’intero territorio nazionale, l’impiego dei Carabinieri è stato rimodulato ed esteso, dando la priorità alle regioni e alle provincie maggiormente colpite. Ma vediamo quali sono le diverse ipotesi di reato che si potrebbero venire a configurare per i cittadini.

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Inosservanza del provvedimento e delitti colposi contro la salute pubblica

Innanzitutto, è il Viminale, con la sua ordinanza, a fare riferimento a due articoli del Codice penale, il 650 e il 452. Il 650 parla dell’inosservanza di provvedimento di un’autorità: pena prevista arresto fino a tre mesi o ammenda fino a 206 euro. L’ipotesi più grave è quella del 452: delitti colposi contro la salute pubblica, che persegue tutte le condotte idonee a produrre un pericolo per la salute pubblica. In questo caso c’è l’arresto dai sei mesi ai tre anni. Ma ci sono molti altri reati correlati.


Autocertificazioni false: denunce e controlli della polizia

Se si compila una autodichiarazione sostenendo di doversi spostare per motivi di salute, per esigenze lavorative o altre condizioni di necessità, e invece queste condizioni non sussistono, si configura il reato di falsa attestazione ad un pubblico ufficiale. È previsto l’arresto in flagranza e la procedibilità d’ufficio. I pubblici ufficiali che non denunciano rischiano il reato di omessa denuncia, articolo 361 del codice penale. Ovviamente, come sottolineato anche dal premier Conte, «non è che non si possa uscire fuori casa per la spesa», spiega Coppi.


Chi sospetta di essere malato e non si mette in quarantena

Chi ha febbre oltre i 37.5 gradi, tosse, raffreddore e altri sintomi associati al coronavirus deve mettersi in autoisolamento e segnalarlo al medico curante o alla Asl. Se non lo fa, rischia, oltre al procedimento per violazione dei provvedimenti dell’autorità, un processo per lesioni o tentate lesioni volontarie, punibile da tre a sette anni. Se infatti dovesse contagiare persone malate o immunodepresse fino a provocarne la morte, il reato si potrebbe trasformare in omicidio doloso, pena la reclusione fino a 21 anni. La stessa cosa si verifica se chi sospetta di essere malato continua ad avere relazioni sociali senza prendere precauzioni. Naturalmente «bisogna vedere qual è il grado di consapevolezza del proprio stato di malato- sottolinea Coppi- bisogna che il soggetto non abbia adottato alcuna cautela per evitare il contagio, e che quindi consapevolmente non abbia adottato soluzioni per evitare il contagio».


Chi sa di essere malato

Chi sa di aver contratto il coronavirus e non lo comunica, uscendo di casa, oltre ad essere accusato di violazione dell’ordine dell’autorità, può essere accusato di tentativo di lesioni e arrivare fino all’omicidio volontario se viene a contatto con soggetti fragili a rischio. È la stessa situazione che si verifica (e si è verificata) nel caso di soggetti sieropositivi che hanno rapporti sessuali non protetti e non avvisano il partner né prendono precauzioni. «Ma non dimentichiamo che alla base di qualsiasi illecito penale deve essere dimostrato che il soggetto ha agito con negligenza, imprudenza, e bisogna capire se poteva o doveva evitare un contatto. Certo, se io sono contagiato, lo so, e poi cerco contatti con altre persone non curandomi della possibilità di trasmettere il contagio, allora si configura il reato di lesioni colpose, ma i passaggi sono diversi», spiega Coppi. «Il dolo implica la volontà di creare il contagio, o comunque l’accettazione dell’evento contagio: se parliamo di dolo parliamo del fatto che il soggetto accetta che l’evento si verifichi. Ci potrà essere pure qualche matto, ma non credo che si possa con tanta facilità affermare che uno che se ne vada in giro con l’intenzione di contagiare. Preferisco pensare a un contagio che passi piuttosto che a migliaia di procedimenti penali», conclude Coppi.


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