quindi:
La Corte di Cassazione, con la sentenza 1º ottobre 2010, n. 20528 ha stabilito che la prostituzione tra adulti deve essere soggetta a tassazione, poiché è un'attività "lecita". Di conseguenza, a partire dalla suddetta data in Italia, il meretricio avrebbe dovuto essere un'attività tassabile a tutti gli effetti. La stessa Suprema Corte ha riconfermato, con la pronuncia 13 maggio 2011, n. 10578 che il meretricio è effettivamente da considerare come "un'attività normale" e con la medesima ha affermato che «l'articolo 36 comma 34 bis della Legge 248 2006 facente capo alla Legge 537 1993 articolo 14 comma 4 ed all'articolo 6 comma 1 del D.P.R. 917 1986 T.U.I.R., ha implicitamente modificato la Legge 75 1958 agli articoli 7 e 3 comma primo numero 8, derogando i rispettivi dettami ai fini fiscali». Al riguardo della seguente pronuncia e della pronuncia del 31 luglio 2013, n. 33160 dovrebbero essere considerati non più validi o desueti, ovviamente in certi limiti, anche gli specifici punti 2) e 3) dell'articolo 3 della legge Merlin che recitavano la punibilità, per il reato di favoreggiamento della prostituzione, di:
« 2) chiunque avendo la proprietà o l'amministrazione di una casa od altro locale, li conceda in locazione a scopo di esercizio di una casa di prostituzione;
3) chiunque, essendo proprietario, gerente o preposto a un albergo, casa mobiliata, pensione, spaccio di bevande, circolo, locale da ballo, o luogo di spettacolo, o loro annessi e dipendenze o qualunque locale aperto al pubblico od utilizzato dal pubblico, vi tollera abitualmente la presenza di una o più persone che, all'interno del locale stesso, si danno alla prostituzione; »
La sentenza rende quindi legale la tassazione delle prostitute "libere professioniste" e l'affitto di appartamenti ad uso di prostituzione, se non c'è sfruttamento