Su Ragazzi, cos’è questo mortorio? Animo! Animo!
Dai, se fate i bravi zio Dremel vi racconta una storiella …… anzi fate un po’ come vi pare, tanto ve la racconto ugualmente perché ‘sta sera non riesco proprio a prender sonno.
Erano i primi anni ottanta. I Duran Duran impazzavano con la loro Wild Boys su tutte le radio private e, come un inno alla speranza, uscivano prepotentemente dai potenti subwoofer montati su vecchi catorci di brufolosi paninari.
Bene, proprio in nome di quella speranza, (di scopare) un sabato sera il giovane Dremel (a quei tempi non avevo ancora le tre x) si stava agghindando per la serata all’Ultima spiaggia.
L’Ultima spiaggia, mai nome fu più appropriato, era una microscopica discoteca frequentata da tutti gli sfigati del paese.
Praticamente 40 metri quadri di desolazione umana……
La moda di allora imponeva una divisa ben precisa per cuccare, difatti tutti ragazzotti giravano con camicia di flanella a scacchi, jeans a “palloncino” di Armani sorretti da un enorme e luccicante cinturone El Charro”, piumino Mont Clair e Timberland da boscaiolo i piedi.
Naturalmente, non certo per un mio vezzo ma per le ristrettezze economiche in cui versavo, il mio abbigliamento era di tutt’altro tenore.
Così, indossato il completo buono di famiglia, con cui si era sposato prima mio nonno e poi padre, balzai sulla Daf Variomatic di mia nonna Abelarda e percorsi gli 87 metri che mi separavano dal bar, dove mi stavano aspettando gli altri 3 miei amici.
Consumato il rituale propiziatorio, che consisteva nel dividersi una gazzosa in quattro (neanche i miei amici erano nababbi), come di consueto ci si accordò che ognuno sarebbe andato con la propria auto perche così, se qualcuno “beccava”, poteva scopare in santa pace senza vincolare gli altri……
Ora,a parte il fatto che l’Ultima spiaggia distava 100 metri dal bar e quindi uno poteva benissimo tornare a piedi, non farete certo fatica a credere che la fortunosa eventualità sperata non si era mai verificata e si ritornava sempre a casa in solitaria come un triste corteo funebre.
Ma quella sera avevo buoni presagi.
Entrati nel locale, conciati come quattro beccamorti con le tasche piene di naftalina, cominciammo a scrutare con sguardo sornione la fauna femminile……..
Mamma mia ragazzi!!
Brufoli, denti storti, cellulite e tette molli la facevano da padrone……. Sembrava d’essere alla corte dei miracoli……
Caxxo la serata era partita sotto i migliori auspici: quello era il mio target!!!!
Come un lupo famelico, piombai sulla la preda più “debole”: Mariuccia.
Mariuccia era alta un metro ed una sottiletta per 128 kg, occhi color muffa, capelli indefinibili all’olio d’oliva, sorriso da orco e alito fognante…… praticamente il mio ideale di donna, o meglio, alla mia portata….
Dopo aver fatto quattro salti, lei per evidenti impedimenti fisici ne fece solo due, ci appartammo nell’angolo più buio del locale.
Sarà stata l’atmosfera, sarà stato il buio che m’impediva di vedere le grazie di Mariuccia, fattostà che presi coraggio ed allungai le mani…….
Non l’avessi mai fatto!!!!
Mariuccia si mise a rotear la testa come ne “L’esorcista” e a vomitarmi addosso i peggiori insulti…..
Preso dal panico, le tirai un portacenere della Campari sui denti, e urlando come una vergine isterica scappai dal locale……
Ero mortificato, umiliato.
Non riuscivo a sopportare di essere stato brutalmente respinto da quella cosa che a stento poteva essere catalogata come essere umano.
Presi la Daf Varioomatic e incominciai a vagare nella notte.
Avevo bisogno di conforto, di calore umano
Ad un tratto, notai sul ciglio della strada una misteriosa “figura mitologica”.
Di lei avevano cantato le gesta i vecchi puttanieri del bar nei loro coloriti racconti.
Quindi accostai, e balbettando come un vecchio disco rigato, le chiesi se per vile denaro avrei potuto godere delle sue grazie.
Ma come ti permetti a chiedermi ‘ste cose, sentenziò. Solo perché sono straniera pensi che io venda il mio corpo per quattro soldi? Sono qui che aspetto il mio papà!!”
Caxxo che figura di merda!! Non sapevo più casa fare, e così, preso un poco di coraggio replicai: mi scusi tanto signorina, non voglio sembrarle razzista o prevenuto, sono un bravo ragazzo e faccio pure il chierichetto. Ma mi creda, ho passato una terribile serata e son sconvolto….. Non so cosa mi sia passato per la testa e come abbia potuto prendere un così terribile abbaglio…. Lei, una signora così distinta…….. Cosa vuole che le dica, non mi capacito……. sarà forse che è notte fonda e lei s’intratteneva accanto ad un falò con le tette in bella mostra…… Mi scusi tanto, sono mortificato. Come posso farmi perdonare?
Dammi 20 mila Lire!! Fu la risposta
Pagai il tributo per la mia redenzione e me ne andai.
Mentre mestamente mi allontanavo, dallo specchietto retrovisore la vidi sollevare la sua succinta minigonna e salire su di un Tir……
Che sollievo, finalmente il suo papà era arrivato.
