CITTA DELL'INCONTRO: MILANO, V. OGLIO
NOME INSERZIONISTA: AMANDA
NAZIONALITA': ITALIANA
ETA': 40
SERVIZI OFFERTI: BBJ/ANAL
RATE DI PARTENZA: 100 (½ h)
RATE CONCORDATO: 100 (½ h)
DESCRIZIONE FISICA: milf longilinea un po' inflaccidita, nessun ritocco
REPERIBILITA' immediata, ma poi era impegnata
SOCIAL TIME: stretto necessario, non c’è stata la giusta sintonia
PAGELLA: Fisico 6/Sex 6/Social time 6
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LA MIA ESPERIENZA
Infrango la regola aurea del mio personale puntercodice - “Mai con le italiane” - e mi ritrovo davanti al palazzo di questa specie di dark lady, che testardamente, alla fine di una riflessione durata quasi tutta la mattinata, decido di andare a visitare, per il gusto di chiavarmi la milf con la faccia da porca e la fisicata da troia, assolutamente inedito nel mio repertorio di turpi disegni di appagamento sessuale dietro compenso. Quando al telefono mi dice che è completa, che anal lo fa, cade l’ultima riserva. Non vedo l’ora di andare lì a devastare quel culo a mandolino provocatoriamente esibito nelle foto e che sembrerebbe ben conservato.
Il palazzo è un caseggiato enorme che, a dispetto dei suoi 50-60 appartamenti, è avvolto da una surreale calma piatta. Sono le dodici di mattina, non fa freddo, ma un fastidiosa scarnebbia ti entra nelle ossa con l'umido di questa milano nebbiosa: se non fosse per qualche auto che di tanto in tanto attraversa la via, l’effetto western sarebbe servito. Richiamo la baldracca e la trovo indaffarata a ciucciare il cazzo di un altro. Mi chiede se posso aspettare una decina di minuti. Acconsento e, complice una sopraggiunta telefonata di lavoro, di minuti ne passano venti abbondanti. La risquillo e mi prendo un elegante accenno di cazziatone: “… Pensavo fossi sparito … ti ho anche mandato un sms!” – “Hai ragione, scusami … sono stato imp … una telefonata di lav … vabbè, dove devo salire”?
Entro nel suo appartamentino, signorile e ben arredato, che sono le dodici e mezza. Lei è come me l’aspettavo, abbigliata con un kimoncino di seta nero che morbidamente disegna la sua silhoutte, faccia da Befana troia incorniciata da caschetto troppo nero per essere naturale. Peccato per le pantofole ai piedi. E’ veneta di Padova, dice, ma milanese d’adozione. Ha un portamento altezzoso, probabilmente un passato alto borghese alle spalle, il sopracciglio perennemente inarcato all’insù mentre ti squadra dalla testa ai piedi.
E’ una sua tattica per intimidire e imbrigliare la volontà di chi le sta di fronte? E’ un residuo attitudinale che tradisce i suoi trascorsi da mistress (ipotesi mia)? Non so, ma con me ottiene l’effetto contrario, i suoi sguardi, non saprei se di riprovazione o di disgusto, acuiscono lo spirito di revenge che non so perché ha fatto da detonatore inconscio e mi ha portato da questa succhiacazzi altezzosa: non sto più nella pelle, ancora qualche minuto e le farò passare la voglia di esibire sconciamente il culo su Internet.
Non vorrei fare digressioni di sociologia da strapazzo, ma sono cresciuto per strada in mezzo al proletariato urbano di una grande città meridionale: qualcosa c’azzeccherà con l’insensato progetto di inculare una troia stagionata, solo perché identifico in lei - chissà perchè - una certa borghesia bene, un certo mondo ricco di famiglia, tutto vizi privati e pubbliche virtù.
Gli eventi, ahimè, evolvono però in maniera leggermente diversa. La tipa ha una naturale propensione al predominio e mi impone le sue regole e il suo menù da Mc Donald’s. Il clima dell’incontro in un batter d’occhio vira verso temperature glaciali, verso l’esecuzione silente del compitino: un pompino arido, privo di magnetismo, che azzera le premesse e tutte le mie fantasticherie da pertertito.
E così, quando si tratta di darle la meritata lezione sui peccati di Sodoma, me la inculo, certo, ma senza quella risonanza emotiva che fa vibrare lo scroto e le tempie. E’ un’inculata meccanica, senza testa, senza palle, che fatalmente sfora i tempi: dopo un quarto d’ora alla pecorina l’olio lubrificante è bell’eccheandato e la tizia inizia a rimbrottarmi, perché non mi decido a concludere e le sto facendo male. Provo ad accelerare, sbatacchiandola come un canovaccio pieno di briciole, mentre lei si sgola: “Vieni! Vieni! Dai … mmmrrr … mmmrrr…”. Ce la sto mettendo tutta, ma sento solo una vampata di calore sul prepuzio, lo scroto sembra cadavere.
La tizia perde l’aplomb da dark lady. Si sfila via, lasciandomi a manico scoperto, e il rimbrotto diventa ramanzina risentita: “Ma insomma, proprio qui dovevi venire stracarico di Viagra!! Almeno dimmelo che ci metto più olio …” e via dicendo. Provo a giustificarmi, il Viagra non so neanche com’è fatto, in genere duro qualche minuto. Ma lei continuando a imprecare bruscamente mi strappa il condom - e anche qualche pelo – poi ne srotola un altro nuovo di zecca: “Vieni … vediamo se riesci a concludere, sennò …” e finisce la frase scrollando il mento: “Ti arrangi …” ma non sono sicuro che parlasse con me.
Sì perché in tutto questo il mio cazzo, che, come ormai ritengo di poter dire con certezza scientifica, procede per una imperscrutabile strada tutta sua, non ha dato alcun segno di cedimento. Sembra averla presa di mira questa qui, sembra che ormai sia un affare tra loro. Ma ormai i giochi sono fatti: lei lo prende in mano, sempre più stizzita, e, comodamente seduta a bordo letto, mentre a me impone di stare in piedi, in una manciata di minuti lo sfinisce aiutandosi di tanto in tanto con la bocca. Sospira soddisfatta la troia e canticchiando si chiude in bagno a raffreddare il buco del culo.
In conclusione:
farsi pistonare il culo per più di quindici minuti spazientirebbe qualunque baldracca, anche la più scafata. Ciò non toglie prenderlo in culo non è proprio nell’indole della dark lady. La vedrei meglio con uno strapon a ranghi invertiti;
è stata un’esperienza sui generis che sul momento mi ha mortificato, ma ripensandoci, nel bene e nel male mi ha anche lasciato qualche ricordo interessante.
Ma la verità inconfessabile è che la tizia non mi è piaciuta affatto, neanche fisicamente. Quel culo, che tanto mi aveva turbato, alla prova dei fatti si è rivelato una mezza delusione: leggermente inflaccidito, traforato da un antro sbrecciato, poco attraente, poco disposto a concedere il passaggio, il culo di una cinquantenne, insomma. Questa credo sia la vera ragione per cui lo scroto si è irrigidito diventando insensibile a sollecitazioni sulla carta esiziali.
Buone trombate..
Saluti
Lexi