Dai, se fate i bravi zio Dremel vi racconta una storiella …… anzi fate un po’ come vi pare, tanto ve la racconto ugualmente perché ‘sta sera non riesco proprio a prender sonno.
Erano i primi anni ottanta. I Duran Duran impazzavano con la loro Wild Boys su tutte le radio private e, come un inno alla speranza, uscivano prepotentemente dai potenti subwoofer montati su vecchi catorci di brufolosi paninari.
Bene, proprio in nome di quella speranza, (di scopare) un sabato sera il giovane Dremel (a quei tempi non avevo ancora le tre x) si stava agghindando per la serata all’Ultima spiaggia.
L’Ultima spiaggia, mai nome fu più appropriato, era una microscopica discoteca frequentata da tutti gli sfigati del paese.
Praticamente 40 metri quadri di desolazione umana……
La moda di allora imponeva una divisa ben precisa per cuccare, difatti tutti ragazzotti giravano con camicia di flanella a scacchi, jeans a “palloncino” di Armani sorretti da un enorme e luccicante cinturone El Charro”, piumino Mont Clair e Timberland da boscaiolo i piedi.
Naturalmente, non certo per un mio vezzo ma per le ristrettezze economiche in cui versavo, il mio abbigliamento era di tutt’altro tenore.
Così, indossato il completo buono di famiglia, con cui si era sposato prima mio nonno e poi padre, balzai sulla Daf Variomatic di mia nonna Abelarda e percorsi gli 87 metri che mi separavano dal bar, dove mi stavano aspettando gli altri 3 miei amici.
Consumato il rituale propiziatorio, che consisteva nel dividersi una gazzosa in quattro (neanche i miei amici erano nababbi), come di consueto ci si accordò che ognuno sarebbe andato con la propria auto perche così, se qualcuno “beccava”, poteva scopare in santa pace senza vincolare gli altri……
Ora,a parte il fatto che l’Ultima spiaggia distava 100 metri dal bar e quindi uno poteva benissimo tornare a piedi, non farete certo fatica a credere che la fortunosa eventualità sperata non si era mai verificata e si ritornava sempre a casa in solitaria come un triste corteo funebre.
Ma quella sera avevo buoni presagi.
Entrati nel locale, conciati come quattro beccamorti con le tasche piene di naftalina, cominciammo a scrutare con sguardo sornione la fauna femminile……..
Mamma mia ragazzi!!
Brufoli, denti storti, cellulite e tette molli la facevano da padrone……. Sembrava d’essere alla corte dei miracoli……
Caxxo la serata era partita sotto i migliori auspici: quello era il mio target!!!!
Come un lupo famelico, piombai sulla la preda più “debole”: Mariuccia.
Mariuccia era alta un metro ed una sottiletta per 128 kg, occhi color muffa, capelli indefinibili all’olio d’oliva, sorriso da orco e alito fognante…… praticamente il mio ideale di donna, o meglio, alla mia portata….
Dopo aver fatto quattro salti, lei per evidenti impedimenti fisici ne fece solo due, ci appartammo nell’angolo più buio del locale.
Sarà stata l’atmosfera, sarà stato il buio che m’impediva di vedere le grazie di Mariuccia, fattostà che presi coraggio ed allungai le mani…….
Non l’avessi mai fatto!!!!
Mariuccia si mise a rotear la testa come ne “L’esorcista” e a vomitarmi addosso i peggiori insulti…..
Preso dal panico, le tirai un portacenere della Campari sui denti, e urlando come una vergine isterica scappai dal locale……
Ero mortificato, umiliato.
Non riuscivo a sopportare di essere stato brutalmente respinto da quella cosa che a stento poteva essere catalogata come essere umano.
Presi la Daf Varioomatic e incominciai a vagare nella notte.
Avevo bisogno di conforto, di calore umano
Ad un tratto, notai sul ciglio della strada una misteriosa “figura mitologica”.
Di lei avevano cantato le gesta i vecchi puttanieri del bar nei loro coloriti racconti.
Quindi accostai, e balbettando come un vecchio disco rigato, le chiesi se per vile denaro avrei potuto godere delle sue grazie.
Ma come ti permetti a chiedermi ‘ste cose, sentenziò. Solo perché sono straniera pensi che io venda il mio corpo per quattro soldi? Sono qui che aspetto il mio papà!!”
Caxxo che figura di merda!! Non sapevo più casa fare, e così, preso un poco di coraggio replicai: mi scusi tanto signorina, non voglio sembrarle razzista o prevenuto, sono un bravo ragazzo e faccio pure il chierichetto. Ma mi creda, ho passato una terribile serata e son sconvolto….. Non so cosa mi sia passato per la testa e come abbia potuto prendere un così terribile abbaglio…. Lei, una signora così distinta…….. Cosa vuole che le dica, non mi capacito……. sarà forse che è notte fonda e lei s’intratteneva accanto ad un falò con le tette in bella mostra…… Mi scusi tanto, sono mortificato. Come posso farmi perdonare?
Dammi 20 mila Lire!! Fu la risposta
Pagai il tributo per la mia redenzione e me ne andai.
Mentre mestamente mi allontanavo, dallo specchietto retrovisore la vidi sollevare la sua succinta minigonna e salire su di un Tir……
Che sollievo, finalmente il suo papà era arrivato.